La Suocera

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Lei era Ida, mia suocera. Una donna alta, robusta, bruna con grandi seni ed un grande culo. Aveva 62 anni ma ancora era bella.
Quando mi fidanzai con sua figlia, mia moglie, lei fu molto gentile con me, cominciò a volermi bene. Poi rimase vedova e, per non lasciarla sola, andammo a vivere in casa sua. Per la verità anch’io le volevo bene; era molto affettuosa con me e quando uscivo di casa la baciavo sempre sulla guancia. Mia moglie lavorava in ospedale, aveva turni, anche di notte e restavamo soli. Fu dopo circa un mese che abitavamo da lei che, alzandomi di notte per andare in bagno, la vidi in vestaglia. Era una vestaglia sottile, controluce si vedeva la forma delle cosce, mi fece un certo effetto.
Il mattino dopo, uscendo per andare al lavoro, la baciai sulla guancia, come al solito, lei mi sorrise e mi sussurrò:
– Non fare cattivi pensieri.
Due giorni dopo, mia moglie aveva il turno di pomeriggio, quando rientrai la salutai, la baciai sulla guancia e lei mi carezzò il viso.
Si sedette di fronte a me, aveva un gonna stretta e si vedevano un pò le cosce; bellissime cosce grandi di una donna alta e robusta. Lei se ne accorse, ma non fece nulla per coprirsi.
Una sera, rientrando, feci appena in tempo a salutare mia moglie che andava al lavoro, ero raffreddato e con qualche linea di febbre.
Mi misi a letto, avevo mal di testa, e dopo circa un’ora venne lei con una tazza di brodo caldo ed un’aspirina. A sentire così vicine le sue cosce provai desiderio.
Stavo in una specie di dormiveglia nella notte e sentii la porta aprirsi lentamente. Poi una mano fresca sulla fronte, era lei.
– Ida, non stai dormendo per me?
– Beh, non voglio saperti ammalato.- e, per la prima volta, mi baciò sulla fronte. Indossava quella vestaglia e quando si abbassò per baciarmi sulla fronte si aprì. Nella semioscurità della stanza vidi il suo corpo, reggiseni e slip. Lei non ci fece caso, mi accarezzò sul viso e se ne andò.
La mattina stavo meglio, ma, per prudenza, non andai al lavoro. Mia moglie era tornata e si era messa a letto, stanca. In cucina stavamo io e lei. Lei stava vicino al lavello, le andai dietro e la baciai sulla guancia. Ma per farlo il mio corpo fu a contatto col suo culo. Lei non disse nulla, sorrise, ma rimase dov’era ed anch’io.
– Non devi fare così con una vecchia signora, cattivo.
– Perchè? Lo sai che ti voglio bene.
– Si, anch’io. Ma non devi fare così. Mi fai arrossire.

