… da un po’ di tempo pensare a Francesca che faceva sesso con degli sconosciuti mi attizzava moltissimo. Lei ormai di cazzi che non fossero il mio ne aveva provati almeno due e quindi pensavo che fosse una fantasia non così lontana dal poter essere realizzata.
Così cercai di documentarmi un po’ sul mondo dei guardoni perché questa era una delle perversioni che da sempre mi eccitavano di più.
Scoprii grazie al web che è un mondo, con luoghi perfettamente mappati, varie categorie e codici di comunicazione ben definiti.
Io e Francesca saremmo sicuramente rientrati nella categoria di coppie esibizioniste, anche se in realtà a me quello che interessava maggiormente era poter mostrare Francesca.
Trovai diversi posti in Lombardia e mi creai una piccola banca dati.
“Sabato prossimo dobbiamo accompagnarli a Pizzighettone, sull’Adda” mi disse una sera Francesca.
“Ok, ma poi tornano da soli?”
“Si, ritornano alla sera alle 18,30 alla stazione di Monza”
L’Adda è un fiume molto lungo che attraversa tanti paesi in uno scenario naturalisticamente in alcune zone ancora molto bello.
Ma a me, in quel momento, interessava per un altro motivo.
Lungo l’Adda c’erano un sacco di posti per esibizionisti e guardoni. A circa 15 km da dove avremmo dovuto lasciare i ragazzi c’era un posto frequentato da guardoni.
Nei dati che avevo raccolto veniva descritto come frequentato prevalentemente da guardoni anziani e durante le ore del giorno.
Perfetto per i miei gusti.
“Ciao Ragazzi, ci vediamo questa sera” disse Francesca risalendo in macchina dopo aver lasciato i ragazzi insieme ai loro compagni scout.
Partimmo.
“Visto che non abbiamo niente da fare ti porto in un posto che spero ti piaccia” dissi a Francesca imboccando la statale.
“Si, dai, non ho voglia di tornare a casa”
Dopo dieci minuti svoltai in una strada secondaria che entrava nei boschi.
“Ma dove andiamo?”
“Sul fiume, ci ero venuto quando ero studente”.
Ad un certo punto, una strada sterrata sulla sinistra indicava su un cartello scritto a mano “Spiaggia”. Appesi al cartello c’erano dei lustrini rossi.
Svoltai nella strada sterrata ed andai avanti per quasi un kilometro. Superammo due anziani in bicicletta che andavano nella nostra direzione. Al portapacchi delle bici avevano legati dei lustrini rossi come quelli del cartello che avevamo passato poco prima.
Dopo un altro kilometro mi fermai sulla destra un po’ fuori dalla carreggiata.
“Siamo arrivati?”
“No” risposi scendendo dalla macchina. Andai dietro ad aprire il portabagagli. Francesca mi raggiunse.
“E perché allora ti sei fermato?
“Perché devi cambiarti” risposi tranquillo. “Mettiti questi” le dissi allungandole una borsa che avevo preso dal portabagagli.
Francesca l’aprì e sbiancò leggermente. Dentro c’erano dei sandali con un lungo tacco a spillo, una minigonna, un reggiseno di pizzo ed una canottiera ricamata molto scollata.
Il meccanismo del nostro solito gioco era s**ttato. Francesca aveva premuto l’interruttore OFF della sua coscienza e si era collegata alla mia volontà.
“Ma mi devo cambiare qui?” mi chiese prima di iniziare.
“Si, non vedi che non passa nessuno”.
“E se arrivano quei due vecchietti che abbiamo superato prima?”
“Non credo” risposi con tono sufficiente. “Al massimo si fermeranno per rifarsi gli occhi” aggiunsi sorridendo.
Francesca cominciò a levarsi la maglietta ed i jeans rimanendo in slip e reggiseno. Da lontano sentimmo dei rumori che si avvicinavano. Sembravano delle biciclette.
“Arriva qualcuno” disse allarmata.
