Il giorno dopo averla aperta in ogni buco disponibile, la chiamai. Come pensavo, rispose subito, con una voce flebile, provata. Parlammo un pò al telefono, lei era molto combattuta, diceva di amarmi, ma anche che quello accaduto il giorno prima, l’aveva molto spaventata. Cercai ovviamente di rassicurarla, facendole credere che era la sua bellezza, il suo fascino, il mio amore nei suoi confronti, che mi aveva eccitato in modo così incredibile, da farmi perdere la testa. Alla fine lei, ingenua come poche, credette alle mie parole.
Io sono un grande bastardo, mi stanco subito delle donne. Una scopata, due al massimo, e poi cambio. Non per niente sono single da sempre e non ho nessuna voglia di impegnarmi. Lei però mi dava qualcosa di diverso, mi faceva pensare che, giustamente stimolata, sarebbe stata capace di subire di tutto. Così, uscii con lei ancora tre volte, e per tutte e tre le volte mi presi ciò che volevo da lei. Da vergine con i buchi stretti, l’avevo ben allargata nel giro di pochi incontri. Lei subiva ogni penetrazione, vaginale o anale, nella totale partecipazione, era un continuo orgasmo, un continuo subire sborra in ogni dove. Però, come detto sopra, mi stanco facilmente. Lei poi non era nemmeno una strafiga, quindi mi era più facile stancarmi. Le avevo aperto entrambi i buchi, le avevo scaricato la mia sborra nel culo, in figa, fatta ingoiare a più riprese. Non potevo chiedere altro, pensavo.
Invece, qualche giorno dopo, parlando con due miei amici, che di figa ne vedevano poca, maturai l’idea di fare un’ultima uscita con lei, ma non da soli. La chiamai proponendole un’uscita a quattro, senza specificare che gli altri due sarebbero stati altri due uomini. Le imposi, perchè di suo non l’avrebbe mai fatto, di vestirsi poco, con un mini abito senza calze, scarpe con tacco e ben truccata. Andai a prenderla a casa, come al solito, e quando la vidi uscire, sorrisi soddisfatto. Era una ragazza normale, come già detto forse anche tendende al bruttino, ma così tirata, da troione da combattimento, me lo faceva venire duro. Per scaldare l’atmosfera, mentre andavamo al ristorante, le feci mettere la testa tra le mie gambe in un prolungato pompino. Ormai lei era completamente sottomessa a me, era la mia schiava sessuale, accettava ogni cosa le volessi fare. Prima di arrivare al ristorante mi svuotai le palle gonfie nella sua gola golosa, che non ne perse una goccia.
Quando entrammo, i miei amici mi aspettavano già seduti. La sua espressione, un misto di curiosità e timore, era impagabile. Conosceva la mia perversione sessuale, quindi, probabilmente, immaginava già cosa l’aspettasse. La cena fu piuttosto tranquilla. I miei amici sbavavano dietro a lei, d’altra parte, con la fame di figa che si trovavano, anche una normale come lei, così tirata, li faceva eccitare a bestia. La cena si prolungò anche fin troppo, per i miei gusti. Non vedevo l’ora di portarla a casa, e mettere in atto il mio perverso piano. Salimmo in macchina, i miei amici su una seconda, che mi seguì, anche se non serviva, conoscevano benissimo dove abitavo, più che altro lo fecero perchè a lei non dissi che venivano con noi. Una volta spenta la macchina, nel garage, attesi che arrivassero anche i due restanti, che furono accolti con poca voglia da lei. Il suo sguardo stavolta non era curioso, per niente, era solo timoroso.
Non c’era bisogno di tergiversare, non dovevo investare scuse, bastava andare dritto al sodo. Le comunicai quello che era la mia decisione. I suoi occhi si fecero lucidi. Io ti amo e tu mi tratti come una puttana, dicevano. Probabilmente aveva ragione, ma non me ne fregava un cazzo. Per me era solo un divertimento, non ero innamorato, ogni tanto mi eccitavo a scopare con lei, nient’altro. Provò a protestare, ma bastò la mia minaccia di lasciarla, se non l’avesse fatto, per farla rientrare in carreggiata.
