Capitolo due
IL PARCO
Andai a casa e non appena fui in camera mia immediatamente mi sparai una sega. Non fu così divertente come con lui ma pensai al suo grande cazzo ed al carico di sperma sparando fuori dalla cappella gonfia. Lo feci di nuovo dopo cena, nell’intervallo tra i due dvd che guardai poi, nel mio letto, non ne avevo mai abbastanza.
Ci eravamo messi d’accordo di incontrarci il giorno seguente, andai ansiosamente al parco, mi sedetti sulla panchina della fontana e guardai alcuni ragazzi che passavano, eccitato al pensiero di rivedere William. Osservai una ragazzina in minigonna che gironzolava con una borsa sulla spalla ma non vi prestai attenzione perché le ragazze non mi eccitavano.
Mi guardai intorno alla ricerca di William e quando alzai lo sguardo vidi che la ragazza si era piegata per prendere una bibita, il suo vestito era salito ed io potevo vedere il suo sedere nudo! Non portava mutande! Oh mio dio, girai lo sguardo un po’ imbarazzato.
Quando tornai a guardare lei mi si stava avvicinando e mi innervosii veramente. Aveva i capelli biondi e corti, abbassai lo sguardo alla sua minigonna consapevole che lei era nuda là sotto. Non ero veramente interessato a vedere una passera, ma era curioso perché non ne avevo mai vista una.
Lei si fermò di fronte a me e si mise una mano sull’anca mentre si inclinava su di un fianco, poi fece correre la mano in giù sulla gonna e sopra la gamba. Oh mio dio! Io cominciai a contorcermi nervosamente mentre lei mi sorrideva ed io gli sorridevo, tentando di non guardare la sua mano che stava correndo su e giù sulla gamba spostando ogni volta un po’ di più verso l’alto l’orlo.
Mi preoccupai veramente quando lei mi si sedette accanto e sorrise, allora anch’io sorrisi, non guardai in giù ma sentì la sua mano prendere la mia e cominciò a mettersela sulla gamba. Cosa dovevo fare? Oh, ero estremamente imbarazzato quando allargò le ginocchia e mise la mia mano all’interno della sua coscia. Deglutii quando afferrò il mio avambraccio e spostò la mia mano sotto la gonna.
La mia mano scivolò sulla sua coscia ed io sentii qualche cosa sul dorso della mano, qualche cosa di caldo, di carnoso e grosso. Ero curioso perché non era quello che mi aspettavo di trovare, così cominciai a toccare intorno ed era un cazzo! Vi avvolsi la mano, era grosso!
Io la guardai stupito e lei sorrise: “Sorpresa!”
Riconobbi la voce, era William!
“Oh santo…! Non ti ho riconosciuto, ma il cazzo mi sembrava familiare! Mi hai fatto un bello scherzo!”
Lui rise mentre tirava su la gonna! Sentivo che cominciava a gonfiarsi nel mio pugno. Come il mio che cominciava a formicolare.
“Beh che ne pensi dei miei vestiti? Mi piace travestirmi, ho molti vestiti. Ma tu sei la prima persona da cui mi lascio toccare. Cosa ne pensi?”
“Penso che sia magnifico ma, ragazzi, ora sono così arrapato, ho bisogno di una sega al più presto!”
Lui si guardò intorno, il parco era vuoto: “Anch’io ne ho bisogno, facciamocela l’un l’altro ora!”
Mi guardai rapidamente intorno, mi tirai giù gli shorts ed il mio cazzo duro s**ttò a schiaffeggiarmi lo stomaco. Ci stravaccammo indietro e cominciammo a masturbarci l’un l’altro, godendo della sensazione della verga dell’altro nel nostro pugno.
Sentii che cominciava a contorcersi e si lamentò, fece una pausa alla sega che stava facendomi e sparò su grosso fiotto di sperma che si alzò in aria per quindici centimetri e poi precipitò giù sulla mia mano mentre un paio di spruzzi meno forti schizzavano fuori e gocciolavano verso il basso. Cazzo! Amavo guardare il suo cazzo sprizzare.
Lui si rilassò un momento, poi mi sorrise e ricominciò a pompare furiosamente la mia erezione. Non ci volle molto prima che le mie palle cominciassero a vuotarsi e sparai il mio carico in alto a venti centimetri, poi seguirono molti fiotti più corti che precipitarono sul suo pugno e sul mio pube. Cazzo, che bello!
Ci sorridemmo l’un l’altro, poi lui mi indirizzò un sorriso un po’ perverso e cominciò a leccare via la mia sborra fresca dalla sua mano, io feci lo stesso. Aveva un sapore lievemente diverso rispetto alla mia ma mi piaceva.
Lui aprì la sua borsa e mi diede dei Kleenex con cui cominciammo a pulire i nostri corpi come meglio potevamo. Lui lasciò ricadere la sua gonna e mentre alzavo le anche per tirare su i pantaloncini vidi un ragazzo che si strofinava l’inguine mentre ci stava guardando da dietro un muretto, poi nascose rapidamente la testa. Cazzo! Era Arnaldo, un ragazzo del coro, dannazione, ma non lo dissi a William.