“Non importa, tu vai pure avanti…”
Da lontano vedemmo arrivare i due vecchietti in bicicletta. Francesca era in piedi con addosso solo l’intimo che aveva indossato quella mattina. Si slacciò il reggiseno “casto” e si infilò velocemente quello di pizzo nero che le avevo preparato io.
Ma ormai i due vecchietti ci avevano raggiunto.
“Scusate” gli urlai. E loro si fermarono in mezzo alla stradina sterrata guardando me ma soprattutto Francesca.
“Sapete dirmi se c’è un posto dove posteggiare la macchina” chiesi mentre toglievo dalla tasca dei lustrini rossi e li legavo allo specchietto retrovisore.
I due si guardarono sorridendo.
“Avanti trecento metri c’è uno spiazzo sulla destra” risposero.
“Molte grazie” dissi loro mentre questi si accingevano a ripartire.
Francesca intanto si era infilata la maglietta e la minigonna e mi scrutava con aria interrogativa.
Si sedette sul portellino del portabagagli infilandosi i sandali.
Mentre la guardavo finire le chiesi “Hai tolto le mutande?”
“No” mi rispose stupita.
“Toglile” le dissi avviandomi per risalire in macchina.
Dallo specchietto vidi Francesca che si calava le mutande da sotto la gonna e le sfilava dalle gambe sollevando un piede alla volta. Poi risalì in macchina anche lei e ripartimmo.
“Cosa hai in mente?” Mi chiese preoccupata.
“Porta pazienza e vedrai”.
Arrivammo al piccolo piazzale al lato della strada e ci fermammo al limitare del bosco. Un innumerevole numero di sentierini partiva e si inoltrava nella selva.
“Siamo arrivati” le dissi voltandomi verso di lei baciandola sulla bocca.
Lei ricambiò perplessa. Cominciai a palparle le tette e, infilandole una mano sotto la gonna, a toccarle la figa.
“Ma dai, Davide!, qui in macchina?” si lamentò.
“Fidati! è meglio non scendere” le risposi mentre con la coda dell’occhio vidi uscire dal bosco i due vecchietti incontrati poco prima.
Lei non se ne accorse perché era voltata verso di me ed i due si stavano avvicinando al lato del passeggero.
“Dai, solleva la gonna” le dissi.
Lei si appoggiò allo schienale e spingendo sulle gambe per sollevare il sedere dalla seduta, si sollevò la gonna fino alla pancia.
Quasi contemporaneamente si accorse delle figure che ormai si trovavano a pochi centimetri dal finestrino.
Urlò: “Oh mamma!, che spavento”
Subito si abbassò la gonna per coprire la figa depilata. I due guardavano con insistenza dentro la macchina.
“Ma cosa vogliono?”
Mi chiese quasi terrorizzata.
“Guardarti” risposi io tranquillo.
“Oh mamma miaaaaa…” rispose lei con tono che dalla paura stava passando all’esasperazione.
“ E quindi?” Domandai io.
“E quindi cosa?” mi rispose lei.
“E quindi, se sono qui per guardarti fatti guardare” risposi serafico.
Francesca colse perfettamente la situazione in cui l’avevo accompagnata e, ubbidiente, cominciò ad agire di conseguenza.
Tornò a sollevare la gonna in modo da lasciare completamente nuda la parte inferiore del suo corpo.
Allargò le gambe in modo che la fessura del pube fosse bene in mostra e poi, portando le mani ai seni, li fece uscire dalle coppe del reggiseno e fuori dalla scollatura della canottiera.
Gli uomini di fuori tirarono fuori i piselli semiflosci, avvicinandoli fino quasi a toccare il finestrino.
“Ecco, hanno già tirato fuori i piselli” le dissi. “Devi guardarglieli come se desiderassi prenderli in bocca, così si eccitano di più”.
Francesca si voltò verso il finestrino cominciando a fissare i due cazzi che si stavano ingrossando con sguardo perplesso ma in un certo modo interessato.
