LA DISCOTECA
(PARTE TERZA)
Dario ci pregò di non far rumore per non farci sentire dai vicini,
i quali erano degli impiccioni che certamente avrebbero, se ci avessero
visto, informato i genitori della venuta in piena notte di una così,
PER LORO, male assortita COMITIVA.
Fino alla chiusura alle nostre spalle della porta d’ingresso non
pronunciammo una parola, non volevamo creare problemi al nostro ospite.
Appena entrati, e prima di accendere le luci, avemmo l’accortezza di
chiudere tutte le persiane; solo allora ricominciammo a parlare.
Dario ci mostrò l’appartamento e ci invitò a bere qualcosa di fresco,
era un vero gentiluomo, così come pure avevano dimostrato di essere
sia Carlo che Filippo; veramente una bella compagnia.
Mentre mi attardavo col padrone di casa a commentare la bellezza di
una scultura di un famoso artista milanese che campeggiava nel salone,
Gioia, insieme a Carlo e Filippo, si diresse verso la camera da letto.
Non erano passati più di tre o quattro minuti da quando li avevamo
persi di vista che entrando nella stanza trovammo i tre PORCONI in
piena azione.
Per la fretta non si erano nemmeno svestiti; a Gioia che era STESA al
centro del letto, le avevano abbassato la maglietta in vita dove avevano
raccolto pure la preziosissima gonna, Carlo, completamente vestito,
le stava LECCANDO la FICA, mentre Filippo, con il jeans sbottonato, era
seduto sui SENI di mia moglie e mentre con una mano le teneva appena
sollevata le testa, con l’altra le guidava la sua poderosa MAZZA nella
ACCOGLIENTE BOCCA.
Io e Dario alla vista di quella scena ci fermammo ESTASIATI, mi
ARRAPAI moltissimo nel vedere il corpo di Gioia diviso in due dagli
abiti, DUE PARTI di un solo CORPO, entrambe dispensatrici di GODURIA.
Dario si svestì in un attimo e parafrasando un verso di una celebre
canzone di Enzo Iannacci disse: "Vengo anch’io?""no tu no", fu l’ovvia
risposta degli amici.
Ed invece ci andò, anzi ci andammo e come prima cosa POGGIAMMO i
nostri CAZZI sul VISO di Gioia che, EBBRA DI PIACERE per l’accurata
LAPPATA di Carlo, subito si dedicò con TRASPORTO alle nostre MAZZE,
soffermandosi ALTERNATIVAMENTE sulle nostre CAPOCCHIE facendo
attenzione a non scontentare nessuno di noi tre.
A quel punto Carlo si svestì e con un solo COLPO INFILO’ il suo
BATACCHIO nella FICA FRADICIA di mia moglie cominciando una LENTA ma
CONTINUA CHIAVATA ASSECONDATA dal MOVIMENTO del BACINO di Gioia la quale
EMETTEVA solo GEMITI SOFFOCATI avendo la BOCCA riempita dai nostri PALI.
Ma poco dopo sotto i colpi sempre più PROFONDI di Carlo che le
SFONDAVANO L’UTERO, LA CHIAVONA VENNE ed interrompendo per un attimo
I POMPINI emise un URLO liberatorio.
Anche Carlo, dopo qualche secondo GODETTE, SCHIZZANDO un fiume di
CREMOSA SBORRA sulla PANCIA di Gioia, SBORRA che poi accuratamente
cominciò a SPALMARLE sulla PANCIA e tra le COSCE. A questa scena
Filippo liberò la sua MAZZA dalle SAPIENTI MANI della mia signora, si
calò mutande e pantaloni e si stese su di lei cominciando a SBATTERLA
come un DANNATO definendola "MAESTRA POMPINARA e MANGIACAZZI", e dopo
averle VIBRATO DEI COLPI SPACCAFICA ESTRASSE IL DARDO ed andò a SVUOTARE
I SUOI COGLIONI sulle MAMMELLE di Gioia.
Ora anche Dario era arrivato al limite della resistenza, "vediamo cosa
ha di particolare questo "PUCCHIACCONE" che ha fatto IMPAZZIRE i miei
amici" ed alzò le COSCE di quella che era diventata la NOSTRA BAGASCIA
poggiandosele sulle spalle, quindi glielo INFILO’ fino alle RADICE; LA
DEPRAVATA si sistemò al MEGLIO per agevolare al massimo la PENETRAZIONE.
