Una coppia normale che scopre un nuovo modo di trovare la passione.
Ho 52 anni e mi chiamo Sergio. Mia moglie Laura ne ha 10 meno di me. Siamo sposati da 14 anni e non abbiamo figli.
Laura è una donna timida, riservata come ce ne sono tante. Veste sempre con grande sobrietà, scarpe basse, pantaloni o gonne lunghe. Come dicevo una donna come tante. Carina ma non appariscente, alta 1,67, capelli né troppo lunghi né troppo corti, neri ricci con qualche sfumatura di grigio che lei non voleva assolutamente coprire con il colore. Sicuramente passava inosservata. Quando andavamo a fare la spesa o a passeggiare nessuno si voltava a guardarla.
La cosa non mi dispiaceva perchè io sapevo che sotto quegli abiti anonimi e un po’ goffi si celava un corpo bellissimo. Seno perfetto, sedere perfetto, collo lungo, fianchi tonici senza un filo di ciccia. Gambe snelle, ben tornite senza il minimo accenno di cellulite.
Vederla nuda con quel corpo proporzionato in ogni sua parte era uno spettacolo destinato solo a me.
È sempre stata un’amante appassionata, mi ha offerto ogni parte di se ed ha saputo darmi piacere come nessuna donna prima di lei aveva mai fatto.
Non sono di temperamento geloso anche perché non ricordo che nessuno abbia mai fissato mia moglie con desiderio o che lei abbia guardato un altro uomo con passione.
Un giorno, in ufficio, il mio collega Angelo mi chiamò in disparte.
“Sergio, voglio farti vedere una cosa.” Andammo in un salottino riunioni, estrasse il suo tablet e mi fece vedere alcune fotografie di una donna al mare.
“ Ecco, questa è mia moglie” disse con orgoglio. Le foto che scorrevano erano di una signora sui 45 anni con una decina di chilogrammi in più del peso forma. Le immagini la ritraevano con dei pantaloncini corti e un top trasparente sotto il quale si vedeva il reggiseno rosso di un costume da bagno.
“Queste foto le abbiamo fatte lo scorso week end in Francia” La sequenza d’immagini proseguiva. La moglie di Angelo camminava lungo una stradina tipica delle cittadine di mare. Vista da dietro la signora metteva in mostra un discreto culone che sembrava muovere con ostentazione. Altre foto lungo un porticciolo. A bordo di un battello. E poi all’improvviso una foto della moglie del mio collega mentre si levava il reggiseno. Sullo sfondo altre persone stavano compiendo la stessa operazione mentre qualcuno l’aveva già ultimata ed era completamente nudo. Anche la signora Pia (così si chiamava la moglie di Angelo) era ormai nuda. Qualche rotolino di ciccia le circondava il corpo. Il seno era imponente, un ciuffo di peli le copriva le labbra della vagina.
Ecco Angelo nudo. Altre foto nel campo naturista che nel frattempo avevano finalmente raggiunto. I due in spiaggia. Lei che entra ed esce dal mare.
Foto del ritorno e poi alcune immagini della sera in un Casinò.
“È stata un’esperienza eccezionale. Ci siamo messi in gioco e dopo i primi momenti di imbarazzo ci siamo divertiti.” Disse Angelo.
“Ma come, non ti da fastidio che tutti possano vedere tua moglie nuda. Non Pensi che debba essere uno spettacolo riservato a te, soltanto a te?”
“La pensavamo così anche noi ma il nostro rapporto si stava lentamente deteriorando. La passione scemava, si finiva di parlare solo del mutuo, dei vicini e di banalità che non interessavano a nessuno dei due. Tre mesi fa un mio amico mi ha parlato di quest’isola di fronte alla costa francese. Ci ho messo un po’ a convincere Pia ma alla fine ci sono riuscito e siamo andati. Beh. Siamo tornati indietro di 20 anni. In quel week end abbiamo scopato quattro o cinque volte al giorno. Dove ci veniva voglia. Addirittura in quella spiaggia delle fotografie, davanti a un sacco di gente. Ora mia moglie è diversa. Mi aspetta a casa alla sera con il tavolo apparecchiato e solo il grembiule addosso. Mentre guardiamo la tv si inginocchia e mi succhia il cazzo come non aveva mai fatto. Insomma la mia donna ha riaperto la porta della sua sensualità ed è diventata una scopatrice di grandissimo livello. Attenta nel dare e nel prendere piacere.”
“Perché mi dici tutto questo?”
