Capitolo sei
Dato che Michele, come me, era in vacanza per l’estate, decidemmo di incontrarci il mattino seguente per un giro della città.
Il Cairo è una città grande e caotica. Visitarla nel calore dell’estate é fastidioso per il caldo e la massa ribollente di persone che sembra siano dappertutto. Comunque lui decise che il modo più rapido e più facile per andare in centro era il tram o la Metro. Era più conveniente che prendere un taxi e probabilmente altrettanto rapido.
Andammo alla fermata vicina al fiume, un luogo chiamato Midan Tahrir che era una stazione in una piazza enorme che aveva su di un lato il Museo del Cairo, l’Hilton sulla riva del Nilo ed i principali uffici statali sul terzo lato. Attraversammo la piazza ed entrammo nell’Hilton. Invece di fermarci lì, come mi aspettavo, mi portò ad una porta laterale e, una volta attraversata la strada trafficata, arrivammo sulle banchine del Nilo.
“Vieni.” Disse: “Seguimi.” E cominciò a camminare lungo la sponda.
Sotto un ponte a circa cinquanta metri indicò una banda di ragazzi egiziani che nuotavano nell’ombra fresca del ponte. Erano una decina con un’età dai 10 ai 16 anni circa. Ci fermammo e ci appoggiammo al muro guardandoli. Un paio di loro agitarono la mano verso Michele che rispose con un sorriso.
“Qualche volta tornando da scuola mi fermo a guardarli.” Spiegò: “Non siamo in grado di parlarci ma loro sono piuttosto amichevoli ed io qualche volta do loro qualche piastra per comprarci bibite o qualche altra cosa.”
Guardandoli capii perché gli piaceva guardarli. Come la maggior parte dei ragazzi egiziani avevano una meravigliosa e liscia pelle color oliva, che sembrava ancora migliore quando brillava per l’acqua. Dovevano essere dello strato più povero della popolazione locale, i loro galabeya erano laceri ed a brandelli e nessuno portava un paio di calzoncini da bagno.
Quelli che decidevano di andare nell’acqua alzavano il loro galabeya e, se sotto portavano qualche cosa, portavano solo le mutande. Io ero particolarmente affascinato da un ragazzo di circa dodici anni che stava nuotando con i pantaloni. Essendo bagnato, potevo vedere delineati un set perfetto di palle e la sua asta… ed erano paradisiaci. Non riuscivo a toglierci gli occhi, loro dovettero accorgersene dato che borbottarono qualche cosa in arabo, indicarono Michele e me e cominciarono a ridere. Sentendomi imbarazzato stavo per allontanarmi quando Michele mi fermò.
“Non preoccuparti. Facevano così anche con me prima. Sono sicuro che sanno perché mi piace guardarli, ma non sembra che se ne curino. Una volta avevano anche lasciato cadere di proposito i loro vestiti per darmi una vista migliore, ma non sono riuscito ad avvicinare qualcuno… non ancora!”
Mentre eravamo là non accadde nulla di particolare e quindi decidemmo di andare un albergo per mangiare qualche cosa e poi tornare a casa.
Michele ebbe l’idea di per prendere una Limousine taxi per tornare a casa quando finimmo. Ci sedemmo dietro nella Mercedes ed io gli chiesi cos’era tutta quella fretta.
“Guardando quei ragazzi cercavo di pensare ad un modo per divertirci con Anwar e penso di aver la risposta se vuoi provare.”
Esponendo la sua idea spiegò che uno dei piccoli lavori che Anwar faceva era raccogliere le bottiglie vuote di Coca cola e 7-up quando gli si diceva di farlo e le sostituiva con quelle piene. Michele pensò che se noi lo avessimo spedito fuori a comprarne per poi farlo tornare a casa, magari poteva essere tanto fortunato da trovare uno di noi, o anche ambedue, in una ‘posizione compromettente’ e noi avremmo potuto approfittarne.
Non sentendomi del tutto sicuro che dovessimo farlo, espressi le mie riserve al mio amico.
