Cornuto inconsapevole dapprima, cuckold consenziente poi, lentamente sottomesso, posto in castità forzata, per anni relegato nel ruolo di sissymaid da mia moglie e dal suo bull, infine fisicamente e mentalmente femminilizzato.
Oggi, pienamente calato/a nel ruolo femminile, ho deciso di pubblicare su questo sito alcuni ricordi inerenti questo lungo processo di anni.
Non seguirò necessariamente un ordine cronologico nel farlo poiché, non essendo scrittore di professione, non mi sento all’altezza di organizzare i miei ricordi secondo una struttura classica e temporalmente consequenziale. Ciò che andrò via via scrivendo sarà più simile all’estrapolazione di alcune pagine da un diario che non ho mai scritto ma che è ben stampato nella mia mente, in una sorta di continui flashbacks.
Di ciò mi scuso anticipatamente, con chi avrà la compiacenza di leggermi.
Protagonisti di questi ricordi: io, Paolo, marito inadeguato e maschio mancato, quasi quarantenne oggi e poco più che trentenne all’epoca dell’inizio dei fatti. Mia moglie Marisa, vera e propria “hotwife”, sessualmente esuberante e di qualche anno più giovane di me. Il bull, Bruno, ipervirile e superdotato collega di mia moglie, arrogante, sessualmente insaziabile, decisamente perverso, sempre concentrato nell’affermazione del suo ruolo di maschio alfa.
Ho sempre pensato a me stesso come assolutamente etero, ma devo ammettere che, da quando tutta questa storia è iniziata e in particolare da quando porto la CB, ho cominciato a ritenermi latentemente bisessuale. All’inizio giustificavo tutto con il mio desiderio di salvare il salvabile del mio rapporto con Marisa, ma piano piano ho iniziato a dover ammettere con me stesso di provare davvero piacere ad essere trattato e sottomesso come una vera femmina.
Non è una cosa semplice da spiegare, non sono stato mai attratto dal mio stesso sesso e ancor oggi la visione di una bella donna arrapante mi provoca un certo rimescolamento ormonale. Il fatto è che mi sto rendendo conto di essere attratto anche dal cazzo. Se devo proprio esaminare il mio interesse nell’avere rapporti sessuali col mio stesso sesso, concluderei che sono più attratto dal cazzo in sé e per sé, che da quello che ci sta intorno. Mi spiego meglio: ho imparato via via ad apprezzare il fatto di essere posseduto sessualmente e, conseguentemente, un bel cazzo. Ciò non implica che io provi incondizionata attrazione per il corpo maschile. Però non posso certo negare che la vista di un bel cazzo provoca in me il desiderio di essere posseduto.
In linea di massima continuo a ritenermi attratto dal sesso femminile, ma sempre più spesso, ultimamente, mi sorprendo a pensare a me stesso come a una femmina, con tutti i desideri e le esigenze legate all’essere femmina, rapporti sessuali con maschi inclusi. Non saprei come altro spiegare infatti la soddisfazione derivante da un complimento estetico nei miei riguardi da parte di un maschio. Una sciocchezza in sé e per sé, d’accordo, ma che determina in me un profondo senso di soddisfazione. Come spiegarlo altrimenti se non con l’inconscio piacere di risultare desiderabile agli occhi di un maschio?
Non so quanto di tutto ciò sia imputabile alla mia castità forzata, ma certo non credo che basti l’utilizzo di una CB a tramutare pulsioni sessuali di tipo etero in altre, intensissime, di tipo omo.
Nello scrivere questo termine "omo" mi rendo conto di quanto esso possa essere inappropriato. Non mi considero gay, infatti, né mi ci sono mai considerato, piuttosto inizio a provare piacere fisico e mentale nel pensare a me stesso come femmina, oramai.
Non so, sono confuso… o confusA, se preferite.
