Capitolo tre
TEMPO DI TRAVESTIMENTI
Ci alzammo e lui si sistemò la gonna: “Ehi, potremmo andare a casa mia e potremmo provare qualche vestito anche a te, se vuoi.”
Non c’avevo mai pensato prima di allora, ma mi piaceva portare l’abito del coro e mi sentivo formicolare quando lo indossavo. Accennai col capo, lui mi prese la mano e la fece dondolare mentre ci dirigevamo verso casa sua sorridendoci e dando l’impressione di essere una bella coppia. Lui stava veramente bene coi vestiti da donna.
Sua madre non era in casa, lui si tirò su la gonna per mostrarmi il sedere e lo dimenò davanti alla mia faccia mentre lo seguivo. Si girò verso di me quando fummo nella sua stanza, fece correre una mano sul suo torace e giù sulla gonna mentre mi si avvicinava; appoggiò il palmo sul mio inguine e fece scivolare giù la cerniera della patta.
“Bene ragazzo, ti ho fatto eccitare oggi?”
“Non proprio, finché non ho sentito quel pezzo di legno che dondola sotto la tua gonna”
Fece scivolare una mano nei miei pantaloncini e mi strinse il cazzo che si stava gonfiando: “Ti piacerebbe sentirmi di nuovo?”
Io feci scivolare una mano sulla sua coscia, afferrai il suo affare semiduro e cominciai ad accarezzarlo mentre lui estraeva il mio e mi baciava! Ci togliemmo lentamente i vestiti l’un l’altro mentre continuavamo a baciarci e strofinavamo i cazzi contro lo stomaco nudo dell’altro.
Io non avevo mai baciato qualcuno prima di allora e sentii la sua lingua che si muoveva nella mia bocca. Era magnifico!
Lo facemmo per un po’ poi lui afferrò la mia mano e mi condusse al letto, si sdraiò e mi tirò sopra di sé mentre continuavamo a strusciare insieme i cazzi e ci baciavamo.
Mi alzai sulle mani e sorrisi, lui mi sorrise: “Ho bisogno ancora di una sega, che ne dici?”
Accennai col capo e lui continuò: “Posso schizzare di nuovo?” Io accennai ancora col capo.
“Bene, io ti masturberò ma voglio che tu mi schizzi sulla faccia ed io schizzerò sulla tua se vuoi. Ok?”
Ragazzi, che parole eccitanti! Mi alzai sulle ginocchia, lui si sedette e cominciò a masturbarmi fissando la mia cappella.
Non ci volle molto: “Io… io sto… per… schizzare!” dissi quando sentii che il mio carico cominciava a salire, lui me lo menò più velocemente e si mise a sei centimetri, fissando la mia cappella ed aprendo la bocca. Il mio primo fiotto schizzò sopra il suo naso e nella sua bocca e lui si avvicinò di più mentre un paio più corti gli schizzavano sul mento e sulla faccia. Ingoiò e si leccò le labbra mentre faceva correre la mano sulla mia asta dura e ne spremeva fuori le ultime gocce.
Era splendido! Lui sorrise mentre si puliva le labbra col dorso della mano: “Hai sprizzato molto e ha un sapore diverso dal mio!” Capii che aveva assaggiato il suo proprio come avevo fatto io col mio.
“Ora voglio assaggiare il tuo.”
Mi sedetti, lui si inginocchiò a gambe divaricate sulle mie anche ed io cominciai a masturbare la sua grossa verga mentre fissavo la fessura nella sua cappella gonfia. Sentii la sua asta dura pulsare, lui si lamentava, io aprii la bocca e lentamente getti enormi turbinarono fuori ed atterrarono sulla mia faccia e nella mia bocca, mi chinai più vicino mentre lui impiastricciava la mia faccia col suo sperma fresco e caldo. Ragazzi!, la mia faccia era coperta ed io ingoiai e mi leccai le labbra. Era veramente dolce e gustoso, aveva ragione, aveva un sapore diverso dal mio.
Ci sorridemmo e ridemmo mentre imbrattavamo la sborra fresca sulle nostre facce. Lui precipitò indietro ed io mi sdraiai sopra di lui, ci baciammo, le nostre labbra erano appiccicoso per il nostro succo di ragazzo. Rotolai, mi sdraiai accanto a lui e cominciai a ridere.
Lui mi guardò incuriosito ed io lo guardai: “Non ci posso credere! È passata solo una settimana da quando ho capito che tu ed io avremmo potuto fare più sesso di quanto non avrei mai potuto immaginare. E tu hai un cazzo sorprendente!”
Lui accennò col capo, ci carezzammo l’un l’altro l’uccello e ci dirigemmo verso la doccia. Lui non era molto alto, magro con le costole sporgenti, un grosso cazzo che pendeva per più di 12 centimetri ed un grosso set di palle pendenti contenenti tanto succo di gioia. Fu un piacere lavarlo, specialmente il suo bel mostro e gli piacque veramente che gli infilassi due dita insaponate nel culo, anche perché gli dissi che anch’io lo facevo.