Il mattino dopo, prima di uscire, lei era vicino alla porta. Le diedi il solito bacio sulla guancia e lei mi mise le mani sul petto. Fu come mi guardò che mi scosse, come se volesse qualcos’altro, qualcosa in più, di più forte.
Due giorni dopo mia moglie aveva il turno di pomeriggio. Io rientrai prima. Lei mi stava aspettando vicino alla porta. Fu di istinto che le misi le mani sui fianchi e la baciai sulla guancia. Lei mise le sue mani sulle mie, ma non per farmele togliere, le carezzava. E ci provai a baciarla nella bocca. Non si mosse, rimase ferma ma rispose al mio bacio.
Aspettai con ansia la sera dopo, saremmo di nuovo rimasti soli.
Cenammo io e lei. Aveva indosso un maglioncino un pò scollato, vedevo il solco trai due grandi seni. Poi lei andò al lavello per pulire i piatti. Le andai dietro, le presi i seni tra le mani e la baciai sul collo.
– Mi fai morire così. Lo sai adesso cosa voglio?
Si girò e mi mise un mano sulla patta mentre ci baciavamo.
– Mi fai fare una cosa sbagliata, ma voglio farla. Te la farò pagare se non mi dai ciò che mi hai fatto desiderare.
Il suo corpo era ancora bello, appena segnato dal tempo. Le toccai i seni, i capezzoli erano durissimi. Lei mi lasciava fare, ma la gonna stretta mi impediva di toccarle la fica.
– Vieni dopo, lasciami qualche minuto – mi disse – ed andò in camera sua.
La raggiunsi dopo 10 minuti. Ero ansioso, la volevo. Aveva ancora il letto matrimoniale, la stanza era appena illuminata dalla lampada del comodino. Mi avvicinai, le mi tese le braccia e mi baciò con passione. Sentii il sapore della sua bocca, della sua saliva e la mia mano corse soto la coperta a toccarle la fica. Lei era nuda, passai le dita tra i suoi peli del pube e lei aprì le cosce per farmela toccare. Era umida, aveva grandi labbra spesse e grosse, letico ta le dita le piccole labbra e mi venne di penetrarla con un dito. Lei sospirò e capii che anche lei era impaziente. Mi spogliai, mi misi sotto le coperte, ci baciavamo mentre io le montavo sopra. Divaricò le cosce e mi disse:
– Ora chiavami, fammi venire.
Aveva la fica stretta, era caldissima. Lei sollevò le cosce e capi che voleva essere chiavata fino in fondo. Mi controllai, volevo che lei venisse per prima e non ci volle molto. Esplose in un orgasmo fortissimo, affannando, respirando forte tra i denti e mugolando. Io continuai.
– Bravo, sei un amore. Vienimi dentro, lo voglio dentro il tuo sperma. Spingi ancora, forte, mi piaci da morire, mi sei sempre piaciuto ed hai un cazzo bello, grosso e forte. Vieni, vieni dentro la mia fica.
Mi stupiva sentirla parlare così, ma mi piaceva. Mentre veniva mi baciaca e mi diceva :
– Dai amore, fallo uscire tutto, lo voglio tutto.Vieni, vieni, vieni nel mio corpo.

Andò a lavarsi, Tornò e la vidi nuda, in piedi, con quei seni bellissimi e quelle cosce grosse, alte. Mi eccitai di nuovo.
– Adesso lasciami fare. Voglio farti sentire la mia gratudine.
– Perchè?
– Erano anni che non lo facevo, mio marito non lo faceva più. Non potevo prendermi un amante. Ora sei tu il mio amante. Bravo, mi hai fatto venire. Ora lasciami fare.
Lo prese in bocca. Era bravissima. Lo teneva con un mano e passava il glande velocemente contro il suo palato. Io avevo brividi di libidine. Poi succhiava senza smettere di strofinare il glande contro il palato. Mi fece venire in un modo incredibile.
– Dobbiamo essere molto prudenti. Sarà dura ma non dobbiamo farci scoprire. Io ti voglio ed anche tu mi vuoi, lo sento. Con me hai più piacere che con quella mezza frigida di mia figlia. Sono io la tua vera donna, adesso, ma dobbiamo essere molto prudenti. Dimmelo che sei mio. E’ da tanto che ti volevo.

Al mattino fu duro separaci, con mille baci e toccandoci tutto il corpo. Ma nei tre giorni seguenti fummo prudenti. Anche se eravamo soli in casa, sceglievamo il corridoio per baciarci. Ma la pressai contro il muro, le alzai la gonna e scostai i suoi slip per penetrarla.
– Che bello così d’improvviso. Chiavami, sono tua tutta tua, solo tua.