“Perché ti sono amico. Voglio renderti complice della confidenza fattami dal mio amico che ha così migliorato la nostra vita. Voglio condividere con te un nuovo modo di intendere la coppia. Ne ho parlato con Pia che mia ha autorizzato a mostrarti le foto ed a raccontarti tutto.”.
Imbarazzato lo ringraziai e tornai alla mia scrivania. I pensieri che Angelo aveva inoculato nella mia mente stavano costruendo dei mondi sensuali e trasgressivi e mi mostravano scenari ai quali non avevo mai pensato.
La bellezza del corpo di mia moglie l’avevo sempre considerata una cosa mia. Forse però l’avevo data un po’ troppo per scontata e se ripensavo alle prime volte che avevamo fatto l’amore insieme mi rendevo conto quanta passione si fosse persa tra i rivoli del tempo e della routine quotidiana.
Quella sera raccontai a Laura quello che mi aveva detto Angelo. Lei mi ascoltò attenta ma senza dire una sola parola. Terminato il racconto sospirò, si alzò dal divano e se ne andò in camera.
La cosa non mi stupì più di tanto. Laura era una donna meditativa ed ero certo che avrebbe ripensato ed analizzato il racconto per poi esprimersi magari il giorno dopo o la settimana dopo.
Guardai un po’ di televisione e poi andai a letto. Laura era girata su un fianco e dormiva. Mi misi a letto senza far rumore. Non riuscivo a prendere sonno quindi feci alcuni esercizi di respirazione per rilassarmi. Lentamente il mio corpo si assopì ma la mente stranamente rimase lucida e vigile. Vedevo passare i minuti sulla sveglia. Non riuscivo proprio a prendere sonno. Verso le due e mezza sentii Laura che cominciò a muoversi agitata. Continuai a fingere di dormire. Sentii un leggero movimento ritmico. Il respiro di mia moglie si fece più affannoso e dopo qualche minuto sentii dei gemiti trattenuti a forza. Il movimento si interruppe ed il respiro torno regolare.
Avevo assistito ad un atto di masturbazione di mia moglie. In questi anni mai mi ero accorto che Laura si masturbasse anche se pensandoci è una cosa abbastanza naturale.
Non so come e quando mi addormentai.
La mattina dopo la raggiunsi davanti al tavolo in cucina per la colazione. Ero stanco a causa della notte passata quasi completamente in bianco mentre lei mi sembrava assolutamente normale. Mi versò il caffé mi passò le fette biscottate, e intavolò un discorso sulle tende del balcone se dovevano essere a righe o tinta unita. Non potei non pensare a quanto mi aveva detto Angelo il giorno prima. Mi alzai per andare in ufficio e anche lei si alzò dalla sedia per salutarmi. Indossava solamente una t-shirt senza niente altro. Solo una corta maglietta gialla che le lasciava il pube nudo. Come se niente fosse mi diede un bacio sulla guancia. Ero allibito da quella vista assolutamente insolita per mia moglie.
“Aspetta” disse mi raggiunse e mi baciò sulle labbra infilando la lingua nella mia bocca. Iniziò ad accarezzare la mia lingua con la sua. Con la mano mi accarezzò il cazzo che nel frattempo era diventato bello duro. Stacco le labbra dalle mie.
“Buona giornata amore”. E come se niente fosse si girò e cominciò a rimettere a posto la cucina.
Se era bastato raccontare l’esperienza fatta dal mio collega con la moglie per ridare a Laura tutta questa verve sessuale figuriamoci se avessimo provato qualche esperienza di persona.
Le ore in ufficio non passavano mai. Pensai ad un piano per rinvigorire il nostro rapporto.
Erano le 20 ed entrai in casa fischiettando. Laura, che rientrava dall’ufficio verso le 18,30 aveva avuto un’ora e mezza per preparare la cena. Ma una volta entrato nella cucina vidi i fornelli spenti e il tavolo non apparecchiato.
“Laura” chiamai ad alta voce.
“Sono qui in camera. Dai cambiati che stasera andiamo a cena fuori.”
Questa poi… Laura non amava uscire alla sera. Era un po’ pantofolaia e dopo cena o leggeva o guardavamo insieme la televisione.
Salii i 6 gradini che separavano la zona giorno dalle camere da letto. La raggiunsi in camera.
Era vestita con un abitino nero. La gonna arrivava a mezzo ginocchio. Il tessuto morbido e vaporoso la avvolgeva in una nuvola di charme. La scollatura molto casta arrivava appena al solco tra i due seni. Scarpe chanel con un tacco di almeno 10 centimetri. Una mantella di seta appoggiata sul letto completava l’abbigliamento. Una catenina d’oro con un pendaglio e due orecchini ad anello sbucavano dai suoi ricci.
