Prima di raccontarvi il prosieguo delle mie vacanze, urge una doverosa premessa. Per molti di voi, io sono una che ha avuto parecchie esperienze dal punto di vista sessuale, credetemi non è così. Con questo non voglio dire che, soprattutto da giovane, non mi sia divertita, anzi ne ho fatte anche di "pesante" (le ho pure raccontate), ma il tutto sempre con una imbranataggine , un cosiddetto "non saperci fare" che mi ha sempre contraddistinto fin da piccola. Ho sempre detto che non sono mai stata particolarmente bella, né tanto meno avvenente. Certo il fatto di essere stata sempre prosperosa, mi ha indubbiamente facilitato nell’incontro con l’altro sesso. Detto questo, ho fatto questa premessa perché nonostante i miei quarantuno anni (festeggiati proprio durante il viaggio che racconterò), mai, avevo pensato che potesse succedermi quello che leggerete di qui a poco. D’altra parte però sono stata sempre una che non ha mai alzato barriere così senza motivo; sono sempre stata una curiosa, curiosa di vivere le situazioni, anche le più imprevedibili e quelle alle quali, magari parlandone in una cena, avrei detto "non lo farei mai!"
Credo fosse il 12 agosto se non l’undici quando mentre ero beatamente stesa sul mio lettino al mare (tutta sola), mi squilla il cellulare. "Ciao Francesca, sono Renata, cosa fai?" Naturalmente le ho risposto che mi stavo rilassando. Lei mi fa "senti, avrei una proposta da farti, lo so che è senza preavviso, ma l’amica con la quale dovevo andare in viaggio ha avuto un grosso problema familiare e mi ha lasciata così" io incuriosita l’ho lasciata continuare "il quattordici abbiamo prenotato un paio settimane a Cuba, adesso sono sola. Mica verresti con me?" Lì per lì, non sapevo cosa risponderle, d’altra parte, la mia organizzazione per le vacanze vedeva di lì ad una settimana, il raggiungimento dei miei genitori sulla costa campana verso la Calabria. Le ho detto di farmi pensare almeno una mezz’oretta. Sul lettino mi sono ricordata del mio primo viaggio a Cuba insieme alla mia famiglia ed ad altri amici, era stato meraviglioso. L’ho richiamata subito e le ho detto che ci stavo. Fortunatamente avevo portato con me il passaporto, così non sono dovuta neanche tornare a Napoli. All’aeroporto due giorni dopo, la mia amica mi ha abbracciato come non mai, come la sua ancora di salvezza. Io e Renata siamo colleghe, ci sentiamo un paio di volte a settimana, non usciamo sempre insieme, ma abbiamo un bel rapporto. Lei si è separata l’anno scorso dal marito, ed il figlio ad agosto era con il padre. Mi ha fatto vedere l’albergo all’Avana, e mi ha detto che non vedeva l’ora di arrivare perché avrebbe voluto fare sfracelli. Come al solito, io non avevo capito nulla, sembrava scendere dalle nuvole, come sempre. Dopotutto il mio primo viaggio a Cuba era stato contraddistinto soprattutto dal mare e da giri molto politici visto la mia simpatia per Fidel e per il Che. Certo allora mi ero resa conto che c’era moltissimo turismo sessuale (ahimè), ma non avevo idea che questa volta, chi mi accompagnava voleva coinvolgermi in qualcosa del genere. Anche perché fortunatamente non ho mai avuto bisogno di queste cose per avere un uomo.
Così arrivate in albergo, dopo esserci un poco riposate, abbiamo telefonato ad uno che tramite amicizie di Renata, ci avrebbe portato in giro nelle due settimane.
Appena ho visto il micro costume che la mia mica ha indossato per uscire, nonostante l’età ed il fisico non proprio asciutto (come il mio d’altronde anche se lei è più alta), ho capito che sarebbe stata una vacanza molto movimentata.
Io al contrario mi sono messa un due pezzi piuttosto coprente (lei aveva un perizoma che scompariva nel suo grosso sedere). Arrivate sulla spiaggia ci siamo spalmate al sole.
Neanche fossimo due modelle, dopo dieci minuti sono arrivati i primi "mosconi". Ricordavo benissimo la fauna che popola le spiagge cubane, ma a vent’anni di distanza le cose si guardano sotto un’altra prospettiva. Intanto io rispetto alla mia amica almeno ero già parecchio abbronzata. Lei invece era bianca come non mai. Passano dei ragazzini che potrebbero esserci figli, sostengono di avere venti anni, per me ne hanno a stento diciotto; ci chiedano se vogliamo compagnia, e abbiamo bisogno di un massaggio; io mi sento a disagio, mentre Renata scherza e ride con loro sentendosi assolutamente a proprio agio. Li salutiamo ed io le faccio presente che erano davvero troppo piccoli. Poi dopo un po’ di tempo arriva un ragazzone che oscura letteralmente il sole. Vedo negli occhi della mia amica la felicità più assoluta, appena lui si propone per l’ennesimo massaggio, questa volta lei gli porge subito la crema e si gira di schiena mostrando inevitabilmente il suo sedere grosso e bianco che fa contrasto con il costume rosso. Lui comincia a mettere le mani sulla sua schiena, le fa complimenti non so quanto sinceri, ma non è importante, pian piano la mia diffidenza naturale lascia lo spazio alla libertà che anche noi donne ogni tanto dovremmo ritagliarci invece di farsi tanti problemi. Intanto le mani di Robert sono finite sulle natiche di Renata, scende sulle cosce la tocca all’interno, lei per un attimo incrocia il mio sguardo e mi fa capire che gradisce parecchio. Io faccio finta di non guardare, non voglio essere di troppo, poi però comincio a sentire il respiro di lei che affanna un po’, non capisco se è un eccesso di relax oppure è eccitazione. Dopo poco il mio occhio, per caso cade sulla mano di lui che è insinuata tra le natiche; vedo che il suo dito sta facendo tutto fuorché un massaggio, mi giro dall’altro lato e dopo poco senza la mia amica avere l’orgasmo. Si gira come se nulla fosse e prende appuntamento con lui per la sera, chiedendo di portare un amico. Inizialmente faccio la difficile, poi però mi raccomando con lui che sia bello.