Aspettammo che mia moglie avesse il turno di notte. Quando lei uscì, Ida mi prese e mi baciò con violenza.
La trovai nella sua stanza in piedi, nuda.
– Accendi la luce grande, voglio guardarti la fica.
Lei accese ed allargò i piedi. Stavo abbassato per guardarla, una fica bellissima.
– Leccamela, amore, fammelo. Poi telo faccio io.
La penetrai con due dita e cominciai a succhiarle il grosso clito. Era turgido, molto grosso, usciva dalle labbra come la punta di un grosso dito. Lo moridicchiai, lo succhiai e cominciai a leccarglielo, a succhiarglielo, Tolsi le dita e le presi le piccole labbra tra le mie labbra, le succhiai e mordicchiai forte, lei si torceva di piacere e rilasciava umori che le colavano sulle cosce. E sempre più intensamente stava venendo, si tirava i capezzoli, si strizzava i seni. La sentii ansimare e poi avere piccoli s**tti col bacino me mi spingevano in bocca tutta la sua fica che era un lago.
Mi baciò con la mia bocca bagnata dei suoi umori, poi mi fede distendere su letto e cominciò ad accarezzare il mio cazzo, con abilità e dolcezza, passando la mano sul glande e masturbando l’asta. Era troppo duro, volevo venire e lei mi sollevò le gambe, sentii la sua lingua negli inguini, tra le natiche e poi sull’ano, dolcissima, umida di saliva. E poi mi penerò con un dito, continuando a masturbarmi, a farmi succhiotti sul glande.
– Sta fermo, voglio che vieni così, col mio dito dentro. E’ più bello, vedrai.
Muoveva quel dito in contro-tempo con la sua mano, mi eccitava, mi faceva desiderare di più di venire, ma lei non cambiava ritmo, sempre uguale, lento ed intenso, anche nel culo. MA aveva ragione, dava più piacere così ed io istintivamente mi spingevo sul suo dito.
– Bravo, così, lasciati andare, sei nelle mie mani. Ne vuoi di più?
Non le risposi e lei spinse anche il secondo dito, li muoveva mentre mi masturbava finchè non arrivò il mio orgasmo, lentissimo e fortissimo.
Aveva la mano bagnata del mio sperma, le la accostò alla bocca. e me ne mise un pò in bocca.
– Lo sperma è bellissimo in bocca. Dai, non ritrarti, assaggialo. A mio marito questo gioco piaceva moltissimo.

Quasi all’alba, ero addormentato, e fui svegliato da una sensazione bellissima. Lei teneva in bocca il mio casso, lo succhiava dolcemente, lo scappellava con la lingua. L’eccitazione mi svegliò. Lei mi baciò in bocca e poi sorridendo, mi mostrò il suo dito medio.
– Lo vuoi? Vuoi anche questo?
Non aspettò risposta, se lo mise in bocca e lo insalivò. Poi, lentamente, lo fece entrare nel mio culo e ricominciò il gioco del pompino, ancora, ancora, facendomi venire con brividi di libidine insazia.

Quella notte stavo nel letto con mia moglie Irene. Stavamo di fianco, di fronte ed il la stavo sul clito col glande, lei teneva le cosce chiuse. Le piaceva così, che il cazzo le passasse tutto sul clito, di continuo. Quando venne mi abbracciò e mi baciò i bocca. Poi, con un tono divertito disse:
– Sono meglio io o la mamma?
– Ma cosa dici?
– Dai, scemo, l’ho capito che tu e lei lo fate. Ma di lei non sono gelosa. Allora, dimmelo, ti piace davvero anche lei?
– Beh,…è successo…colpa mia però….lei….
– Vedi che sei scemo? La prima volta che ti vide mi disse: &#034E’ un bel ragazzo, bello davvero. Se non fosse tuo me lo farei ad occhi chiusi&#034. Io e mamma abbiamo sempre parlato liberamente. Ti piace?
– Beh, si…..
– Però ricordati: sono io tua moglie, io vengo prima di lei.

La notte successiva Irene aveva le sue cose ed io ero arrapatissimo. Lei mi toccò, avevo il cazzo durissimo, Di solito, in quelle occasioni, lei mi masturbava, ma quella sera mi disse.
– Dai, amore, sono stanca ed ho mal di testa.Vai dalla mamma, chiava con lei.
Ma non ci fu bisogno di andarci, venne lei in camera nostra.
– Ah, mamma – disse Irene – non sto bene. Portatelo via, da te.

– Ida, ma Irene sapeva?
– Si, certo. MIca è stupida.
– E quindi….
– Abbiamo fatto un patto. Una di noi due per volta.
– Perché?
– Perchè Irene ti conosce, sa che una donna non ti basta. Sei un bel ragazzo e ti sarebbe stato facile trovare una pollastrella che avesse voglia di farti. Ma tu sei nostro.

