……………………..Pomeriggio non avrei proprio voluto andare a lavorare, non vedevo ora che arrivassero le diciassette per scappare nel mio rifugio…………..
Finito il lavoro ritorno a casa per farmi una doccia ed aspettare, non ho il tempo di rientrare e farmi una doccia, oggi il caldo si è fatto sentire bene, suonano alla porta. Tempo di rimettermi la maglietta e apro la porta, mi trovo davanti una Signora che conosco poco a dir il vero per nulla. Guardando vedo la porta dell’appartamento di fonte aperta non del tutto, si presenta, si scusa di dovermi disturbare aveva già bussato alla porta senza ricevere risposta e mi chiede una cortesia, il medico ha dato una cura alla nuora Pamela conosco, perché siamo saliti in ascensore e dice: che solitamente è la mamma che si occupa, le fa, più o meno sempre alle cinque del pomeriggio anche per poter contare sul sostegno morale del marito. Per problemi quel giorno non c’era; ne il marito, e la mamma che doveva essere accompagnata, chiesi la bontà di darmi il tempo di farmi una doccia e mi disse si. Rientrai in casa, feci la doccia e mi rivestii, mentre ero sotto la doccia mi arriva un SMS di Caterina di non aver fretta di precipitarmi da Lei in quanto avrebbe cenato con la figlia e me.(tra di me così completiamo l’opera) . Quando bussai, la suocera venne ad aprirmi, Pamela mi attendeva nella camera, a letto. mi ringraziò chiedendomi scusa per il disturbo. Sul comodino siringhe, fiale, cotone e disinfettante. Apro la fiala per leggere il bugiardino. Pamela: mi spiega devo fare le iniezioni per due settimane, una al giorno. Poi avrebbe le analisi per capire se andava tutto bene oppure continuare. Dalla faccia, capii subito che la sola idea la terrorizzava. Mi disse di agitare bene la fiala cercai anche di scaldarla perché il liquido e oleoso. Agitai, poi aspirai il liquido nella siringa cambiai ago con uno per la penicillina, cotone con il disinfettante. Io sono pronto. Pamela si gira, abbassa prima il pigiama poi la mutandina bianca di pizzo. La suocera seduta sul letto tenendole la mano, vedendo come erano conciate le povere culatte, mi bloccai,c’è una serie di lividi le chiesi dove voleva che bucassi Pamela mi indica la sinistra, scelgo il punto dove farla, disinfetto in alto stando attenta a non sfiorare i lividi delle punture precedenti. Poi, per essere sicuro sollevai con il pollice e l’indice la carne a mo di pizzicotto ed affondai l’ago. Prima ancora di iniettare il liquido, la suocera mi dice di procedere molto lentamente perché il medicinale era molto fastidioso. Iniettai goccia a goccia, non fiata per tutto il tempo. Alla fine porgo il cotone e lascio il compito alla suocera, raccomandandogli di fare piano. Girandosi con la Pamela mi ha fatto la richiesta se potevo anche ritornare domani, dissi di si.
Rientrando in casa, trovo ad aspettarmi la Signora Ionella con il marito ed un’altra Signora con un vestito bianco trasparente che lasciava intravvedere il suo intimo sotto, ed una borsa della farmacia. Saluto tutti e tre, in casa Ionella mi presenta il marito che avevo già avuto modo di vedere, chiedo chi voleva passare per prima la Signora con il vestito bianco lascia il posto a Ionella, che aprendo la porta della camera invita il marito a seguirla Lui dice che l’aspetta fuori. Mi spiega velocemente, che ha paura capisco e non insisto preparo il medicinale, e guardo l’abbigliamento sandali leggeri una gonna a coste e una camicetta rosa, osserva cosa preparo per prima e si apre la camicetta per permettermi di bucarle la pancia, finito passo alla preparazione della siringa per il secondo buco posteriore, si alza la gonna abbassa le mutandine di cotone bianco fino al ginocchio lasciandomi vedere tutto il suo mappamondo bianco latte, Lei scherzando mi chiede se ricordo dove l’ho bucata ieri dico di no, prontamente:”possibile che non ti ricordi e che non si