"Caspita ma sei venuta davvero agguerrita?" Le dico appena lui va via, e lei mi sorride dicendo senza mezzi termini che avrebbe voluto darla a destra e sinistra. Io ridendo le rispondo che non riuscirò a starle dietro, e lei dice di non preoccuparmi.
Torniamo in albergo ci vestiamo per così dire da sera: io con un vestitino semplice estivo, lei al contrario mette una specie di abito alla Merilyn, bianco piuttosto trasparente che lascia ben poco spazio all’immaginazione. Renata, come vi ho già accennato prima, fisicamente è mediterranea, fianchi larghi, una quarta di seno, alta più di uno e settanta, con capelli neri ed una pelle bianca. Da ragazza era davvero bellissima, adesso i segni della maternità e dell’età la rendono interessante. Lei però, a differenza mia, è molto femmina, sa come muoversi.
Ci facciamo portare all’appuntamento con i ragazzi, Robert saluta affettuosamente Renata, io gli chiedo quanti anni abbia, e lui risponde che di lì a una settimana ne avrebbe fatti trentuno. Devo dire ben portati. Non vedo però il mio accompagnatore, mentre ci accomodiamo in un paladar, mi assicura che sta venendo. Infatti di lì a poco si palesa Umberto, non molto alto, ma indubbiamente anche lui un bel ragazzo. Ceniamo e dopo poco capisco che Renata vuole passare all’azione anche perché le mani del suo nuovo amico si nascondono sotto la sua gonna. Andiamo al nostro albergo, che a differenza di vent’anni fa ormai è completamente occidentale, grande immenso. Non facciamo fatica a farli entrare di nascosto da una porta secondaria. Saliamo al nostro piano ed io lascio andare la coppia in camera dicendo ad Umberto di rimanere nel salottino del pianerottolo a chiacchierare. Dopo una decina di minuti durante i quali mi racconta che è laureato in biologia, e che gli piacciono particolarmente le donne occidentali, mi chiede di sedermi sulle sue ginocchia. Aiutata un po’ da un paio di moito bevuti dopo cena, obbedisco alla sua richiesta, e dopo poco siamo avvinghiati l’uno all’altro in un bacio piuttosto appassionato. Sento le sue mani insinuarsi sotto il mio vestito, spostare la mutanda per toccarmi il culo, io gli apro il pantalone e tiro fuori il suo membro lungo e duro. La situazione in breve tempo diventa molto molto calda. Lo prendo per mano e decido di entrare in camera, senza preoccuparmi di cosa stia facendo la mia amica. Una volta aperta la porta, vedo Robert sopra di lei coperto solo da un lenzuolo. Dico ad entrambi di non preoccuparsi e mi infilo nel mio letto con Umberto. Tra una toccata e l’altra i vestiti vanno via, mi sfila gli slip, indossa il preservativo e nell’occasione mi rendo conto che è davvero parecchio dotato. Viene sopra di me, mi alza una coscia e comincia a scoparmi. Mentre l’eccitazione sale moltissimo, mi rendo conto che di fianco la mia amica sta facendo lo stesso; è la prima volta che faccio qualcosa del genere, ma non so perché, non ho vergogna né imbarazzo. Lui si muove su di me con molta passione, si vede che sa il fatto suo. Io ogni tanto sono distratta da letto a fianco, vedo Renata ansimare a pecorina con il suo amico che dietro oltre a mostrare un fisico perfetto la rende parecchio felice. Umberto mi alza le gambe quasi in verticale, mi sente venire, ma continua ancora alcuni minuti in quando non gode anche lui. Poi si mette accanto a me e mi sussurra parole dolci. Io sorrido, gli dico che alla mia età non c’è bisogno di queste cose, dopo tutto di storie ne ho avute anche io.
Sono circa le tre di notte quando Renata decide che è il momento di accomiatare i nostri accompagnatori. Con gentilezza ma con altrettanta determinazione, li fa rivestire e gli dà appuntamento al giorno dopo in spiaggia. Sinceramente non so se gli allunghi anche dei dollari, per un attimo mi pongo il problema, poi però non ho il coraggio di chiederglielo…
ed è solo il primo giorno… (continua)
Le mie storie (41) (prima parte)
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