“Non penso che sarà un problema. Lui mi ha già visto nudo quando sono uscito dalla doccia e non era sembrato impressionato. Penso che abbia bisogno solamente di una piccola spinta per divertirsi un po’ con noi.”
Io ero ancora incerto, ma mi piegai alla sua conoscenza superiore e mi fidai del suo giudizio. Gettando uno sguardo al suo inguine, notai che gli era diventato duro. Lo spinsi leggermente di lato e glielo fissai. Lui mi sorrise e disse semplicemente: “Voglio preservarlo per più tardi”
In pochi minuti fummo a casa e vedemmo con piacere che Anwar stava giocando con degli insoliti giocattoli sul viale, i suoi genitori erano via.
Mentre passavamo Michele lo chiamò e gli disse, in quello che pensai fosse un arabo abbastanza corretto, di andare a prendere delle bibite per noi. Rapidamente corse in cucina e lo sentimmo prendere le bottiglie vuote. Michele ed io andammo dritti disopra in camera sua. Senza perdere tempo Michele cominciò a spogliarsi.
“Togliti la camicia, le scarpe e le calze, come se tu stessi andando a fare una doccia. Slacciati i pantaloni se vuoi, sarà ancora più bello da vedere. Quando ritorna gli griderò di portarci un paio di bibite e vedremo cosa accadrà dopo.”
Facendo come mi aveva detto, gettai i miei vestiti sul pavimento sopra i suoi. Nudo Michele andò in bagno ed aprì la doccia.
Poco dopo sentimmo Anwar in cucina mettere le bottiglie in frigorifero. Michele gridò qualche cosa in arabo e sentii Anwar rispondere ‘Sì’ in arabo.
“Preparati, sarà qui in un minuto” Bisbigliò il seduttore. “Sdraiati sul letto come se tu stessi aspettando che io esca dalla doccia.”
Quando Anwar entrò nella stanza con le due bottiglie aperte, quasi subito uscì anche Michele con un asciugamano avvolto intorno alla testa come se stesse asciugandosi i capelli. L’asciugamano nascondeva quasi tutta la faccia, con solo una piccola apertura
che gli permetteva di vedere dove stava andando. A parte quello era completamente nudo ed aveva ben in evidenza un’erezione. Vidi che Anwar non indovinava quello che stavamo per fare. Nel frattempo anche a me era cominciato a diventare duro come dimostrava la protuberanza nei miei shorts slacciati.
Anwar andò alla scrivania e vi appoggiò le bottiglie. Michele gli si mise dietro e l’avvicinò. L’erezione, pensai, doveva colpirlo proprio in mezzo alla schiena. Giratosi per la sorpresa, Anwar si fermò e lo guardò. Per una frazione di secondo sembrò un coniglio spaventato e bloccato a terra. Avanzando ancora un po’, Michele si tolse l’asciugamano dalla testa e si scusò in inglese.
Ripresosi dallo shock iniziale, Anwar non fece alcun tentativo di fuggire, invece guardò il cazzo duro di Michele, poi guardò me e poi di nuovo Michele. Sorridendo leggermente, fece il gesto universale della masturbazione. Noi due accennammo col capo, guardandolo negli occhi. Pensando che la sua presenza non fosse desiderata, Anwar fece per lasciare la stanza, ma Michele gli mise una mano sulla spalla, lo indicò e fece anche lui il gesto della masturbazione. La faccia del ragazzo si rannuvolò per un momento mentre tentava di capire cosa volesse dire. Prima indicò me e poi Michele e fece di nuovo il gesto.
Michele accennò col capo ed indicò Anwar, se stesso e me. Allora il ragazzo capì cosa voleva dire. Indicò se stesso e poi noi e disse qualche cosa in arabo che naturalmente nessuno di noi capiva. Comunque capimmo di aver avuto dell’effetto su di lui dato che una protuberanza era comparsa nei suoi shorts. Non avendo altre alternative Michele decise di prendere il toro per le corna e molto lentamente andò verso il ragazzo, tenendo la mano di fronte a se, puntando evidentemente a prendere le palle. Anwar, pur avendone la possibilità, non fuggì, invece rimase fermo aspettando Michele. Il mio amico arrivò e molto delicatamente gli toccò la verga. Vidi che il ragazzo spingeva in avanti le cosce, evidentemente non respingeva ‘l’assalto.’