Andammo nella stanza delle sue sorelle e mi fece sedere sulla sedia di fronte al tavolino da toeletta mentre lui prendeva dei trucchi.
“Voglio truccarti prima che ci proviamo qualcuno dei vestiti.” Mi informò, mi disse di stringere le ginocchia, si mise a gambe divaricate sulle mie cosce e si sedette. Il suo cazzo e le palle si posarono sulle mie cosce mentre lui cominciava ad imbellettarmi. Oh com’era dolce!
Io cominciai a giocarci e lui schiaffeggiò via la mia mano: “Non fare cose sporche con l’estetista, baby, o la tua faccia diventerà una maschera.”
Io ridacchiai e feci correre le mani sul suo culo nudo, lui mi lanciò un’occhiata di rimprovero continuò a truccarmi ed infine usò un fazzolettino per togliere il rossetto in eccesso. Si alzò dalle mie gambe ed io mi guardai nello specchio. Oh mio dio! Cominciavo a sembrare una ragazza!
Lui si sedette sulla sedia e cominciò a truccarsi, mi misi dietro di lui, mi tirai indietro la pelle e misi il cazzo sulla sua spalla.
Lui l’accarezzò: “Wow, ora ho tre occhi che mi osservano!”
Trattenni a stento il riso, quando finì misi il mento sulla sua spalla e guardai nello specchio. Sembravamo un paio di belle ragazze!
Andammo all’armadio, scelse un reggipetto e mi aiutò a mettermelo, poi prese un paio di quello che sembrava la metà di una palla di gomma.
“Questi si chiamano seni finti che le ragazze usano quando vogliono far sembrare più grandi le tette.”
Me ne mise un paio e poi se ne mise un paio più piccole, quindi spremette le mie: “Belle! Te le ho messe un po’ più grandi perché sembri più vecchio.” Sapeva veramente cosa fare.
Frugò di nuovo nei cassetti e tirò fuori un paio di mutandine di seta nere: “Sarà meglio che indossiamo le mutande nel caso ci diventasse duro, oggi è il tuo primo giorno”
Dovemmo usare le più grandi, mettendoci le più piccole le nostre palle uscivano dai lati. Non era il massimo. Mi mostrò che c’era solo una striscia sottile sul retro.
Le tirai su e lui mi aggiustò il cazzo sotto le palle in modo che sembrasse piatto. Ebbe delle difficoltà col suo ma finalmente riuscì a piegare sotto il grosso uccello. Lui lo accarezzò, poi si voltò e si fece correre le mani sulle natiche: “Non male, vero?” Aveva ragione, era difficile dire che là c’era un grosso cazzo ed il suo sedere nudo con una striscia nella fessura era estremamente eccitante.
Io guardai curioso l’articolo seguente e lui ridacchiò: “Queste sono giarrettiere, molti ragazzi pensano che siano sexy.”
Mi aiutò a metterle, mi diede un paio di calze che mi feci scivolare su e lui chiuse le clip. Se le mise anche lui, poi si ammirò nello specchio ed io lo imitai, facemmo correre le mani sui reggipetti e le piccole mutande, poi ci girammo, ci piegammo, guardammo i nostri sederi nudi e li strofinammo. Sì, eravamo piuttosto sexy e mi sarei eccitato se mi fossero piaciute le ragazze.
Poi prese dell’altro, decise per una corta gonna blu per me. Me la misi con un piccolo aiuto da parte sua e poi una canottiera che metteva in risalto le mie tette nuove. La sua attrezzatura fu una corta gonna rossa con una canottiera rossa.
Lui guardò la mia gonna e passò una mano sulla sua: “Non male, non diresti che sotto ci sono dei cazzi.” Aveva ragione, sembravamo veramente sexy.
Scelse un paio di scarpe col tacco alto ed un paio basse, poi mi diede quelle basse: “Queste sono per te, le mie hanno il tacco ma necessitano di un po’ di pratica, non vorrei che cadessi. Non è bello.”
Ce le mettemmo poi lui andò al tavolo dove c’erano molte parrucche, ne scelse una con lunghi capelli neri, me la mise e la sistemò. Piegò di lato la testa, ghignò ed accennò col capo, poi si mise quella bionda.
Ci guardammo nel grande specchio e… wow! Sembravamo veramente una coppia di ragazzine, lui si mosse come una ragazzina ed io lo copiai. Lui si fermò improvvisamente, alzò un’anca di fianco, ci mise sopra una mano ed assunse una posa alla Marilyn Monroe e quindi passò la mano sulla sua falsa fica, giù per la sua gonna e sopra una coscia.
Si chinò in avanti e fece correre le mani sulla gonna, corrugò le labbra e mi soffiò un bacio: “Ciao, ragazzone, vuoi un po’ di me, dolcezza?” poi si raddrizzò, tirò lentamente su la gonna e passò la mano sulle mutandine.
Prese un paio di borse, adatte ai nostri vestiti, che potevano pendere un po’ davanti a noi nel caso in cui l’uccello cominciasse a germogliare. Avrebbe potuto essere un mio problema se avessi visto altri cazzi nudi che spuntavano….