*
Ovviamente non si svolge sempre tutto sempre alla stessa maniera, ma proverò a darvi un’idea della serata "tipo". Premetto che il bull ci fa visita in genere un paio di volte alla settimana, sempre alla sera, mentre i fine settimana va mia moglie a passarli da lui.
Le serate tipo, durante la settimana, si dividono in due categorie: quelle in cui viene per cena (più rare) e quelle in cui viene direttamente dopocena, di solito verso le 22-22,30. Comunque non c’è orario, può venire a qualunque ora, quando ne ha voglia, e alle volte è capitato che arrivasse anche a notte inoltrata. Generalmente, in questi casi, si ferma a dormire da noi. Immancabilmente cmq, fa una telefonata un’oretta prima in modo che ci si possa preparare ad accoglierlo.
La preparazione si svolge più o meno nello stile cuckold-hotwife e contribuisce in maniera quasi ritualistica a far salire il livello dell’eccitazione. Ricevuta la suddetta telefonata, viene interrotta qualunque cosa noi si stia facendo fino a quel momento, per dare il via alla preparazione vera e propria. Lei in genere fa un bagno o una doccia durante la quale è mio compito ass****rla porgendole ciò di cui ha bisogno (sapone, balsami, creme, asciugamani, etc.), controllando che la sua depilazione, intima e non, sia perfetta. Qualora non lo fosse, si fa in modo che lo diventi. Dopodiché si passa alla vestizione di rito durante la quale però io mi limito ad osservarla mentre indossa le cose che predispongo per lei sul letto prima di ritirarmi in un angolo della stanza.
Di solito si limita ad indossare intimo provocante, autoreggenti e sandali dal tacco vertiginoso (verso i quali lui mostra un particolare feticismo). A questo punto passa all’acconciatura e al trucco che di norma è di tipo molto pesante, quasi da prostituta di strada, insomma. In tutto ciò io rimango in silenzio a guardarla prepararsi per compiacere il suo maschio (che ovviamente non sono io) prefigurandomi l’intossicante piacere di quello che accadrà dopo. Solo quando tutto è pronto, compresi alcuni drink sul tavolino davanti al divano nel soggiorno (sempre gli stessi: gin tonic con ghiaccio per lui, vodka assoluta per lei), prendo il mio posto vicino al citofono, accanto alla porta di ingresso.
In realtà lui ha le chiavi di casa nostra, ma prova piacere nel farsi aprire da me dopo aver citofonato. Suona il citofono, rispondo:
-Si? Chi è?
-Sono il Toro della tua signora, sono venuto a montarla come non sai fare tu.
Frase più o meno di rito (spero ogni volta con tutto il cuore che non ci sia qualcuno nelle vicinanze ad ascoltarla perché sono certo che non si farebbe certo scrupolo a pronunciarla comunque).
A questo punto apro il cancello di sotto, socchiudo la porta e prendo il mio posto in ginocchio ad un metro da questa, testa bassa. Mi è richiesto di essere rigorosamente nudo e con la CB ben in vista. Ascolto col cuore in gola il rumore dell’ascensore che sale, i suoi passi sul pianerottolo. Entra, fa due passi, richiude la porta alle sue spalle, si ferma in attesa. A questo punto devo porgergli il mio benvenuto: sempre in ginocchio, devo avvicinarmi a lui e stampargli un bacio direttamente sul pacco, attraverso i pantaloni (è una cosa che feci il primo giorno che venne a casa nostra e che pare sia stata particolarmente apprezzata). Dopodiché di solito si sbraca sul divano in soggiorno e aspetta che arrivi mia moglie, la sua puttana personale, a servigli il gin tonic e a sedersi insieme a lui. Io, in tutto questo, aspetto in piedi in un angolo.
