Le mie storie (31)

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In questo periodo sto scrivendo poco, un po’ per il lavoro, un po’ anche perché alle finito quasi tutti i ricordi, ho provato ad inventare qualche storia ma con scarsi risultati. Così se oggi mi sono rimessa davanti al computer per un ennesimo racconto, vuol dire che mi è successo qualche cosa. Chi mi segue sa che dall’inizio dell’anno ho un rapporto non ben definito con uno, che non posso chiamare compagno perché di fatto non stiamo insieme assiduamente, ma nello stesso tempo non posso chiamare amico perché c’è un evidente attrazione fisica tra di noi. È uno di quei rapporti non ben definiti che sotto sotto vanno bene ad entrambi. Ciò che vi voglio raccontare oggi però, non riguarda lui ma un qualcosa che mi è successo la settimana scorsa.
Circa un mese fa mi arrivò via e-mail un invito da parte di un vecchio compagno di liceo, che in occasione del 25 aprile, sarebbe tornato a Napoli dopo un po’ di tempo (lui vive a Londra), ed avrebbe avuto piacere di riunire tutta la classe. In genere questi incontri sono al limite; possono essere divertenti ma anche scadere nel patetico soprattutto se ci si rivede dopo circa venticinque anni. Naturalmente con alcuni compagni di classe (sette/otto) capita di incontrarmi per strada, visto che abitiamo nello stesso quartiere. Con altri abbiamo fatto delle cene, ma sempre molto contenute dal punto di vista numerico. Questa volta invece ho capito subito dall’invito che sarebbe stata proprio una di quelle cose dove sarebbero venuti tutti.
Così dopo aver chiamato le mie amiche, quelle con le quali mi vedo ancora, ci siamo organizzate per andare insieme a questa cena (era il 1 maggio). Appuntamento a casa mia e, proprio come avveniva ai tempi del liceo, la sottoscritta è stato subito messa in mezzo per l’abbigliamento e i trucchi (mortificata soprattutto dal fatto che una di loro, conoscendomi bene, si è portata indietro l’impossibile per quanto riguarda matite, rimmel, fondotinta eccetera). Nonostante i nostri quarant’anni, abbiamo passato un pomeriggio da adolescenti. La cosa devo dire è stata molto simpatica, anzi a tutte sembrava piacere molto più della cena dove saremmo dovute andare. Oltre alla padrona di casa, c’erano altre tre s**tenate che si sono portate appresso di tutto di più come vestiti ed accessori. Nel giro di una mezz’oretta la mia camera da letto sembrava un bazaar; vestiti, gonne, mutandine reggiseni dappertutto. Fotografie rubate che non vedranno mai la luce (anche perché ognuna di noi grazie ad dio lavora seriamente). Le due più s**tenate erano quelle sposate, che forse complice la routine quotidiana, i figli ed il marito, hanno approfittato di questa riunione per una vera e propria evasione dalla quotidianità. Per quasi tutto il pomeriggio salivano e scendevano dal mio letto mezze nude guardandosi allo specchio tra le risate generali. Poi dopo un’oretta di anarchia completa, abbiamo deciso insieme di vestire una alla volta. A me, credo deliberatamente, mi hanno lasciato per ultima, forse perché ero il caso più difficile (naturalmente scherzo, nonostante continui ad essere irrimediabilmente imbranata, ho imparato a vestirmi anche in modo femminile, ma resta la mia poca attitudine ad imbellettarmi come fanno loro). Senza scendere in ulteriori particolari, vi dico che dopo varie contrattazioni ed altrettante prove, avevo indosso una gonna di pelle (non mia ) con la cerniera lampo davanti, sopra una camicetta bianca senza reggiseno, coperta da un giacchino sempre di pelle (naturalmente eco pelle). Nonostante non facesse assolutamente caldo, era senza calze con scarpe con il tacco (non esagerato per fortuna). Le altre erano tutte molto più &#034aggressive&#034 della sottoscritta, soprattutto per quanto riguarda le scollature. L’appuntamento era fuori Napoli in un ristorante dalle parti di Pozzuoli. Naturalmente quando siamo arrivate, l’emozione è stata palpabile. Lui Giacomo, non lo vedevo davvero dai tempi della scuola, l’ho ritrovato sempre con lo stesso sorriso, con meno capelli e un po’ più di pancetta. Piano piano sono arrivati tutti, ma proprio tutti non mancava nessuno. Io ed una delle mie amiche abbiamo notato un compagno, chiedendoci a vicenda se fosse chi pensavamo oppure no. Ci siamo avvicinate ed appena abbiamo sentito la sua voce abbiamo avuto la conferma: era Arturo! Il più secchione della classe! Ai tempi della scuola aveva gli occhiali doppi come fondi di bottiglia, veniva alle feste ma faceva da accessorio; avevo saputo (tramite la madre che abita dalle mie parti) che si era trasferito a Milano, ma non lo vedevo da almeno una quindicina d’anni. Completamente cambiato, capelli un po’ imbiancati, lenti a contatto ed un fisico che nessuna di noi si ricordava, ha subito suscitato la curiosità di quasi tutti i compagni. Nessuno si aspettava di ritrovarlo così &#034rinnovato&#034. All’epoca, le mie compagne sostenevano che avesse un debole per me (tra un po’ capirete che avevano ragione). Quando ci siamo seduti tutti intorno al tavolo, me lo sono ritrovato di fianco. Nel giro di pochi minuti è stato più loquace dei cinque anni di liceo. Abbiamo cominciato a parlare come non era mai successo prima. Ognuno di noi due ha raccontato all’altro le proprie vicissitudini personali, così come poi è successo in generale, mentre si mangiava.