"Adesso capisco, è MORBIDISSIMA CALDA ED ACCOGLIENTE vorrei poter
vivere tutta la vita con il mio CAZZO in questa FREGNA, non resisto
più, dimmi Gioia, dove vuoi la mia SBORRA?".
Gioia sorridendo disse: "qua" e gli indicò il SENO, su cui stava ancora
SPALMANDO la BRODA di Filippo.
Dario non resistette ancora per molto e, con un RANTOLO che aveva poco
di umano, GODETTE andando a SCHIZZARE sulle TETTE di Gioia una quantità
impressionante di SPERMA, quindi affondò il viso tra quelle ZIZZE LORDE
di SBORRA e cominciò a BACIARLE E LECCARLE come un INDEMONIATO.
"Adesso se permettete tocca a me" dissi, ed andai a sedermi sul
VENTRE di mia moglie; le STRUSCIAI il CAZZO tra le POPPE che lei
unì con le due mani e quando la CAPPPELLA le arrivava all’altezza della
BOCCA la LECCAVA con VOLUTTA’ AVVILUPPANDOLA tra le sue CARNOSE LABBRA.
Tutto quello che avevo fatto fino ad allora, tutte le cose cui avevo
assistito, mi avevano portato al massimo dell’ECCITAZIONE, quindi
subito dopo, bloccandole la testa tra le mani, le INFILAI LA VARRA
in BOCCA e le scaricai in GOLA tutta la mia GODURIA.
Gioia INGOIO’ FINO ALL’ULTIMA GOCCIA IL MIO CALDO NETTARE quindi
mi tirò a se e mi abbracciò; io la baciai in BOCCA.
Esausti ma felici ci concedemmo tutti una pausa ristoratrice durante
la quale facemmo la doccia e bevemmo delle bevande gentilmente messeci
a disposizione dallo squisito padrone di casa.
Più tardi, ricordando ciò che mi aveva confessato Gioia ad inizio
serata dissi: "caro Carlo l’amore mio sarà certamente rimasta
soddisfattissima del "TRATTAMENTO" che finora le abbiamo riservato,
comunque non possiamo deluderla tralasciando il suo desiderio
principe, che è quello di farsi FARE IL CULO, non ti pare?".
"Ma ti pare che si possa trascurare un simile desiderio?, sono
INFOIATISSIMO all’idea di INCULARLA e ti confesso che anche gli altri
mi hanno espresso tutta la loro ammirazione per quel MAZZO TONDO,
INVITANTE e sicuramente SFONDATISSIMO della tua signora, io sono già
pronto a ricominciare e mi dedico subito a LUI", rispose Carlo.
Detto ciò si avvicinò a Gioia, e dopo averla girata PANCIA IN SOTTO,
cominciò a LECCARLE ESTASIATO LE CHIAPPE, INFILANDOLE di tanto in
tanto la LINGUA nel BUCO NERO.
LA "ROTTINCULO" SI CONTORSE come un SERPE dimostrando di gradire
molto una simile ATTENZIONE al suo FONDOSCHIENA.
A quella scena Filippo, sostenendo con la mano l’UCCELLO SEMIMOSCIO,
si stese sul letto e con gesto delicato lo portò all’altezza del VISO
del mio tesoro, "pensaci tu a farmelo INDURIRE, più sarà DURO più ti
SOLLAZZERAI”.
LA "BOCCHINARA" lo AVVILUPPO’ tra le LABBRA iniziando un SUCCOSO
POMPINO accompagnato da un accurato MASSAGGIO alle PALLE che riportò
immediatamente l’ARNESE di Filippo all’antico splendore.
Dario invece si sedette sul bordo del letto, aveva il CAZZO già DURO
e prese a MENARSELO OSCENAMENTE, "Carlo fai presto, non vedi che tra
poco mi scoppiano le PALLE" e rivolto a Gioia, aggiunse, "questa sera
hai trovato "pane per i tuoi denti" o meglio "CAZZI PER IL TUO CULO"
dovrai implorarci di smettere".
(…. continua)