Era il periodo di agosto ed avevo circa quattordici anni. Come già vi ho raccontato carina non lo sono mai stata, neanche brutta per carità, ma certo non avevo la fila di corteggiatori che avevano le mie amiche. Quell’estate però era diversa dalle altre, lo capii già a luglio quando i pezzi di sopra del costume dovevano cambiare frettolosamente in quanto i miei seni crescevano quasi quotidianamente. Il mio corpo stava cambiando, dal punto di vista della mentalità io non ero assolutamente pronta. Certo con le amiche avevamo parlato (io per la verità avevo più ascoltato che altro), avevo avuto anche il mio primo approccio sessuale con il fratello di una mia compagna, ma naturalmente non avevo nessuna malizia né tantomeno sensualità femminile.
Quell’anno mia madre mi spedì a casa di mia zia (per la verità una sua cugina di secondo grado) in un parco dove c’erano un sacco di ragazzi della mia età, sarei rimasta a casa loro per un paio di settimane visto che i miei (con mio fratello) non ricordo dove andarono.
Il parco era molto bello, piscina, campo da tennis, giardini e tanti tanti ragazzi di ogni età. Mia zia aveva due figli una femmina più piccola di me di un paio d’anni, ed un maschio della mia stessa età. Per quanto fossi estroversa, i primi giorni furono oggettivamente difficili. Mia zia disse a suo figlio di inserirmi nella sua comitiva, ma ad onor del vero non è che lui mi calcolasse granché, i suoi amici ancora meno. Così mi sentivo più a mio agio con la cuginetta piccola che giocava a fare i braccialetti con i corallini. La sera scendevo nel parco insieme a lui (mio cugino) che dopo esser stato letteralmente costretto a presentarmi alla sua comitiva, mi lasciava in balia di me stessa. Le ragazzine avevano già quella malizia che io avevo percepito solo nelle miei compagni delle medie, i ragazzini mi salutavano a malapena per poi sparire con quelle più carine.
Poi trovai alcuni "sfigatelli" come me per cui facemmo un gruppetto diciamo un po’ distinto. Intanto a dire la verità, mio cugino a fronte di una indifferenza pubblica, era molto simpatico quando eravamo da soli. Mi raccontava delle sue pene d’amore, di una ragazza che gli piaceva ma alla quale lui non sapeva proporsi. Era esteticamente molto carino, apparentemente sicuro di sé ma in realtà molto timido, rispetto soprattutto ai suoi amici. Il classico bravo ragazzo che in compagnia si esaltava, ma davanti ad una ragazzina che gli poteva piacere, perdeva tutta la sua sicurezza.
La sera andavamo a letto tutti e tre cugini in due letti a castello. Mia cugina piccola sotto, mio cugino, sotto all’altro ed io sul letto sopra di lui. Naturalmente noi due più grandicelli tornavamo a casa più tardi della piccolina, e spesso la trovavamo già a dormire. Così uno sotto l’altro passammo le prime sere a raccontarci quello che era successo ad ognuno di noi.
La confidenza aumentò giorno dopo giorno. La mattina facevamo praticamente vite separate, lui con i suoi amici io con i miei nuovi conoscenti. Poi ci si vedeva a pranzo dove mangiavamo tutti insieme e facevamo poi la classica pennichella pomeridiana, per poi dividersi nuovamente per ritrovarsi giusto la sera per salire a casa insieme.
Passata da circa una settimana, come ogni notte ci ritrovammo parlare della serata appena trascorsa. Ad un certo punto lui disse "Francesca adesso salgo su da te così possiamo parlare meglio" a me naturalmente, fece piacere anche perché avevo individuato un ragazzino che mi piaceva. Per cui cominciamo questo dialogo attaccati l’uno vicino all’altro. Lui non sapeva dove mettere il braccio interno così lo mise dietro al collo della sottoscritta. Tra una parola e l’altra mi accorsi che cominciò a giocare con il laccetto della parte alta della mia sottoveste; poi piano piano cominciò ad accarezzarmi con un dito la parte alta del seno ma apparentemente sempre senza malizia, erano gesti innocenti. Per la verità con il senno di poi mi sarei dovuto rendere conto che aveva il viso di colui che era in preda agli ormoni ma non osavo fare la prima mossa. Almeno così io credevo, perché quella sera ad un certo punto mi ritrovai le sue dita giocare con il capezzolo di uno dei miei seni. In maniera un po’ imbarazzata gli dissi "che fai?" E lui rispose senza battere ciglio "dai siamo cugini" ricordo ancora il sorriso che mi strappò, e che per la verità mi convinse anche. Dopo qualche minuto la sua mano aveva preso tutta la mia tetta e la cosa mi eccitava particolarmente. Io parlavo ed ansimavo, lui toccava evidentemente contento.
Quella sera quando scese dal letto, mi ritrovai tutta la micia bagnata e se ricordo bene ebbi un orgasmo (a sua insaputa naturalmente).
La sera dopo evidentemente tutti e due non vedevamo l’ora di ritrovarsi nella stessa situazione. Così ricordo benissimo che lui da sotto al letto mi fece "che dici salgo?" Ed io naturalmente risposi di sì. Nessuno dei due era capace di esternare all’altro il proprio piacere, entrambi facevamo finta di niente parlando di altre cose. Così dopo poco la sua mano andò di nuovo sul mio grosso seno, questa volta però io ricordandomi quello che mi era successo qualche tempo prima con il fratello della mia compagna di classe, feci scivolare la mia mano sotto il lenzuolo fino ad arrivare all’altezza del suo boxer. Ricordo ancora che all’epoca per andare a dormire indossava in boxer di quelli larghi a tipo pantaloncini. La mia mano entrò nell’apertura e in breve me lo ritrovai in mano tutto duro imbarazzata come non mai. Cominciai a fare su e giù così come era successo quella volta (unica volta); insomma in una maniera o in un’altra nel giro di poco tempo sentì la mia mano bagnarsi. Subito la tolsi non solo dalle sue parti intime ma anche da sotto al lenzuolo, infastidita non poco dalla situazione ma allo stesso tempo un po’ orgogliosa di aver preso quell’iniziativa. Ricordo che con una scusa andai nel bagno per sciacquarmi le mani (a lui dissi che dovevo andare a fare pipì).
Piano piano le sere passavano ed ognuno di noi prendeva sempre più l’ iniziativa.
Dopo qualche giorno lui mentre io lo toccavo, lasciò stare per un po’ le mie tettone e dopo aver percorso con la sua mano tutta la mia sottoveste, la tirò un po’ su fino all’altezza della mia mutandina dove infilò le sue dita che giocavano con la parte esterna della mia micia. Non entrava dentro di me, si limitava ad allargarmela ed a sentire bagnarsi le sue dita fino a quando la sottoscritta non aveva l’orgasmo (quello si capiva subito visto i miei mugolii che faccio tuttora).
Furono due settimane davvero speciali e divertenti. Perché le ho raccontate adesso dopo che vi ho detto già di tutto di più sui quarant’anni della mia vita? Sinceramente non lo so, ma qualche giorno fa mi è tornata alla mente questo episodio e ho deciso di rendervene parteci cpiome sempre
Le mie storie (32)
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