La cosa più strabiliante era il trucco. Non ricordavo mia moglie truccata al di fuori del giorno del matrimonio. Come ho già detto era un tipo acqua e sapone. Ma non quella sera. Un leggero ombretto sulle palpebre, highliner intorno agli occhi e un po’ di colore sulle guance.
Era meravigliosa. Raggruppava su di se la sensualità della donna selvaggia e la sobrietà della donna di classe.
Mi cambiai e in un quarto d’ora fummo pronti per uscire.
Avevamo due auto. Io guidavo una BMW 320 e Laura una Smart.
Una volta giunti in garage mi avvicinai alla mia ma mia moglie mi disse decisa:
“No. Andiamo con la mia. Guido io.”
“D’accordo” dissi sottomesso e mi accomodai sul sedile del passeggero dell’auto.
Prese la direzione verso il centro città. Era decisa e determinata nella guida e con la piccola auto si destreggiava perfettamente nel traffico della sera. Guardavo le sue gambe che ad ogni movimento si scoprivano un po’ di più. Solo ora mi accorgevo che erano inguainate da delle calze e non dai soliti collant. La leggerezza dell’abito e la guida nervosa avevano ormai quasi completamente scoperto le cosce di mia moglie e così si poteva vedere il reggicalze nero.
Ci fermammo ad un semaforo. Accanto a noi si infilò una grossa moto. In attesa che s**ttasse il verde.
Continuavo a tenere gli occhi fissi sulle cosce scoperte di mia moglie. Sentii bussare sul vetro. Alzai gli occhi e vidi che era apparso improvvisamente il casco del proprietario della moto.
Laura fece scendere il finestrino pensando che volesse un’informazione. Ma una voce ovattata usci dal casco:
“Lei è un uomo fortunato la sua donna è bellissima. Ho fatto lo slalom tra le auto per potere vedere se il viso era all’altezza di queste gambe stupende.”
Sentii la mia voce che diceva:
“E allora è all’altezza?”
“È una donna molto bella in tutto quello che ho potuto vedere. Beato lei che vedrà anche il resto.”
Gli occhi dentro al casco sorrisero. s**tto il verde e la moto partì.
“Sei veramente scemo” mi disse Laura. “Pensa se fosse stato un malintenzionato, o …”
“Tranquilla amore. Ha fatto solo un omaggio alla tua bellezza. Forse non ti sei accorta di quanto sei fantastica”.
“Mi sono spaventata. Certo che i complimenti fanno sempre piacere e non sono stati apprezzamenti volgari. Forse perché mi sono trovato questo casco nero a pochi centimetri dalla faccia.”
Arrivammo finalmente nei pressi del locale dove aveva prenotato Laura.
Era una specie di pub ma molto raffinato. Nella parte anteriore un ristorante, poi proseguendo nel locale si arrivava ad un ampio salone con un lungo banco bar su un lato un ampia pista nel centro. Sullo sfondo un palco e sul lato opposto al bancone una nutrita serie di tavolini.
Potevamo scegliere se mangiare nella prima sala o nella seconda in attesa del concerto che si sarebbe svolto verso le dieci.
Io sono sempre stato un grande appassionato di musica ci accomodammo quindi ad un tavolo non troppo vicino al palco ma che ci garantisse una buona visione della band anche quando la pista sarebbe stata piena.
Il cibo fu ottimo. Una rivisitazione del tipico menu del pub interpretato con abilità dallo chef.
La musica intanto cresceva, la sala si riempiva e la birra gelata sembrava scorrere fresca e infinita. Io sono astemio ma mia moglie ha sempre amato la birra specialmente in estate e se è alla temperatura giusta.
La musica era altissima e Laura, stimolata dalle due pinte di birra bevute fino a quel momento, aveva voglia di ballare. Io odio ballare, quindi mia moglie non insistette più di tanto. Ma l’alcool e la musica la facevano agitare sulla sedia. Le gambe tenevano platealmente il ritmo sollevando un po’ la gonna e i suoi lunghi capelli ricci ondeggiavano seguendo i colpi della cassa. Nel locale c’erano molti single. Alcuni erano venuti a vedere il gruppo mentre la maggior parte sperava in un incontro galante con risvolti sessuali.
Laura venne quindi subito puntata. E diversi vennero a chiederle di ballare. Ogni volta lei mi lanciava uno sguardo al quale io non rispondevo. Ma dopo sette od otto tentativi cedetti e annuendo le feci capire che ero d’accordo. Ci tengo a precisare che Laura non ha bisogno del mio permesso per fare nulla. È una donna emancipata, femminista convinta e siamo tutti e due allineati sulla libertà assoluta di fare quello che ci pare mantenendo però fede ai nostri sentimenti ed al rispetto reciproco.