Cominciò il gioco. La feci spogliare completamente, poi presi una mascherina e gliela misi sugli occhi. Delle polsiere e delle cavigliere, e le posizionai al loro posto. Nel frattempo, i miei amici si erano spogliati ed esibivano una discreta erezione. Non avevano membri paragonabili al mio, ma era tutto in proporzione, io sfioravo i due metri di altezza, loro erano appena sopra il metro e settanta. Le feci portare le mani dietro la testa e la feci mettere in ginocchio. Feci cenno loro di avanzare, e si ritrovò il primo cazzo a bussarle alla bocca. Lo prese in bocca e, diligente, cominciò a leccare e spompinare. Le guidai la mano sull’altro, che segò lentamente. Io ero ancora vestito, aprii la patta e tirai fuori il mio pistone. Era rubizzo, con le vene in rilievo, pronto ad esplodere. Mi sdraiai a terra, di fianco a lei, poi la presi per i fianchi, sollevandola di peso, e me la portai sul palo, entrandole negli intestini senza tanti complimenti. Grugni di dolore, continuando ad alternare i due cazzi, un pò con la bocca, un pò con le mani. Feci cenno a quello dei due che aveva il cazzo più piccolo, di farsela. Allora lui tolse il cazzo dalla sua bocca, scese in ginocchio, e con una sola botta ben piazzata, le sparì dentro la figa. La doppia penetrazione la sconvolse al punto che, quando venne, le uscii uno squirt bello robusto. Io l’avevo già fatta e vista squirtare, per lui fu una prima volta. Quando capii che il mio amico stava per venirle dentro, cosa che non volevo, desideravo l’esclusiva per questo tipo di conclusione, lo spinsi fuori. Lui non la prese benissimo, ma vide il mio sguardo omicida e si calmò. Toccò all’altro, ma questo, bastardo come me, non si accontentò della figa. Fece una doppia anale. Lei cominciò a strepitare, berciare come una a****le che viene sgozzato, fatto sta che dopo pochi colpi, lui era già sul punto di venire. Lo feci allora fermare, proseguii io a ritmo sostenuto, ed infine le facemmo un clistere di sborra, quasi in contemporanea. Lei guaì e venne a ripetizione mentre la farcivano di sborra bollente, poi si sdraiò a terra, provata. Quello che non era ancora venuto, la impalò a propria volta, messa a pecora, fino a farle sentire nel retto la sua calda crema.
Riposammo qualche minuto, nel mentre lei si poggiò sul mio ventre, lappando, come una brava cagnolina, il nettare che sgocciolava dal mio palo. La sua totale sottomissione, la sua capacità di prendere cazzi, la sua facilità d’orgasmo, e la possibilità di vederla nuovamente squirtare, furono incentivi sufficienti per farci eccitare nuovamente tutti e tre. Dopo aver saggiato brevemente la sua figa, continuammo ad incularla per diverse ore, con qualche breve interruzione necessaria a ricaricare le pile dopo l’orgasmo. Al termine della serata, diventata ormai nottata, la sua rosellina non si chiudeva più. Era aperta e palpitante, pulsante di dolore. Dopo diversi orgasmi (ho perso il conto) feci rivestire i miei amici e li salutai, loro ricambiarono il favore ringraziando. Avevano vuotato le palle a ripetizione, per qualche giorno erano apposto.
Con lei non avevo ancora finito, la presi e la feci sedere sul mio cazzo, con il volto rivolto verso di me, così, mentre le sfondavo per l’ennesima volta il culo, potevo darle qualche schiaffo, leccarle le lacrime, baciarla e strizzarle i capezzoli. L’ultimo orgasmo chiuse la serata. Dormimmo insieme, e la mattina dopo, aperta come non mai, la riportai a casa.
Fine