Lui, me lo ha sempre detto: " non voglio più avere storie con una donna", come dargli torto, ogni volta che incontrava una ragazza che gli piaceva, finiva col portarsela a letto, se ne innamorava perdutamente, e poi, dopo pochi giorni, veniva regolarmente scaricato. Io e Francesco ci conosciamo da quando frequentavamo le scuole elementari, vivevamo nello stesso quartiere popolare alla periferia di Milano. E’ sempre stato un tipo timido e taciturno, se ne stava sempre li per i fatti suoi, immerso nel suo mondo incantato. Non giocava quasi mai con gli altri bambini, e ogni tanto, si sedeva sui gradini del caseggiato accanto a me, con quell’aria un po distratta, e a volte triste, senza mai dire nulla, o compiere un gesto che potesse rivelare la sua presenza. Poi un giorno, improvvisamente, cominciammo a parlare, un fiume di parole a lungo chiuse in fondo al suo cuore, mi sommerse. Erano discorsi, che col passar del tempo, diventando adulti, si sono trasformati in confidenze. Io gli raccontavo delle mie storie e delle mie avventure. Lui mi raccontava dei suoi desideri e di quante difficoltà incontrava nel cercare di realizzarli. Amava le donne, era attratto da tutte, e in special modo da quelle più grandi di lui. Ma queste, o erano già impegnate, oppure avevano alle spalle relazioni sbagliate, e non erano certo intenzionate a rischiare di averne un’altra, mettendosi insieme a lui. Cosi, a Francesco, non rimaneva altro che accontentarsi. Si buttava, con tutto se stesso, su qualsiasi donna che accettasse i suoi sguardi pieni di desiderio, e ogni tanto riusciva, chi sa come, a portarsene a letto qualcuna. Non capivo ancora perché queste storie finivano molto rapidamente. Lui si dava anima e cuore, ma questo evidentemente, non bastava. Sapevo che era molto gentile ed affettuoso, non mancava di essere galante e pieno di attenzioni, quindi doveva esserci qualcos’altro che non andava, e quel punto gli chiesi se con queste donne, fosse in grado di soddisfarle pienamente dal punto di vista sessuale. Insistetti nel voler sapere, ma alla sua ennesima risposta evasiva, cercai di capirne di più. Magari sarei riuscita a dargli qualche consiglio. Quindi senza mezzi termini gli domandai se avesse mai praticato il sesso orale con loro, se avesse mai provato a farle godere, facendolo nella posizione che più avrebbero preferito, se fosse riuscito a farle raggiungere l’orgasmo, ammesso che lo avesse capito, se avesse mai chiesto loro cosa le sarebbe piaciuto fare, se avessero delle fantasie erotiche o qualche altro desiderio nascosto. La sua unica risposta a queste domante fu un colpevole "No"! Io sono cresciuta in una famiglia di umili origini, i miei genitori erano entrambi operai, conducevamo una vita dignitosa malgrado ci fossero pochi soldi, ed io sono cresciuta in strada perché non ci si poteva permettere una tata. Quindi la sapevo lunga,.Fin da ragazzina sono sempre stata un "maschiaccio". Ho imparato presto a fare a pugni per farmi rispettare, ed ho lottato a muso duro, sudando sangue per ottenere quello che era mio di diritto. Ed il sesso non era mai stato un tabù. Avevo scoperto, fin da subito, di essere bisessuale, e avevo già avuto più esperienze con donne che con gli uomini. Ero la persona giusta per aiutare il mio vecchio amico, e magari vederlo finalmente felice. Nonostante ci conoscessimo da sempre, non abbiamo mai fatto sesso, e fino a quel momento ne avevamo parlato davvero poco. Eravamo più che fratelli e questo per lui ha sempre rappresentato un grosso ostacolo, nel parlare di certi argomenti. Adesso ci trovavamo di fronte ad un problema enorme, dovevo fargli vedere come fare sesso con una donna, e la donna dovevo per forza essere io. Consci di questo, ci siamo dati appuntamento, in un pomeriggio a casa mia, avevo preparato tutto per metterlo a suo agio, musica diffusa, luci tenui, incensi, ecc.. Arrivò puntuale, e puntualmente lo vidi pallido e imbarazzato. Lo presi per mano e lo accompagnai vicino al divano, lo feci sedere e senza dire nulla lo baciai. Ricambiò il bacio con una lingua quasi morta. Lo guardai e gli dissi, senza mezzi termini, come doveva fare. Lo feci con un tono dolce ma deciso, gli feci capire subito che ero io a condurre il gioco, e lui doveva solo affidarsi ed obbedire. Così fece. Dopo il bacio, lo feci inginocchiare di fronte a me, mettendogli la testa tra le mie gambe, per farmi baciare e leccare il clitoride. Era impacciato e non capiva bene come fare, poi sotto le mie direttive, velocemente imparò. Finalmente muoveva la lingua come piaceva a me. Era docile e faceva tutto senza fiatare. Notai che intanto il suo pene era diventato duro, era enorme e pulsava. Vederlo cosi mi procurò il primo orgasmo, e lui lo capì. Poi bagnai le dita con la saliva, allungai il braccio per raggiungere e toccare leggermente il suo glande, lo sentii gemere di piacere. Mi fermai subito. Volevo che imparasse a controllare il suo orgasmo, e sapevo che se avessi continuato, mi avrebbe schizzato tra le dita. Aspettai un istante, poi lo feci sdraiare sul tappeto, e mi accomodai su di lui, infilandomi dentro il suo pene. Lo sentivo più grosso e duro di quello che immaginavo vedendolo. Mi muovevo lentamente avanti e indietro, sentendo che faceva resistenza ad ogni mia oscillazione. Da li a poco venni di nuovo. Lui lo capi ancora e mi sorrise. Ormai non aveva più difficoltà ad intuirlo. Mi sollevai e girandomi gli misi la mia vagina sulla faccia, e gli dissi di leccare come aveva imparato a fare poco prima. Lo fece, mettendoci del suo, facendolo di gusto, mettendo le dita dentro, muovendole freneticamente dentro e fuori. Io stavo godendo ancora e questo movimento mi fece perdere definitivamente ogni inibizione, se mai ne avessi avuta una. Gli presi tra le labbra il suo pene e lo succhiai. Dalla frenesia gli infilai un dito nell’ano e cominciai a pompare. Venni di nuovo e quasi contemporaneamente, venne anche lui, inondando dentro la mia bocca, tutto il suo seme. Lo assaporai e lo mandai giù in gola senza perderne una goccia. Restammo in quella posizione per un bel po. Sdraiata su di lui mentre la mia testa vagava. Pensavo a quanto mi piacesse fare sesso con una donna, e malgrado ciò riflettevo sul piacere appena vissuto. A come mi piaceva quel ruolo dominante nei confronti di un’uomo. Al piacere di esercitare un controllo completo su di lui. Intanto Francesco mi chiese se mi fosse piaciuto. La mia risposta usci spontanea e lapidaria. Dissi: " hai fatto il tuo dovere" . Abbassò lo sguardo e ne fui intenerita, ma non lo esternai. Volevo bene a Francesco, ma avevo capito cosa gli serviva. Non potevo permettermi di essere debole con lui. Da quel pomeriggio la nostra amicizia si trasformò. Ormai io ero diventata la sua maestra e lui il mio allievo. Attualmente ho una compagna stabile, ormai da molti anni, un lavoro e una vita apparentemente "normale". Ogni tanto però, chiamo il mio amico Francesco per impartirgli una nuova lezione. E lui devoto, accorre, sempre con in dono la sua riconoscenza.
“La migliore amica di un uomo”
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