Sono Alessia e ho un fratello che si chiama Mattia, siamo gemelli e abbiamo compiuto da poco vent’anni. Io sono una ragazza carina, bionda con gli occhi scuri, sono alta 1,68, e sono in possesso di un bel corpicino con delle belle tettine sode e un culetto tondo e sporgente. Ecco, questa è, fisicamente parlando, la mia descrizione sommaria. Mio fratello, ecco, lui, da un paio d’anni con alcuni interventi chirurgici è diventato un trans. Ha le tette più grosse delle mie e si è fatto fare un culo alla brasiliana.
In casa, i miei genitori, si sono accorti delle tendenze di Mattia quando lui aveva all’incirca dodici, tredici anni. Lui giocava assieme a me e gli piacevano le mie bambole, i trucchi, il rossetto, la mia biancheria intima e in genere tutto l’abbigliamento femminile. La nostra famiglia, dopo aver frequentato una marea di studi medici, di psicologi, di assistenti, persino di comunità gay, si rassegnò ad avere un ragazzo omosessuale in casa. Difatti lui crebbe e quando fu divenuto maggiorenne, si recò da un chirurgo, famoso per queste operazioni estetiche e nel giro di circa un anno e mezzo, poco alla volta si trasformò in un bellissimo trans. Certamente non si può parlare di normalità, ma anche a queste cose ci si abitua e così i miei e anche io, riuscimmo a farcene una ragione. Lo scorso anno è successa una cosa che però mi ha sconvolta in modo irreversibile. Katia, così si fa chiamare Mattia, il dieci di agosto se ne andò con il suo ragazzo al mare, nella casa che appartiene ai nostri genitori.
Io dovevo invece partire con Luca, il mio di ragazzo, per un viaggio che ci avrebbe portati in giro per l’intera Europa. All’ultimo momento però questa vacanza andò in fumo. La sua macchina mentre viaggiava in autostrada, un paio di giorni prima della partenza prevista, si mise a fumare e la trainarono presso l’officina meccanica più vicina. Motore fuso, gliela potevano consegnare riparata solo a settembre. Sconsolati e incavolati, decidemmo di raggiungere Katia e il suo ragazzo al mare.
Pigliammo il treno delle venti e arrivammo a destinazione alle ventitre e trenta. Trascinandoci i bagagli arrivammo finalmente davanti alla porta della casa dei miei. Aprii il cancelletto con la chiave e salimmo poi alcuni scalini che ci portarono a superare la porta d’ingresso. Dentro era tutto buio e noi dopo aver acceso la luce del corridoio, ci infilammo stanchi dentro una delle tre camere da letto. Feci il giro della casa e non vi trovai nessuno. Sicuramente mio fratello era uscito con il suo ragazzo. Dico sempre fratello ma non so, forse sarebbe meglio chiamarla sorella. Se considero il suo corpo dalla vita in su devo considerarla una femmina, ma se lo valuto dalla vita in giù devo pensare a lui come se fosse un maschio. Almeno credo, per dire la verità io dalla cintola in giù nudo non l’ho mai visto se non quando eravamo bambini.
Luca ed io ci spogliammo e ci infilammo sotto la doccia. Si sa che la paglia vicino al fuoco prima o poi brucia e così in breve ci trovammo abbracciati, stretti uno all’altra stravolti dalla passione. Lui mi sollevò una gamba e il suo pisellone arcuato si infilò magicamente nella mia vulva già abbondantemente lubrificata. Sotto il getto d’acqua tiepida, la sua bocca a suggere il mio seno, il suo membro che mi scorreva dentro e le mani che percorrevano il mio corpo, carezzandomi la pelle desiderosa di quell’eccitante contatto. Gli sollevai il viso e ci baciammo lungamente, mentre i suoi colpi sempre più veloci e sempre più profondi mi portarono gradatamente all’orgasmo. Dicono che l’orgasmo simultaneo sia una prerogativa di poche coppie, ma per me e Luca era divenuta una meravigliosa abitudine. Tra di noi esisteva un incredibile affiatamento, io comprendevo dai suoi movimenti che da lì a poco sarebbe venuto, questa cosa mi eccitava ancora di più e mi accorgevo che anche per me l’orgasmo era alle porte, iniziavamo così a muoverci in perfetta sincronia e assieme esplodevamo per cogliere il culmine del piacere che ci lasciava per qualche minuto svuotati di energie, esausti e faticosamente ansimanti. Uscimmo dalla doccia e lui mi aiutò ad asciugarmi, poi io mi occupai di lui, mi accorsi che dal taglietto del suo pene, ancora mezzo duro, fuoriusciva una goccia di sperma filante, così, amorevolmente mi chinai davanti a lui e gli presi in bocca la cappella succhiandola un po’ e leccando per bene la sua linfa vitale. Luca mi spinse il capo verso il suo bacino facendomi ingoiare tutto il suo bel cazzo poi iniziò a scoparmi in bocca. Il suo grosso pistone mi scivolava lungo il palato e si infilava fino in gola, ritornava indietro e poi ancora giù fino in fondo, con una mano gli tiravo le palle e con l’altra provvedevo a sditalinarmi la figa ancora desiderosa di piacere.