veda?” sinceramente non si vede per intuizione tocco con l’indice per vedere se è rilassata la parte sinistra, disinfetto pizzico e buco,tiro fuori l’ago e massaggio mentre mi alzo si ricompone e mi bacia, ringraziandomi anche oggi non ho sentito nulla. Accompagnando alla porta Ionella e suo marito, la Signora Agata (non italiana anche se parla bene la nostra lingua, mi dice che è venuta a sostituire una sua parente dovuta ritornare in Polonia per problemi personali, Lei è di Zabno una cittadina del sud di circa 19000 abitanti), è una bella donna, alta 1,70 castano chiari corti con occhiali, indossa vestito trasparente che mette in risalto il suo corpo, reggiseno bianco una quarta, mutandine nere un paio di ciabatte molto carine mi porge la borsa della farmacia, aprendola trovo due s**tole di Dicloreum e due di Decontril più Omeoprazolo una ricetta per fare una radiografia alla spalla sinistra ed un foglio bianco con le istruzioni per la cura, il dottore si raccomanda per i primi tre giorni di fare due iniezioni, e poi una al giorno. Il mio nome le è stato fatto dalla Signora Laura, dicendo che ero bravo,dall’espressione del viso a mio parere ha paura delle iniezioni, (non mi chiede come avrebbero fatto molti di unire i due medicinali) le uniche parole che escono dalla bocca” posso andare in bagno” indico il bagno, la porta della mia camera se non è chiusa con la maniglia si apre, la porta del bagno a scrigno non la sento chiudere, percepisco ogni suo movimento, lo sciacquone, l’acqua che corre per lavarsi le mani, arriva con le mutandine in mano, le chiedo come preferisce farla in piedi, o sul letto. Agata, vedendo le due siringhe che l’aspettano diventa bianca, Mi avvicino per non intimorirla chiedo da quanto tempo non ne fa,mi risponde che non ricorda, comunque sono passati parecchi anni, ricorda le siringhe di vetro ed andava a farle da un vecchio infermiere dell’ospedale non molto garbato quando bucava. Riesco scommettendo, di non farmi ricompensare se le avessi fatto male, a farla mettere sul letto ed alzarsi il vestito, un sedere stupendo segnato dall’elastico della mutandina, le braccia sotto la testa prendo la prima siringa strofino molto con cotone ed alcool sulla natica e poi: zac! Infilo l’ago e mandai in corpo il liquido, osservo la faccia non una smorfia di dolore come se nulla fosse. Finii di farla sulla destra, poso la prima e vado all’attacco della seconda, faccio il giro del letto osservo il suo sedere senza mutande permette alle gambe di essere staccate e di lasciare vedere il pelo della phica e la rosellina. Disinfetto il gluteo sinistro un leggero pizzicotto per alzare la pelle: zac, il secondo è fatto, massaggio la parte e butto via la siringa. Agata si gira verso di me vedendomi in piedi mi dice:”hai finito ?” rispondo: “Certo puoi rivestirti” alzandosi in piedi si avvicina e mi da un bacio sulle labbra, “sono tre giorni che sto cercando di avere il coraggio per venire, avevo una paura tremenda, non le ho neanche sentite. Grazie” infila le mutandine e prende la borsina con il rimanente medicinale e mi saluta dicendomi se domani va bene alla stessa ora, dico di si. Chiedo anche se ha il numero per qualsiasi evenienza e mi dice di si.
Finito, ho ancora una mezzoretta da far passare prima di dedicarmi a Caterina e Anna, scendendo in garage per sistemare le bottiglie dell’acqua ed i pacchi che si accumulano in mezzo perché siamo sempre di corsa, rientra Paolo con la macchina, e rientrano anche altri condomini. Paolo vedendo dopo aver parcheggiato, il box aperto si ferma a parlare e mi chiede se mi è già arrivata una lettera del Comune, dico di no e Lui mi dice di aspettare che presto arriverà, questa per me è una bella notizia. Chiedo di suo papà e di Enrica sono diversi giorni che non la vedo, Lui radioso tutto bene, è andata con i genitori a fare il fine settimana lungo in montagna.