A questo punto la cosa diventa variabile: alle volte assisto a interminabili preliminari in cui lui tratta lei come la puttana di turno, toccandola dappertutto e limonandola senza ritegno sul divano, davanti a me, come se io facessi solo parte dell’arredamento o non ci fossi del tutto, altre volte facendola inginocchiare tra le sue gambe e, dopo esserselo fatto tirar fuori e prendere in bocca per farselo rizzare, guardando dalla mia parte con aria di soddisfatta arroganza (ho il sospetto che questo accada soprattutto quando lui, in conseguenza di qualche bicchiere di troppo, abbia bisogno di particolari attenzioni per farselo rizzare in tutta la magnificenza dei suoi 20 e passa cm).
Inutile dire che il mio cazzo a quel punto fa di tutto per avere un’erezione dentro all’angusta gabbietta in cui è confinato, provocandomi non poco sconforto.
Dopo il riscaldamento sul divano, abitualmente, si alzano per trasferirsi nella nostra camera da letto. Io li seguo. Lui normalmente si ferma ai piedi del letto e si fa spogliare da me, completamente. Io ripiego con cura i suoi abiti e li poggio su di una sedia, per ultimo gli sfilo le mutande e mentre la sua bestia salta fuori prepotente, lei si siede sul letto a guardare. Qualora nel tragitto dal divano alla camera da letto gli si sia smosciato un po’, toccherà a me farglielo indurire di nuovo, con mani e bocca; se già duro di suo mi limiterò a baciargli le palle in segno di rispetto e sottomissione (a questo particolare atto tiene molto). Immancabilmente lui a questo punto le sfila via le mutandine passandole a me affinché io le indossi, per sottolineare, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, a chi spetta il ruolo di unico maschio di casa. Cosa che io faccio sempre senza discutere.
Dopodiché, in genere, segue una sessione di mediamente un paio di ore, cui assisto, quasi sempre in ginocchio ai piedi del letto, durante la quale danno sfogo alla propria sconfinata libidine in tutti i modi contemplati o meno dal kamasutra.
Alle volte vengo chiamato a partecipare (reggendo le gambe o le braccia di lei, leccando le palle di lui mentre la monta, guidandole il grosso membro dentro figa o secondo canale, etc.), altre volte devo limitarmi ad osservare. Ogni volta che lui le viene dentro o addosso però, il mio compito è quello di ripulire con la lingua. Prima il suo cazzo ancora semiduro, poi la sua figa, il suo culo o la sua pelle qualora le sia semplicemente venuto addosso.
Si riveste sempre da solo, comunque, le volte in cui va via dopo averla montata, e il mio compito è solo quello di accompagnarlo alla porta ringraziandolo per questo. Quando rimane a dormire invece, una volta accertatomi che non abbiano più bisogno di nulla, lascio loro la nostra stanza matrimoniale e vado a passare la notte sul divano fino alle 6.30 della mattina successiva, ora in cui mi alzo per preparare la colazione ad entrambi. Colazione alla quale assisto immancabilmente in piedi, con ancora indosso le mutandine di lei, fino a che escono assieme per andare al lavoro.
Dovete sapere che, diversi anni fa, il rapporto tra me e mia moglie era un rapporto normale, c’era sesso e complicità tra noi e di certo non avremmo mai pensato che la cosa si potesse evolvere in questo modo.
A mia insaputa però, lei iniziò a tradirmi quando sul suo posto di lavoro assunsero quello che sarebbe poi diventato il nostro bull.
Iniziò così a propinarmi scuse per incontrarlo (pomeriggi di shopping con le sue amiche sempre più frequenti, cene di lavoro cui i partners non erano mai invitati, persino viaggetti all’estero organizzati dall’ufficio, etc.).
Io, che fino ad allora non avevo mai avuto motivo di essere geloso neanche durante i lunghi anni di fidanzamento trascorsi insieme, cui continuavo a fidarmi senza sospettare nulla.
La cosa andò avanti cosi per un paio di anni. Certo nel frattempo le cose tra noi, specie dal punto di vista sessuale, si erano andate via via raffreddando, ma interpretai la cosa come una normale stanchezza nel rapporto tra moglie e marito.