Quella sera il mio assenso era un gioco, l’episodio con il motociclista di poco prima ne era la prova.
Sulla pista Laura era veramente eccitante. Ballava con grazia i suoi movimenti erano intensi. La sua gonna morbida saliva e scendeva sulle sue gambe stupende portando talvolta alla vista di chi la stava guardando, e non erano pochi, la parte di pelle che sta tra la fine delle calze e l’inizio degli slip.
Il vederla così ammiccante e sotto lo sguardo di buona parte della popolazione maschile del locale ed anche di qualche donna, mi stava eccittando quasi dolorosamente. Laura tornò per bere un’altra birretta e mi diede un bacio intenso e profondo. La sua mano mi accarezzò tra le gambe e potè sentire la mia rigida eccitazione. Mi guardò negli occhi e sorrise arricciando lievemente la parte destra delle labbra. Conoscevo bene quel gesto. Sapevo che voleva dire che i suoi freni inibitori erano ormai alle sue spalle.
Tornò in pista e riprese a danzare in modo forsennato. Il suo cavaliere l’afferrò per una mano e la trasse a se. Una mano si infilò sotto la gonna alla ricerca di quel lembo di pelle. I loro inguini erano a contatto e quindi lei poteva percepire chiaramente l’erezione del compagno di ballo.
Improvvisamente ed inaspettatamente lo spinse via con forza. E si diresse verso di me. Afferrò la borsetta e andò al bar.
Mi alzai anche io e la seguii. Era appoggiata al bancone io mi feci un po’ di spazio e mi misi proprio di fronte a lei.
“Che cosa è successo”
“Il ragazzo stava diventando troppo invadente. È andato oltre il limite che mi ero prefissata”
“Ma è tutta la sera che lo provochi. Gli balli davanti, ti strusci, gli mostri le gambe. Cosa ti potevi aspettare. L’hai eccitato fino a farlo scoppiare.”
“Tu dici che è colpa mia?” mi chiese titubante. “ Ho esagerato?”
“Non dico che hai esagerato ma certamente lui avrà pensato che ci saresti stata”
“Ma non credevo di essere arrivata a tanto”.
“Forse non ti rendi conto dell’effetto che fai agli uomini”
“Ma ormai non sono più una ragazzina che effetto vuoi che faccia”
“Fidati amore,”
All’improvviso la faccia di Laura assunse un’espressione tra lo stupito, e l’arrabbiato.
“Questo dietro di me lo sta appoggiando…” sussurrò.
“È impossibile, è girato di spalle. Saranno le chiavi”
Lei sorrise.
“Mi hai frastornata con i tuoi discorsi. Ora voglio proprio vedere cosa riesco ancora a combinare.”
Portò il braccio destro dietro di lei e, senza smettere di guardarmi dritta negli occhi, vidi che cominciava a muoversi.
L’uomo dietro di lei si voltò di s**tto per vedere chi lo stava palpando sul posteriore. In questo modo portò a portata di mano di Laura la parte anteriore del suo corpo.
Mia moglie non smise di muovere la mano.
“Ora gli tiro giù la zip e glielo prendo in mano” mi disse muovendo solo le labbra.
Non sapevo cosa fare. La prima reazione fu di portarla via di peso, ma non riuscivo a dire una parola ne a muovere un muscolo.
“Ecco fatto. Ce l’ha abbastanza grosso” Capii dal movimento del suo braccio che stava accennando un tentativo di masturbazione.
Di colpo si fermò. E come se niente fosse mi disse.
“Beh, andiamo a casa?”
La circolazione riprese nelle mie vene e mi alzai.
Guardai l’espressione dell’uomo: delusa, stupita e goduta. Per un attimo vidi che il suo pene era ancora mezzo fuori dai pantaloni.
Con disinvoltura mia moglie raggiunse l’uscita.
Salimmo in macchina e prendemmo la strada verso casa. Accesi la radio su una stazione di sola musica.
Non una sola parola uscì dalle nostre bocche.
Arrivati lei corse subito dentro. Io parcheggiai la macchina in garage, buttai l’immondizia nel bidone. Feci tutte queste operazioni lentamente. Avevo bisogno di riflettere su quanto era appena successo. Certamente ero stato io a provocarla confidandole i discorsi che io e Angelo facevamo in ufficio, ma non mi sarei mai immaginato che lei avrebbe osato toccare consapevolmente le parti intime di un altro uomo e specialmente in pubblico.