Con mio grosso stupore la serata è stata molto molto divertente. Tra una portata e l’altra, ho notato che lui cercava per così dire il contatto con me; niente di che, una mano sulla spalla, una leggera spinta per scherzare, insomma, se c’è una cosa che in questi vent’anni ho imparato a capire, è senza dubbio il linguaggio dei maschietti. Ad un certo punto addirittura, con la mano si è appoggiato al mio ginocchio per prendere qualche cosa che gli era caduto. In quell’occasione mi è s**ttato il primo campanello &#034d’allarme&#034. Poi uno dei miei compagni ha proposto di giocare all’immortale &#034obbligò verità&#034 ed è proprio la, che davanti ad una domanda di una mia compagna (una delle fantastiche quattro), ha per così dire confessato che gli ero sempre piaciuta soprattutto (naturalmente) per via del mio seno abbondante.
Mi sono lasciata trascinare dal racconto, senza rendermi conto che quelli di voi che sono arrivati a leggere fino a qua, aspettano il momento &#034piccante&#034. Così, tralascio alcuni episodi della cena, ed arrivo al momento in cui, salutandoci tutti quanti, si è offerto di accompagnarmi a casa, approfittando anche del fatto che la mia amica con la quale ero venuta, avrebbe dovuto portare le altre in zone lontano da casa mia.
Mi sono infilata in macchina piuttosto elettrizzata (complice il tempo piacevole passato e qualche bicchiere di vino) e subito abbiamo cominciato a scherzare. Il tragitto per tornare non era breve, abbiamo cominciato a sparlare bonariamente dei vecchi compagni, poi non so neanche io come mi sia uscito, ma gli ho detto &#034guarda che ho notato la tua mano sul mio ginocchio ad un certo punto&#034 e ridendo lui ha ribattuto &#034però non mi hai detto niente, quindi ti è piaciuta&#034. Quella risposta mi ha completamente spiazzato. Intanto la cerniera della gonna era salita qualche centimetro più su (non tantissimo ma neanche poco). Io chiaramente non me n’ero assolutamente accorta, lui invece che evidentemente si tanto che ad un certo punto mi dice che le mutandine bianche non sono da quarantenne. Solo allora ho abbassato lo sguardo rendendomi conto di avere le cosce piuttosto libere diciamo. Poi appena pagato l’uscita della tangenziale, ha accostato la macchina sul lato della strada dicendo che aveva caldo e doveva togliersi la giacca. Appena rientrato mi ha guardata e mi ha baciato. In maniera del tutto inaspettata mi sono ritrovata nel giro di qualche secondo la sua lingua in bocca e la sua mano fra le cosce. Dopo qualche secondo di stupore, mi sono lasciata andare anche perché la cosa mi piaceva. Ero in macchina con un bell’uomo, quello che venticinque anni fa era il secchione della classe, non esisteva praticamente più. Così mentre ci baciavamo, la sua mano si è infilata nelle mie mutandine fino al sentirmi dentro la micia un suo dito che entrava ed usciva sempre più bagnato. Con la gonna praticamente tutta aperta, ha rimesso in moto la macchina e nel giro di cinque minuti eravamo a casa mia buttati sul divano. Io avevo quel che restava della gonna di pelle con la cerniera lampo quasi tutta sopra; la camicetta quasi del tutto aperta con le tettone libere che erano completamente fuori e lui sopra di me che dopo avermi allargato le cosce ha incominciato a baciarmi e toccarmi dappertutto. A quel punto cercando un po’ di tenerlo a bada, gli ho aperto il pantalone e tirato giù lo slip. Dopo averglielo preso in mano tutto duro, me lo sono messo dentro ed abbiamo cominciato a scopare. Devo dire che dopo poco mi è venuto sulla pancia, ma ha avuto la prontezza di infilarmi due dita nella fica fino a quando non ho avuto anch’io il mio orgasmo.
Dopo di che, come al solito succede, io mi sono andata a lavare nel bagno mentre lui mi ha aspettato nel letto. Appena sono tornata (avevo indosso solo le mutandine) in camera, mi fa &#034ma quanto sono grandi le tue tette? Non sai quante volte le ho sognate da ragazzino, ma non me ne ricordavo così grosse&#034 e ridendo io gli ho risposto &#034immagino di averti fatto diventare quasi cieco all’epoca&#034 e lui ha annuito. Non appena mi sono messa sotto le coperte con una mano mi ha preso un seno ed ha cominciato ad impastare (come dico sempre io). Da sotto le coperte io gli ho di nuovo scoperto lo slip e piano piano gli ho fatto tornare l’erezione. Poi mi sono messa a cavalcioni su di lui al contrario (diciamo classico sessantanove) ed ho cominciato a succhiarglielo mentre lui me la leccava. Insomma poco dopo ero sopra di lui a fare su e giù. La seconda volta devo dire che è stato notevolmente più bravo, anzi non veniva mai, al contrario della sottoscritta che già aveva goduto. Poi un poco la bocca un poco le mani, hanno concluso anche il secondo round.
Abbiamo acceso la televisione ed io in quel momento l’ho guardato e mi sono resa conto di essere a letto con (non vi dirò il suo cognome per non renderlo riconoscibile)… ma nella mia mente era incredula che un fatto del genere potesse mai accadere.
Poi erano le quattro quando gli faccio presente l’orario chiedendogli se non fosse ora di dormire. Lui mi ha guardato ridendo, ha tirato via la coperta e mi ha fatto vedere che era nuovamente eccitato.
Abbiamo scopato la terza volta e poi ci siamo addormentati.
La mattina dopo appena sveglia un mandato un messaggio alle mie amiche, raccontando brevemente che cosa era successo…
… alla prossima amici miei

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