La sera iniziò ad andare a dormire sempre prima, dichiarandosi in genere assonnata, lasciandomi da solo davanti alla tv nel bel mezzo della serata, oppure a rifiutare inviti serali di amici, sempre con la scusa di dover andare a letto presto.
Non mi insospettii affatto, ma certo la mia frustrazione sessuale cominciò a farmi prendere altre strade; un paio di volte mi capitò anche di avere dei rapporti occasionali con altre donne, ma sempre storie da una botta e via che mi lasciavano dentro solo un gran senso di colpa nei suoi confronti.
Decisi quindi che l’adulterio non era cosa per me e ripresi la vecchia consuetudine di masturbarmi, un ricordo della mia adolescenza che ritenevo ormai fase superata per sempre.
Iniziai ad aspettare quasi con impazienza il momento in cui se ne sarebbe andata a dormire per potermi sfogare da solo davanti allo schermo del pc di casa in lunghe sessioni di masturbazione, durante le quali, facendo in modo di prolungare il piacere il più possibile, mi costringevo ad eiaculare soltanto dopo essermi inflitto almeno un paio d’ore di teasing and denying.
Ciò ovviamente mi lasciava sufficientemente scarico da non ins****re nel ricercare rapporti con lei che, da parte sua, non manifestava certo di sentirne troppo la mancanza.
Le cose cambiarono radicalmente una domenica o forse un sabato mattina, non ricordo perfettamente. So comunque che eravamo entrambi in casa, io ancora a dormire, spompato dalle seghe della notte precedente, lei di là a fare non so bene cosa.
In casa nostra abbiamo sempre avuto due apparecchi telefonici, il cordless nel soggiorno e un normale telefono in camera nostra, sul suo comodino. Normalmente questo telefono lo tenevamo con la suoneria abbassata in modo che non disturbasse chi stava dormendo. Quella volta però, casualmente, la suoneria non era stata disattivata per cui risposi automaticamente non accorgendomi che, nel frattempo, anche lei aveva risposto dall’altro apparecchio.
Ancora insonnolito, sentendo la sua voce mi astenni dal dire "pronto" e feci per riattaccare ma qualcosa nel suo tono mi spinse a rimanere in ascolto. Quella che sentivo era la voce di mia moglie si, ma con dentro delle note simili a quelle di una gatta in calore: ridacchiava, emetteva mugolii… proprio come facesse le fusa insomma. Cominciai a prestare attenzione, mentre il sonno mi passava di colpo.
Di quella conversazione ricordo oramai solo pochi frammenti, spezzoni di frasi che non lasciavano alcun dubbio sulla natura del rapporto tra mia moglie e la persona all’altro capo del filo:
LUI: "…non mi avrai mica tradito con tuo marito, ierisera, eh?"
LEI: "Ma quando mai! Figurati se ne ho voglia… io voglio solo te, lo sai" e ancora "…ripenso sempre al tuo cazzo…" e giù risatine e mugolii di piacere…
LUI: "…ma è ancora lì? non è ancora uscito? Lo sai che ho voglia… dimmi che riusciamo a vederci oggi, magari anche solo per poco… ci facciamo una sveltina in macchina, al limite!"
LEI: "No è ancora di là che dorme… speriamo esca presto… macchè sveltine e sveltine, lo sai che a me piacciono le cose fatte a lungo e perbene…"
E via così.
Non riuscivo a credere a quello che stavo ascoltando. Il mondo improvvisamente sembrava essermisi abbattuto tra capo e collo. Sentivo il cuore battermi all’impazzata e riuscivo a malapena a respirare, quasi boccheggiando.
Solitamente la letteratura cuckold, a questo punto, prevederebbe che il cornuto, benchè addolorato per quanto stia ascoltando, si accorga di essere però anche eccitato, magari con una incipiente erezione, o altre amenità del genere. Beh, vi posso garantire che per me non fu così.