Guardo l’orologio, ormai è ora che vada. Con la moto arrivo sotto casa della bella, portone aperto pigio due volte il pulsante del citofono e salgo, Caterina mi apre la porta mi saluta, vado con la borsa sulla credenza in soggiorno, mi chiede vuoi il caffè? “accendi il gas”, sui fornelli la pentola con due bustine di camomilla,( immagino a cosa possa servire), va in bagno a prepararsi, aspetto che esca ed entro a lavami le mani. Sul tavolo due tazzine, beviamo il caffè ed andiamo in camera da letto, distende sul letto l’asciugamano che ha intorno alla vita e si mette in posizione ginecologica, preparo la siringa tolgo l’ago ed metto quello a farfalla leggermente più grosso, infilo il guanto in lattice facendomi forza mi inginocchino (decisamente quasi pelata, ed aperta come un ostrica fa effetto) opto per bucare senza disinfettare essendo il Lisoform anche forte. Con la mano sinistra cerco la famigerata pallina con la destra farfalla in pugno con un colpo leggero e deciso buco, Caterina sente un leggero pizzichino,in un attimo aspiro ed ho finito prima di toglierlo chiedo un attimo di pazienza e faccio un secondo buco per permettere ad eventuale sebo di uscire. Lei non dice nulla, durante l’operazione parliamo del più e del meno. Continua a chiedermi della figlia, se sono convinto di quello che stiamo facendo, dico di si. Esco l’ago e butto il tutto, vuoi farmi la puntura ? preparo si gira prona ed in un baleno la buco. Guardo che Lei come buchi non ha nulla da invidiare alla figlia, l’unica differenza che alla prima iniezione aveva una paura mortale,in bagno si riveste, metto nei vari secchi il materiale. Dal balcone vedo arrivare Anna, la invito ad aspettarmi per salire la spesa e l’acqua, scendo ad aiutarla salendo in ascensore chiede se la mamma ha preparato l’infuso, e se ho fatto tutto, dico di si. In casa, la saluta, dopo aver sistemato la spesa chiedo cosa voleva fare, è tutta sudata, Caterina consiglia di riempire la vasca da bagno, e nell’attesa fare il clistere, non è molto d’accordo di mala voglia accetta, mentre preparo il contenitore verso l’acqua della pentola ed aggiungo un cucchiaio di bicarbonato, si spoglia mette pantaloncini, maglietta e calze nella lavatrice, va in bagno, ritorna con l’accappatoio di Marco ed il sapone intimo, Caterina guarda. Io appendo il contenitore al chiodo sul divano, metto un cuscino nel mezzo; Anna, si toglie l’accappatoio e lo mette sul divano a protezione di eventuale perdita di acqua,e si distende prona, Caterina con lo sguardo: mi chiede cosa ho bisogno, con gli occhi faccio segno il sapone, capisce, allargo le natiche e ne fa scendere un po’ sulla rosellina e sul mio dito indice,spiego che mi serve per "facilitate l’inserzione introducendo il dito nell’ano, ed inserire la sonda che entrando non incontra più nessuna resistenza…", infilo la sonda che entra tutta per la sua lunghezza apro la valvola per far defluire il liquido, Anna, mi dice:” togliendomi le mutandine, oltre ad essere bagnate di sudore, ha delle perdite”, spiego che è l’effetto della puntura, passano i minuti la sacca si sta svuotando, Caterina vedendo i segni delle punture chiede se non ho ancora finito di pungerla, sconsolata Anna risponde: “devo ancora farne quattro”, rivolgendosi a me: ti sei divertito abbastanza con il sedere di mia figlia. Con la testa faccio segno di si, però è stata Lei a cercarmi replico io. La sacca ormai vuota mi permette di sfilare la sonda, Le chiedo di stare ancora in quella posizione, se riesce una decina di minuti e di massaggiare la pancia, cosa facendola girare Caterina la massaggia. Sistemo la sacca nella borsa, e la sonda pulita nella sua custodia, aspettando accendo il computer di Marco, per cercare un prodotto su internet. Aprendo il pc sulla pagina di ricerca, si apre l’ultima pagina che è stata visitata, mi viene un dubbio atroce guardo nella cronologia, “ieri sera 22,00/22,30/23,00 pagine varie dalla crociera, ai voli, ad oggetti di oreficeria”, Marco non era in casa ieri sera, arriva Caterina che cerca una ricetta, stiamo aspettando che Anna esca dal bagno prima di cenare, troviamo la ricetta la stampo, Anna esce da bagno in mutandine e va in camera a mettersi il pigiama, arriva si siede sulle gambe e mi da un pacchettino;”con tutto quello che mi hai già fatto, che stai facendo te lo sei guadagnato. Arriva anche la suocera lo apro dentro un braccialetto d’oro con una scritta ………………………….. Decisamente non era il momento con la candela presente. Me la sono stretta da farle mancare il respiro, ci siamo alzati per andarci a sedere a tavola. Finito di mangiare, dopo il caffè, alle ventidue anche se era mia intenzione fermarmi a dormire, ho fatto la trentasettesima iniezione. Preso il casco ed accompagnato Caterina a casa, che con la scusa di aver paura si stringeva a me.
Oltretutto mi era anche passata l’arrabbiatura. Domani sabato è un altro giorno.