Michele fece un passo indietro e gli indicò di togliersi i pantaloncini e mettersi sul letto.
Lui corse come un gatto verso la porta e pensai che volesse scappare, ma tutto quello che fece fu girarsi e togliersi i pantaloni. La visione che si presento a Michele ed a me fu incredibile. La sua erezione era più che bella, era la perfezione! Naturalmente lui era senza peli e le palle sembravano incollate contro il suo corpo, ma la verga era meravigliosa. Non appariva per niente nervoso e saltò sul letto a raggiungermi.
Michele che fino ad allora era rimasto fermo, si affrettò ad unirsi a noi. Anwar era seduto tra di noi aspettando che accadesse qualche cosa.
Michele prese molto delicatamente il suo pene e cominciò a stringerlo muovendo la mano su asta e palle. Il ragazzo capì rapidamente e mise la sua mano sull’uccello rigido di Michele. La visione della mano scura che giocava con l’attrezzo rosa di Michele era straordinariamente erotica. Improvvisamente tutte le foto di uomini arabi nudi che avevo visto nelle riviste non contarono più niente, questo era il vero, la vera cosa!
Ad Anwar evidentemente piaceva ed ora era completamente rilassato. Si girò verso di me, mi lanciò un’occhiata interrogativa ed indicò i miei shorts che, nell’eccitazione del momento, mi ero dimenticato di togliere. Mi appoggiai indietro, mi inarcai verso l’alto
e cominciai a farli scivolare via. Anwar lasciò andare Michele e con mia delizia mi aiutò a toglierli, il fresco delle sue mani contro le mie cosce mi diedero un brivido enorme.
Appoggiandosi di nuovo indietro Anwar mise una mano su ognuno dei nostri uccelli e cominciò a masturbarci, contemporaneamente! Allungai una mano per prendere il suo pene e non fui sorpreso di scoprire che Michele era già là. Lo masturbammo a turno ed eravamo deliranti di felicità, ancora increduli che il nostro piano (o piuttosto quello di Michele) avesse avuto successo.
Improvvisamente le mani del ragazzo smisero di muoversi. Lo guardai e lui mi indicò che dovevo rotolare sullo stomaco. Non comprendevo cosa avesse in mente ma lo feci e mi misi a faccia in giù sul letto, girando il collo per vedere qual’era la sua intenzione. Si inginocchiò a cavalcioni su di me con le ginocchia quasi a livello delle mie, comunque capii le sue intenzioni quando la sua mossa successiva fu afferrare il suo cazzo e lentamente spingerlo tra le mie natiche. Io sapevo che prima o poi sarei stato inculato ma non ci avevo mai pensato seriamente. Ed ecco che ero sdraiato a faccia in giù su di un letto, pronto ad essere inculato da un meraviglioso ragazzo arabo. Il pensiero che attraversò la mia mente fu che quello che stava per fare mi avrebbe fatto male, molto male, ma mi confortò ricordarmi che aveva un cazzo abbastanza piccolo e probabilmente non avrebbe potuto penetrarmi molto.
Volevo vedere dov’era Michele e lo vidi con la coda dell’occhio, sorrideva e guardava con grande interesse.
Io ero consapevole del cazzo di Anwar che spingeva contro il mio buco del culo ed anche che involontariamente ci stavo lottando contro. Anwar spinse più forte ed io sentii il mio buco che si apriva per farlo entrare, ma lui si tirò via. Mi girai per vedere cosa stava facendo, vidi che faceva gesti in direzione di Michele. Questi senza parlare lasciò la stanza per ritornare quasi immediatamente con una bottiglia di shampoo presa in bagno. Anwar gliela tolse di mano, se ne mise un po’ sul cazzo e poi intorno al mio buco.