Provavo solo rabbia e dolore, in maniera sorda, miste ad un sentimento di disprezzo nei miei stessi confronti per aver lasciato che ciò mi accadesse sotto al naso senza nemmeno accorgermene, concentrato solo sulle mie seghe serali che, a questo punto, si rivelavano ai miei occhi per quello che erano veramente: il patetico passatempo di un cornuto da quattro soldi non abbastanza maschio da sapersi mantenere la propria donna.
Questi pensieri erano ben presenti e vividi nella mia mente shoccata, pur senza venir formulati chiaramente.
Le mani mi tremavano letteralmente, mentre ero combattuto tra l’impulso di urlare loro tutta la mia rabbia e il desiderio di rimanere lì in silenzio per saperne di più.
Non ce la feci a sentire altro.
Urlai non so cosa nella cornetta, insulti e minacce credo, prima di precipitarmi di là a fronteggiare mia moglie. La trovai che attaccava precipitosamente la cornetta dopo aver pronunciato un frettolosissimo "ci sentiamo dopo, ti chiamo io". Le urlai in faccia tutta la mia rabbia e il mio dolore, piansi, minacciai, ricorsi a tutte le idiozie possibili e immaginabili cui di solito ricorre un uomo tradito per cercare disperatamente di recuperare un rapporto, negando anche l’evidenza.
Anche lei doveva essere rimasta scossa e, dopo un primo timido tentativo di negare tutto, ammise che si, in realtà tra noi c’erano dei problemi e che per lei era un periodo di confusione e sbandamento, che aveva avuto un momento di debolezza e che bla bla bla…
Dopo infinite discussioni, che vi risparmio, trovammo un accordo: lei avrebbe smesso di vederlo, io le avrei dedicato più attenzioni e insieme avremmo cercato di ricostruire il nostro rapporto.
Per qualche mese andammo avanti così, fingendo che nulla fosse successo, ma nella realtà, di là dalla apparente ritrovata armonia, entrambi dentro di noi sapevamo che le cose difficilmente sarebbero potute tornare come prima: lei aveva oramai assaggiato la piena soddisfazione sessuale (oltre al fantastico cazzo di lui, ovviamente), io ero stato umiliato come maschio e non riuscivo a smettere di pensarci.
La qualità delle nostre stesse rare e piuttosto forzose prestazioni sessuali, già da tempo piuttosto bassa, se possibile peggiorò ancora.
Difficilmente riuscivo a mantenere l’erezione a lungo durante le nostre scopate e il più delle volte toccava a lei finirmi con la mano quando, rinunciando a penetrarla, smontavo da lei rovesciandomi supino. Non che me lo facesse pesare, badate bene, tentava anzi sempre di minimizzare le mie misere prestazioni con un impegno che, contrariamente allo scopo cui era profuso, non faceva che rendere la mia umiliazione ancora più grande.
Seghe non me ne ero fatte più da quella famosa mattina e il mio appetito sessuale era intatto, ma ogni volta, proprio durante il sesso, mi si affacciava in mente l’idea di un paragone, tra me e quel misterioso amante, da cui uscivo inesorabilmente sconfitto e che, nel giro di pochi minuti, mi riduceva praticamente all’impotenza.
In queste circostanze il sesso tra noi era diventato una specie di incubo per entrambi, per cui, poco alla volta, si ridusse al minimo sindacale. Quel minimo per cui l’altro non potesse dire che gli venisse negato.
Come dicevo prima, questo stato di cose durò per qualche mese soltanto perché presto cominciai ad avere il sospetto (più tardi regolarmente confermato) che i rapporti tra lei e il suo amante fossero ripresi alle mia spalle.
Mentre fino ad allora mi ero dimostrato completamente cieco, oramai ero attento a registrare il minimo particolare che potesse confermare i miei sospetti.
La riaffrontai di nuovo.