Le misi una mano tra le gambe allargandogliele il più possibile. “Dai, fagli vedere come sei porca” le suggerii mentre il dito che le avevo infilato in figa la massaggiava da dentro.
Lei si sollevò una tetta portandola il più possibile verso la bocca e comincio a leccarsi il capezzolo con la punta della lingua. Questo divenne subito grosso e duro come un sasso.
I cazzi dei due guardoni erano ormai in piena erezione e loro si stavano segando con le grosse cappelle rosse appoggiate al finestrino.
“Continua tu” le dissi togliendole il dito dalla figa che era già bagnata.
Lei cominciò a masturbarsi lentamente e ad emettere i primi gemiti di piacere.
Istintivamente abbassai di qualche centimetro il finestrino di Francesca in modo che potessero sentire i suoi mugolii anche i guardoni che stavano fuori.
“Sei impazzito?” mi chiese spaventatissima.
“Solo due centimetri per farli sentire” le risposi subito. “Continua…”
Lei riprese a masturbarsi.
Dal bosco uscirono altre tre persone. Due sempre anziani, ma anche un giovane alto e magro dall’aspetto un po’ trasandato. Si avvicinarono anche loro.
“Ma quanti sono” mi disse distogliendo per un attimo lo sguardo dai cazzi appoggiati al finestrino.
“Boh” risposi guardando che ne stavano uscendo altri tre da un sentiero più lontano ma tutti diretti verso la nostra macchina.
I gemiti di Francesca stavano aumentando e la macchina era circondata da uomini con i cazzi di fuori.
I primi due che si erano avvicinati ad un certo punto cominciarono a sborrare quasi simultaneamente schizzando il finestrino della macchina all’altezza del viso di Francesca.
“Ma stanno venendo sulla macchina” mi disse lei innocentemente.
“Lascia fare” risposi, “…vuol dire che sei stata brava”. Le dissi.
I due si allontanarono lasciando il posto agli altri sei. I tre che si avvicinarono di più erano il tipo alto e giovane e i due anziani arrivati per ultimi.
Il giovane aveva un cazzetto molto piccolo, più del mio e trovai la cosa molto consolatoria. Ma l’anziano più basso, oltre ad una pancia pronunciata, aveva un cazzo di considerevoli dimensioni: non lunghissimo ma con una circonferenza dell’asta fuori dal comune. La sua mano tozza, probabilmente di contadino, non riusciva a circondare completamente l’asta del cazzo mentre se lo segava lentamente.
Senza preannunciare nulla a Francesca abbassai di altri dieci centimetri il finestrino, di modo che ci potesse passare un braccio.
Francesca, continuando a masturbarsi, si girò nuovamente verso di me con aria spaventata.
“Lascia fare” le dissi. Al massimo possono mettere dentro una mano per provare a toccarti una tetta’.
Lei si girò di nuovo verso il finestrino proprio mentre il braccio del ragazzo alto si stava infilando dall’alto con la mano diretta ad una tetta di Francesca.
L’afferrò stringendo le dita e cominciò a massaggiarla goffamente.
“Davide…” mi disse lei.
“Lascialo fare” le dissi perentorio.
Uno degli anziani aveva infilato il cazzo nello spazio lasciato dal finestrino semi abbassato, vicino allo specchio retrovisore, e se lo menava sperando che Francesca lo toccasse.
Cominciò a spruzzare sperma che cadde in parte sulle gambe nude di Francesca in parte sul tappetino. Anche il ragazzo alto che stava massaggiando le tette di Francesca tirandole i capezzoli quasi a volerglieli strappare venne inondando il finestrino di una enorme colata di sperma bianco.
“Ma che schifo…” provò a dire Francesca.
“Tu non ti preoccupare. Ci penso io a pulire”.
Decisi che era il momento di abbassare completamente il finestrino. In un attimo, all’uomo con il cazzo grosso si affiancarono gli altri due rimasti.