Rientrai. Le luci erano spente. Il salotto era illuminato dalla luce proveniente dal giardino.
Sul divano di pelle nera vidi la debole immagine di mia moglie stesa. Mi avvicinai e quando fui ad una paio di metri capii che non aveva più nulla addosso.
Mi sedetti accanto a lei. Il silenzio era totale. Iniziai a carezzarle le caviglie, poi risalii sui polpacci. Arrivato alle cosce cercai il solco delle natiche. Lei si girò supina ed allargò un poco le gambe. Le carezzai la peluria sul monte di Venere e scesi sul clitoride. Era turgido ed umido. Scesi ancora e lentamente la penetrai dolcemente prima con il dito indice e poi aggiunsi anche il medio.
Laura buttò la testa indietro e cominciò ad accarezzarsi il seno. Si pizzicava i capezzoli, si passava le mani tra i capelli.
Le allargai le gambe ed iniziai a baciarla sul clitoride, le passavo la lingua sulle labbra della sua vagina e la infilavo più a fondo che potevo. Ritornai al clitoride con la lingua e con le dita la massaggiavo all’interno della sua passera grondante di umori meravigliosi.
Dopo un paio di minuti raggiunse l’orgasmo. Era come se la scossa elettrica l’avesse colpita e la facesse saltare sul divano. Gemiti e parole senza un senso compiuto le uscivano dalla bocca.
Passò qualche minuto e mi chiese di spogliarmi. Era ritornata calma ma qualche gocciolina di sudore le imperlava ancora le guance.
Mi levai la maglia e i pantaloni. Rimasi con i boxer. Lei però me li levò con foga e famelica si buttò sul cazzo e cominciò a leccarlo ed a strusciarselo sul viso.
Con le mani mi accarezzava e con la bocca mi succhiava.
Stavo per raggiungere l’orgasmo e venirle tra le labbra quando lei si interruppe e camminando lentamente si diresse verso le scale che portavano alle camere da letto. Dopo un paio di scalini si fermò, si girò verso di me e si sedette. Allargò le gambe mostrandomi la sua fica umida e turgida.
La raggiunsi e inginocchiandomi ai suoi piedi ripresi a leccarla. Sentivo il sapore dell’orgasmo che aveva avuto da poco. Infilando a fondo la lingua sentivo che l’interno della sua vagina era bagnato all’inverosimile. Sentii che stava per raggiungere il suo secondo orgasmo e aumentai il ritmo. Prese a sussultare e i muscoli pelvici si contraeva e si rilassavano in rapidi spasmi. Mi alzai che ancora stava godendo e le infilai di un botto il mio membro fino in fondo. Laura gemette però inizio a spingere verso il mio ventre infilandosi il pene il più in fondo possibile.
Dopo un attimo i nostri movimenti si sincronizzarono perfettamente, il pene entrava fino in fondo e lei ad ogni colpo rispondeva con un rantolo. Sapevo che era vicina al terzo orgasmo e anche io mi sentivo ormai pronto a venire. La sera era stata decisamente eccitante e desideravo proprio svuotarmi dentro di lei. Appena sentii i suoi muscoli stringersi intorno al mio membro il flusso caldo e liquido inizio ad uscire da me per entrare in lei. Ad ogni mio spasmo corrispondeva uno suo. Mi sembrava che riuscisse ad aspirarmi lo sperma con i movimenti dei lombi. Fu meraviglioso.
Senza dire una parola mi alzai, la presi per mano ed insieme salimmo le scale per raggiungere la nostra camera. Da li passammo nel bagno e ci infilammo tutti e due insieme sotto la doccia. Ci lavammo reciprocamente con vigore e meticolosità. Lei si inginocchio e iniziò a succhiarmi il pene che subito si eresse. Chiusi gli occhi e rivissi alcuni momenti della serata. Il motociclista che ai semafori ci raggiungeva per guardare la gambe di mia moglie; il ragazzo che l’aveva portata sulla pista da ballo, il massaggio al pene dell’uomo al bancone del bar, il suo corpo nudo sul divano, le sue gambe spalancate sugli scalini, i suoi orgasmi: venni tra le sue labbra. Dopo il primo fiotto si appoggiò il glande sul viso e lasciò che lo sperma restante le accarezzasse la faccia. L’acqua della doccia in breve lavo tutto lasciandola pulita, sorridente e appagata.
Si alzò in piedi e mi sussurrò nell’orecchio:
“Racconta tutto questo ad Angelo. Mi raccomando.” Uscì dalla doccia e ancheggiando lievemente andò nella nostra camera.