Stavolta non feci drammi o scenate e tentai di intavolare la cosa civilmente. Lei non ammise nulla ma nemmeno negò e concludemmo che pur continuando a vivere insieme, per il momento ciascuno avrebbe goduto di una certa libertà ed indipendenza che sarebbero servite soprattutto (almeno negli intenti) a chiarirci meglio le idee.
Cominciò così un periodo molto oscuro (almeno per me), fatto di pomeriggi e serate da solo in casa ad aspettare che lei rientrasse, con l’angoscia che forse stavolta non sarebbe tornata, angoscia che si dissipava soltanto all’udire il rumore porta di casa, per poi lasciare posto ad un’ accecante gelosia che non trovavo la forza di ammettere nemmeno con me stesso.
La situazione stava per me diventando molto dolorosa e difficile da gestire, soprattutto mentalmente. Ripresi a masturbarmi assiduamente sui siti porno, dove cominciai a provare una sorta di morboso interesse verso l’argomento "cuckold", storie, foto, filmati, tutti concernenti quello.
Credo fosse una specie di sublimazione di ciò che stavo vivendo in quella fase della mia vita: il piacere sessuale provato nel masturbarmi, immedesimandomi in quello che leggevo o vedevo, in un certo oscuro modo rendeva la mia situazione reale più tollerabile, facendomi sentire non più escluso ma parte attiva, sia pure nel ruolo del cornuto consenziente, di quello che mi stava capitando.
Erano ancora soltanto fantasie, certo, ma lentamente stavo in qualche modo accettando che l’umiliazione derivante dal mio fallimento come maschio, fonte unicamente di sofferenza fino ad allora, si tramutasse in una contorta forma di piacere sessuale.
L’idea concreta però di proporre io a mia moglie di vivere nella realtà quello su cui oramai erano concentrate tutte le mie pulsioni sessuali (avevo praticamente abbandonato le visite a siti che non presentassero principalmente argomento "cuckold"), non mi sfiorava nemmeno lontanamente.
Una sera però che, aspettando fino a notte inoltrata il ritorno di lei, mi ero scolato mezza bottiglia di gin, mi lasciai sfuggire con lei che avrei preferito che, piuttosto che starmene preoccupato tutta la sera non sapendo nemmeno se le fosse malauguratamente capitato qualcosa o meno, avrei preferito che venisse la persona con cui si incontrava a casa nostra e che, se necessario, sarei stato disposto anche ad uscire io di casa per lasciare campo libero a loro.
Non mi rispose, ma notai che ciò che le avevo detto doveva averla colpita perché, invece di rivolgermi il solito distaccato "buonanotte" a voce, quella sera si chinò sulla poltrona su cui ero seduto per darmi un bacio sulla fronte, passandomi una mano tra i capelli.
Quel gesto mi spiazzò.
Iniziai a considerare che forse, seppure in una forma nuova e del tutto differente da quella che avevo vissuto prima, qualcosa tra noi avrebbe potuto esserci di nuovo.
Ancora non avevo però sufficiente coraggio per parlarne apertamente con lei.
Fu lei stessa a riaffrontare l’argomento qualche giorno dopo. Mi disse che aveva pensato molto a ciò che le avevo proposto quella notte, che le aveva confermato quanto in realtà potessi essere ancora attaccato a lei, che alla fine ne aveva parlato col suo amante e che lui si era dimostrato di mentalità molto aperta in merito (seppi solo dopo molto tempo che lui in realtà aveva già avuto esperienze del genere con coppie consenzienti e che era piuttosto solleticato dall’idea di poter metter in piedi un nuovo menage a trois).
-In… che senso… molto aperta?
Riuscii a farfugliare mentre sentivo spalancarmisi l’eventualità di vivere davvero ciò su cui avevo versato litri di sperma negli ultimi mesi durante interminabili sessioni di seghe solitarie. Non so se fosse più per la paura o per l’eccitazione di quella assurda situazione che stavo vivendo, ma la mia voce tremava.