L’uomo appoggiò le palle sulla portiera facendo entrare il cazzo nella macchina.
Un altro, grasso e tarchiato, con due grossi baffoni da tricheco allungò il braccio nella macchina per arrivare con la mano tra le gambe di Francesca. Senza troppi convenevoli ha spostato la mano di Francesca per poter infilare due sue tozze dita nella figa sbrodolante.
Ha cominciato poi a stantuffarla bruscamente stingendole il clitoride con il pollice.
Francesca era frastornata ma in preda ad una eccitazione irrefrenabile.
“Sega quel cazzo enorme” le dissi.
E lei sollevò la mano destra fino ad afferrare la grossa asta che l’uomo aveva lasciato libera sentendo il mio ordine.
Il terzo uomo aveva infilato la testa in macchina e si era abbassato sui seni di Francesca succhiandole i capezzoli.
Poco dopo si sollevò facendo entrare l’uccello in macchina e dopo pochi colpi dati sull’asta cominciò a schizzare addosso a Francesca imbrattandole la faccia ed i seni.
Anche il cazzo enorme cominciò a sputare sperma, ma la mano di Francesca continuò a segarlo fino a quando dalla cappella gocciolavano sul sedile le ultime gocce.
Francesca si stava pulendo lo sperma dal mento quando anche l’ultimo uomo si mise a sborrare verso la figa fradicia e slargata dal lungo massaggio delle sue dita.
Dopo essersi svuotati i coglioni si ritirarono tutti e li osservammo mentre si avvicinavano ad un’altra macchina che era posteggiata vicino a noi con le quattro frecce accese.
Nell’eccitazione di quei momenti non ci eravamo nemmeno accorti che fosse arrivata.
Mentre aiutava Francesca a pulirsi dallo sperma che aveva su varie parti del corpo, guardavamo cosa stesse succedendo nella macchina vicino.
Era attorniata di uomini anziani come lo eravamo prima noi. Ma la portiera posteriore era completamente aperta e dentro c’era una donna bionda, sulla cinquantina, che si faceva scopare alla pecorina dal ragazzo alto che prima aveva sborrato sul nostro finestrino.
“Guarda… la stanno scopando tutti” mi disse incredula Francesca. “E senza nessuna protezione” aggiunse.
“Si” confermai.
Intanto tre ragazzoni sui vent’anni si erano avvicinati alla nostra macchina. Avevano tutti e tre già tirato fuori gli uccelli turgidi e se li accarezzavano lentamente mostrandoli orgogliosi a Francesca. Ed uno di loro ne aveva ben donde: il cazzo era veramente uno spettacolo, lungo, grosso e incurvato verso l’alto.
“Togliti tutto, tranne le scarpe e poi scendi così ti possono guardare meglio” le dissi deciso.
Lei, guardandomi fisso negli occhi con un’espressione tra lo spaventato e l’incazzato, mi disse: “non ci penso nemmeno”.
“Scendi, dai…”
Non ribatte oltre, si tolse lentamente tutto ciò che indossava e poi mise la mano sulla maniglia ed aprì la portiera. Scese dalla macchina e si mise in piedi guardando i tre ragazzi.
Questi le si fecero tutti intorno e cominciarono a palparla dappertutto. C’era chi si occupava delle tette, chi preferiva toccarle le chiappe e chi le massaggiava la passera.
Un ragazzo si era appoggiato con la cappella appena sopra la figa di Francesca e si segava come un matto. Dopo pochi istanti cominciò a sborrarle sulla pancia e lo sperma colò verso il basso infilandosi tra le grandi labbra della vulva aperta.
“Prendimelo in bocca!” le un altro dei ragazzi.
Francesca si voltò verso di me per vedere cosa stessi facendo e mi vide con il cazzo di fuori che mi segava con gusto.
Si accovacciò sulle gambe e prese in mano il cazzo del giovane. Aprì la bocca e cominciò a succhiarlo.