Questa volta entrò facilmente ed io rimasi stupito nel trovare che la sensazione non era del tutto sgradevole. Anzi molto eccitante, infatti sentii la mia erezione diventare più dura. Anwar cominciò a fottermi, molto lentamente dapprima, ma gradualmente aumentò sempre di più la velocità. Lo sentivo dentro di me ed ogni parte al mio interno che toccava mi faceva sentire insopportabilmente eccitato. Improvvisamente spinse con forza e sentii il suo sperma che veniva sparato dentro di me! Dopo altri colpi lo tirò fuori e rotolò sulla schiena respirando affannosamente. Mi girai e vidi Michele che stava in piedi immobile fissandoci mentre si masturbava violentemente. Anwar notò che stavo guardando e si girò per vedere cosa stava succedendo. Ghignando saltò rapidamente dal letto, prese la mano di Michele e lo fermò, appena in tempo pensai. Si inginocchiò, prese in bocca il suo uccello e succhiò a più non posso! Quasi immediatamente Michele venne. Pensai che la sua quantità di sperma avrebbe soffocato il ragazzo, invece non sembrò preoccuparlo e semplicemente succhiò rapidamente fino all’ultima goccia di sborra dal cazzo affondato nella sua bocca.
Dopo quello che era successo, come potete immaginare, eravamo esauriti. Lo sforzo emotivo e fisico (Quanto? mezz’ora?) aveva richiesto il suo tributo.
Anwar fu il primo a recuperare, alzandosi dalla massa aggrovigliata di corpi sul letto, prese il suo galabeya e se lo mise. Lo stavo guardando pigramente mentre si vestiva, lui se ne accorse e ritornò di fianco al letto. Con mia sorpresa si piegò su di me e mi baciò con forza sulle guance! Fece lo stesso con Michele, poi ci lanciò uno sfacciato sorriso ed uscì dalla porta chiudendola silenziosamente dietro di sè.
Nella settimana seguente Michele, Anwar ed io passammo dei momenti magnifici. Dapprima Michele ed io eravamo preoccupati, il nostro nuovo amico avrebbe potuto dire a qualcuno quello che facevamo, ma col passare dei giorni, la preoccupazione sparì e fummo più coinvolti nel costruire una magnifica relazione. L’unica volta che ci spaventò fu quando mio padre mi sentì parlare in arabo ad uno dei bottegai e mi chiese come mai l’avevo imparato in così poco tempo. Fortunatamente non sapeva che Michele praticamente non conosceva l’arabo e mi credette quando gli dissi che me l’aveva insegnato lui. Se solamente lui avesse saputo che la maggior parte delle parole che conoscevo non avrei potuto usarle in sua presenza. La prima parola che imparai da Anwar fu “zubra” che vuol dire “cazzo”. Prima di andarsene aveva detto: “Zubra bockra?”, che imparammo subito che voleva dire: “Cazzo domani?” Ad Anwar piaceva come a noi, ed era più che felice sia di prendere che dare il “cazzo” più spesso che poteva e noi ricambiavamo dandogli un’infarinatura delle nostre lingue.
Alla fine della seconda settimana dei nostri ‘giochi’, papà una sera tornò dal lavoro e mi disse che doveva ritornare in Inghilterra per avere delle istruzioni relative al lavoro. Mi sentii morire al pensiero di perdere così rapidamente i miei amici e proprio nel momento in cui stavamo arrivando a ‘conoscerci’. La mia delusione deve essere stata evidente perché mi mise le braccia sulle mie spalle e disse che aveva sistemato le cose in modo che restassi con la famiglia di Michele finché lui non ritornava… se ero d’accordo! Tentando di fare del mio meglio per nascondere le emozioni contraddittorie, stare lontano da papà per una settimana ed il pensiero di vivere con Michele (ed Anwar), dissi tristemente che considerate le circostanze potevo restare con Michele per alcuni giorni. Quello che sarebbe successo durante quei giorni è un’altra storia.