-Nel senso che a lui non dispiacerebbe venire qui, anzi… non gli dispiacerebbe nemmeno se tu volessi essere presente durante…
E qui si fermò arrossendo violentemente (anche in questo caso seppi solo dopo che lui aveva a lungo insistito, quasi preteso, che lei mi facesse questa proposta, che lei non ne era convinta neanche un po’ e che si stava vergognando da cani solo a farmela, ma che non aveva saputo opporsi per paura di perderlo).
-Io per te farei qualunque cosa, amore mio!
Le dissi piuttosto teatralmente tra le lacrime e, dopo tanti mesi, ci abbracciammo e ci tenemmo abbracciati a lungo in silenzio.
Passarono ancora diversi giorni prima che la cosa si concretizzasse davvero, però. Giorni durante i quali mi chiese conferma cento e cento volte della solidità della mia intenzione a riguardo, se avessi valutato o meno tutti gli aspetti (certamente non facili da affrontare) della situazione e le implicazioni anche di carattere sessuale che ne sarebbero inevitabilmente s**turite. Io feci sempre del mio meglio per rassicurarla dichiarandomi disposto ad accettare anche un ruolo secondario pur di non rimanere totalmente escluso dalla sua vita affettiva e sessuale, anche se ancora ero convinto che al massimo mi sarebbe stato offerto di doverla condividere con lui ma sempre in un ruolo attivo, da maschio insomma.
Mi lasciai coinvolgere così, di impulso, anche un po’ ingenuamente, se vogliamo.
Giunse finalmente la tanto attesa sera del primo incontro a tre.
Io la osservavo prepararsi con cura (niente di provocante nel suo abbigliamento ancora, ma notavo la particolare attenzione che ci metteva nel farlo), lei era nervosa e mi chiedeva in continuazione se volevo davvero andare fino in fondo e che avremmo sempre potuto mandare tutto a monte, volendo.
Mi sforzavo di dimostrarmi apparentemente all’altezza della situazione, ma in realtà me la stavo facendo davvero sotto anch’io.
Finalmente arrivò, gli andò ad aprire lei, dicendomi che sarebbe stato meglio se io avessi aspettato nel soggiorno.
Quando entrò con fare sicuro, con mia moglie visibilmente sulle spine a seguirlo due passi indietro, prese subito in mano le redini gioco dimostrandosi in totale controllo della situazione e, dopo essersi seduto sul divano come si fosse trovato a casa sua, mentre io stavo ancora domandandomi se presentarmi porgendogli la mano o meno, mi si rivolse in maniera diretta e decisa:
-Mi fa piacere, caro Paolo, che tu abbia deciso di voler vivere questa nuova esperienza. Magari avresti potuto evitarci le spiacevoli situazioni degli ultimi mesi e dichiarare prima che sarebbe piaciuto anche a te partecipare… sarebbe stato infinitamente più semplice per tutti e tre…
Volevo replicare qualcosa, ma la voce non mi usciva proprio. Continuai a starmene in piedi lì ad ascoltarlo senza poter fare a meno di ammirarne, oltre all’ aspetto dannatamente attraente, l’ incredibile faccia tosta.
-…comunque, tutto è bene quel che finisce bene. Mettiamo da parte il passato. continuò facendo cenno a lei di sedersi sul divano, accanto a lui.
Passandole poi un braccio attorno alle spalle, riprese con assoluta naturalezza:
-Sono un uomo cui piace essere chiaro fin dall’inizio, per cui credo sia meglio mettere la carte in tavola da subito, inutile stare a girarci tanto intorno… come sai io e tua moglie da qualche tempo abbiamo una relazione ma non ti allarmare, non ho nessuna intenzione di portartela via per viverci insieme, tua moglie voglio solo scopartela, non sposarla, per quello ci hai pensato già tu…"
Quel linguaggio volutamente crudo, quel termine scoparTEla, misero in chiaro, fin da subito, quali sarebbero stati da allora in avanti, i nostri ruoli reciproci: lui il Bull, mia moglie la Hotwife, io il Cuck.