Il giovane mugolava dal piacere e Francesca, mentre succhiava la cappella, segava velocemente l’asta del cazzo.
“oh, vengo, vengo…” cominciò a dire il giovane. Francesca fece appena in tempo a togliersi il cazzo dalla bocca che dalla grossa cappella rossa cominciarono a schizzare cladi fiotti di sperma che la colpirono sulle labbra e sul mento.
Prima che finisse di sborrare Francesca che ancora gli teneva il cazzo ben stretto in una mano, lo indirizzò verso le sue tette e gli ultimi schizzi le caddero su entrambi i seni.
Mentre Francesca si rialzava il ragazzo con il cazzo più grosso cercava di infilarglielo tra le gambe da dietro.
Francesca si mosse in modo da impedirglielo.
“Francesca!” le dissi chiamandola.
“Cosa?” mi rispose mentre si puliva la bocca dallo sperma che le stava colando sul mento.
“Vieni qui…” le dissi quasi sottovoce.
Lei si abbassò entrando con la testa nell’abitacolo ed appoggiandosi con le braccia sul sedile per sentire cosa volessi. Il suo stupendo sedere era rimasto fuori dando bella mostra ai due ragazzi.
Il ragazzo che prima aveva cercato di montarla da dietro si era già fatto sotto e premeva il grosso cazzo nella fessura delle sue chiappe.
“Volevo dirti…” le dissi tergiversando
“Cosa devi dirmi?” mi rispose scocciata mentre sentiva il cazzo premere tra le natiche cercando il pertugio per la vagina.
“Volevo dirti che se allarghi un po’ le gambe quel povero ragazzo farebbe meno fatica”
Le dissi sorridendo serafico.
Lei non mi rispose ma divaricò leggermente le gambe. Il ragazzo riuscì a spingerlo bene tra le gambe ed in un attimo la grossa cappella trovò l’ingresso della vagina.
Osservai l’espressione estasiata di Francesca mentre l’enorme asta ricurva le penetrava la figa.
Dopo esserle entrato completamente dentro con un unico movimento, il ragazzo l’afferrò per i fianchi e cominciò a scoparla con foga incredibile.
Vedevo il viso di Francesca trasformato dalle smorfie di piacere, i suoi gemiti riempivano l’abitacolo mentre le sue enormi mammelle dondolavano al ritmo dei colpi di cazzo.
Urlava così forte che i guardoni liberi che stavano attorno si accalcarono dietro a Francesca per guardare.
Delle mani si infilarono sotto di lei toccandole i seni, altre le accarezzavano le gambe dalle caviglie risalendo fino alle cosce, altri tentavano di tintillarle il clitoride mentre il cazzo del ragazzo andava avanti ed indietro.
Francesca ebbe un violentissimo orgasmo esattamente nel momento in cui il ragazzo la stava riempiendo di decilitri di sperma caldo e denso.
Appena questi le sfilò il cazzo dalla vagina un altro guardone si fece sotto e le strusciò il cazzo sotto la pancia fino a trovare l’ingresso aperto e grondante di sperma.
Cominciò anche lui, esattamente come aveva fatto chi lo aveva preceduto, a chiavarla il più velocemente possibile.
Sembrava che Francesca stesse provando un orgasmo senza fine.
Anche questo le venne dentro e dopo di lui altri quattro si alternarono scopandola da dietro con tutte le loro forze.
“Basta, non ne posso più…” mi disse ad un certo punto.
“OK, Sali in macchina” le risposi.
Lei entrò e chiuse la porta. Misi in moto e partimmo lentamente. Nello specchietto vedevo un manipolo di uomini con il cazzo di fuori che guardavano la macchina allontanarsi con aria delusa.
Ci fermammo poco più avanti. Francesca scese dalla macchina per vestirsi.
Al centro del sedile c’era una grossa macchia bagnata, creata dallo sperma di almeno sette uomini che lo avevano depositato dentro alla figa di Francesca.