Dormii con Ida, era sabato. E lei mi svegliò accarezzandomi le natiche e baciandomi sul fianco. Irene era uscita. Mi venne voglia di chiavare Ida: le feci alzare le cosce e piegarle sul petto: tutta la fica spinta verso il mio cazzo. La chiavai di forza e lei veniva, poi di nuovo, finchè io non le venni dentro.
– Io e te dobbiamo fare altre cose – mi disse ancora presa dai residui dell’orgasmo. Te le farò fare io, vedrai.

Quel pomeriggio Irene era al lavoro.
In camera su, mi fece spogliare.
– Adesso lasciami fare, ti darò piaceri nuovi per te.
Mi fece mettere bocconi, mi aprì le natiche e mi passava la lingua bagnata sull’ano. Era davvero eccitante, lei mi teneva fermo mentre lo faceva perchè voleva far crescere la mia libidine. Poi disse:
– Lasciami fare, vedrai.
Mi legò i polsi alla testiera del letto con delle cinghiette.
– Ma Ida…..
– Buono, buono ed aspetta.
Poi mi legò anche le caviglie. Stavo bocconi e non capivo cosa volesse fare. Mi aprì le natiche e con le dita unte mi inculava con due dita, sempre più rapidamente, sempre più forte. Poi si alzò. Io non potevo vedere cosa stesse facendo, ma quando mi venne vicina vidi che indossava una specie di cintura di pelle da cui pendeva un cazzo enorme di gomma.
– Ida, no…
– Si, invece. Ti piacerà. A mio marito piaceva da morire. Piacerà anche a te. Vedrai come è bello farsi penetrare. Su, rilassati, devo mettertelo nel culetto e se sei rilassato è più facile.
– Ida, io non ho mai fatto queste cose:
– Lo so. Ma voglio sverginarti io. Avrai nuovi piaceri.
– Mi rompi tutto con quel coso.
– Si, tutto. Ti aprirò il culetto, lo farò entrare tutto, rassegnati e collabora.
Non riuscivo a liberarmi e quando lei si mise sopra di me fui bloccato. Cercava il mio ano col dito, puntò quel grosso cazzo di gomma e disse:
– Sei pronto?
Spinse con tutto iil suo peso e con la forza delle sue reni, sentii uno strappo, dolorosissimo.
– Ahaaaaaaaa….fermati, no, mi fai maleee…
– Lo so – disse lei – ma te lo devo rompere per entrare.
Continuò senza pietà, soffrivo, mi bruciava, ma lei non si fermava. E sentii che il mio cazzo era diventato duro. I suoi movimenti facevano muovere il mio cazzo tra la pancia ed il lenzuolo, lei continuava ed alla fine mi fece venire in quel modo. Ma non lo tolse, rimase ancora li e disse:
– La prima volta si soffre, avevi il culo vergine. Ma ti abituerai e ti piacerà, me lo chiederai tu, magari di fartelo mentre chiavi Irene.

Continuai a chiavarla nei giorni successivi, mi piaceva, mi attirava. E lei, di tanto in tanto, mi toccava il culo, mi metteva una mano nel pigiama e diceva:
– Dammi il tuo culetto, voglio penetrarti.
Poi volle rifarlo. Mi convinse a farmelo rifare da lei.
– Vedrai come è bello venire penetrato. Mi marito voleva venire solo così: mi chiavava col coso dentro il suo culo, godeva il doppio, diceva.
Ma questa volta non mi legò. Mi unse sull’ano, tra le natiche e spinse le dita unte nel culo, chiavandomi. Poi mi fece mettere a quattro mani sul tappeto e mi venne dietro.
– Facciamolo insieme – mi disse – vienimi incontro, spingiti anche tu.
Tentai di fare come lei aveva detto, ma sentivo ancora dolore. Ed allora lei mi afferrò per i fianchi e mi inculò con colpi brutali.
– Masturbati, masturbati col cazzo nel corpo, dai, godi, amore mio, godi.
Mi masturbai, ma quando contraevo l’ano mi bruciava la ferita. Però la libidine mi fece continuare ed alla fine venni, stringendo nel culo quel cazzo di gomma che sentivo fino nella pancia. Venni in un modo nuovo, eccitantissimo, con la sensazione di essere posseduto e del suo corpo che mi spingeva quel cazzo dentro il corpo.
– Ti è piaciuto, vero? Ti ha eccitato moltissimo.
– Ma a te piace usarlo?
– Si, mi piace molto sottomettere il maschio, sottomettere te, perchè ti amo, mi piace chiavarti. So che ti eccita, me ne accorgo da come mi chiavi dopo che ti ho inculato. E sarò felice quando me lo chiederai tu di chiavarti. E adesso che mi hai fatto eccitare, succhiami il clito. E’ grosso, vero? Tu lo senti come un piccolo cazzo e questo fatto mi eccita. Avanti, mettiti con la testa fra le mie cosce e fallo, voglio venirti in bocca.
Quel grosso clito era eccitante, sembrava davvero un piccolo cazzo. Lei venne, si sciolse, era tutta bagnata. E dopo che era venuta mi prese per mano e mi portò nel bagno. Tastò il mio cazzo, ero ancora eccitato.
– Abbassati i jeans e siediti sul vaso.
– Ida ma….
– Zitto, obbediscimi, sono io che dirigo i nostri rapporti.
Si alzò la gonna, si sedette sopa di me e sentii scorrere la sua orina calda sul mio cazzo duro.

La sera del giorno dopo appena rientrato, lei stava vicino alla porta, mi baciò con passione. Le sollevai la gonna, scostai il suo slip per penetrarla.
– Ti manca qualcosa , vero?
– Si, Ida, é solo una sensazione.
– Vuoi che ti dica cosa ti manca? Desideri essere inculato mentre mi chiavi, amore mio. Pensaci, è così.

Mi stavo asciugando dopo la doccia e lei venne in bagno. Mi venne vicina.
– Mi piaci troppo, ti amo.
Lo diceva tirandomi i capezzoli. Poi si abbassò, mi baciò sul petto, mi fece due succhiotti forti ai capezzoli e prese la carne
intorno ad un capezzolo e la strinse. E diede un morso forte, facendomi male. Prese la carne intorno all’altro capezzolo, mi guardò:
– Sono io la tua padrona.
E diede un morso più forte e più lungo.

– Amore, ti piace tanto come ti inculo, vero?Avanti, dimmelo.
– Ida, mi eccita moMi stavo asciugando dopo la doccia e lei venne in bagno. Mi venne vicina.
– Mi piaci troppo, ti amo.
Lo diceva tirandomi i capezzoli. Poi si abbassò, mi baciò sul petto, mi fece sue succhiotti forti ai capezzoli e prese la carne
intorno ad un capezzolo e la strinse. E diede un morso forte, facendomi male. Prese la carne intorno all’altro capezzolo, mi guardò:
– Sono io la tua padrona.
E diede un morso più forte e più lungo.

– Amore, ma ti è piaciuto tanto come ti ha fatto la mamma? Avanti, dimmelo.
– Irene, sai, mi eccita molto.
– Ah, si, ti capisco. Però sarebbe più bello al naturale.
– ???
– Voglio dire con un cazzo vero. Vuoi provare?
– Irene…ma mi vergogno.
– Ma no, scemo. Che c’è di male? Ti aiuto io a farlo, come ho fatto per mio marito. Vuoi farlo? Avanti, dimmi di si, dimmi che vuoi un vero cazzo. Telo farò fare, vuoi oppure no. E tu sarai felice di fartelo fare.
– Ida…guidami tu.
– Bravo, amore mio. Sono io che ti darò questi nuovi piaceri. Però niente gelosie. Vedi, il partner che inculava mio marito glielo faceva davanti a me. A lui piaceva che guardassi mentre veniva inculato. E il partner chiavava anche me, lo facevamo a tre. Devi accettarlo, d’accordo? E non temere, so io io da chi ti devo fare inculare. Amore, ci godremo lo stesso cazzo ed io anche il tuo. Adesso sta fermo e fattelo mettere.

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