Questo fu il momento che tutti avremo poi considerato essere stata la scintilla che aveva fatto s**tenare tutti gli avvenimenti futuri. La porta del bagno si aprì e i due fidanzati, ovvero mia sorella e il fidanzato comparvero sulla porta. In effetti, a pensarci bene, non era successo nulla di così trascendentale, Luca ed io eravamo entrambi maggiorenni e lo erano pure loro. Noi, ormai fidanzati da tempo, non facevamo niente che non rientrasse nella normale routine di una coppia. Tutte le coppie oltre ai rapporti penetrativi praticavano i rapporti orali e molte mettevano in pratica anche quelli anali. Per noi le cose non andarono proprio così. Katia chiuse immediatamente la porta e dopo pochi secondi Luca, assolutamente non disturbato da quanto era successo, mi sborrò in bocca. Io al contrario non riuscii a portare a termine il mio ditalino e in quella occasione rimasi a bocca asciutta. Beh, non è vero, proprio a bocca asciutta non direi, anzi, la bocca ce l’avevo allagata e piena di sperma del mio uomo. Non so se sia vero, o se sia solo un modo che gli uomini hanno per far si che le loro partner ingoino la loro sborra, ma dicono che sia ricca di vitamine e così la mandai giù come facevo ormai da molto tempo. Uscimmo e senza guardarci in giro ci infilammo in camera nostra. Ci vestimmo, io indossai sulla pelle un vestitino leggero, con fiorellini azzurri su sfondo bianco, Luca si mise le mutande, una t-shirt bianca e un pantaloncino a mezza coscia color cachi. Le luci dell’alloggio erano accese dappertutto ed io passai in giro per le camere a spegnere tutta la luminaria. Passai di fronte ad una camera, quella attigua alla nostra, e sentii parlare, credetti di far bene ad andare a scusarmi per non aver chiuso la porta del bagno e aprii l’uscio di quella stanza. Rimasi per un attimo allibita ed estremamente sorpresa. In fondo alla camera con la testiera appoggiata alla parete, un letto matrimoniale molto grande e su quel letto il ragazzo di Katia che stava a pecorina e la mia sorellina che se lo stava inculando sbattendolo con una certa qual violenza. Luca era dietro di me, anche lui ebbe modo di ammirare quel selvaggio e innaturale accoppiamento, richiusi appena la porta, quel tanto che bastava per vedere e nello stesso tempo evitare che ci vedessero. Il mio giovane, instancabile e insaziabile stallone mi sollevò il vestito e mi infilo le dita a sfiorare il mio piccole e sensibilissimo pertugio anale. Per facilitargli il compito divaricai un po’ le gambe e lui scivolò dolcemente verso la mia figa già inumidita dall’eccitazione. Peccato che la scena, che si stava svolgendo sotto i nostri occhi, non si vedesse troppo bene. Da dietro si notava il bellissimo culo di mia sorella/fratello, i muscoli del quale guizzavano ad ogni spinta. Il ragazzo che se lo stava prendendo godeva e mugolava sonoramente ad ogni affondo. Vedevo tra le gambe di Katia, il suo pesante sacchetto dei coglioni che penzolanti ballavano seguendo i suoi movimenti. Poi mio fratello si sfilò e scese dal letto, io socchiusi ancora un po’ la porta, lasciando solo un piccolissimo spiraglio. Luca mi fece accucciare e poi mise il capo sopra al mio per poter vedere a sua volta ciò che stava succedendo. Vidi di profilo il cazzo di Katia. Ce l’aveva dritto davanti a se a novanta gradi rispetto al corpo, veramente una gran bella mazza, lunga almeno ventidue, ventitre centimetri, notai la grossa cappella lucida e paonazza, ma quello che più mi colpì fu il diametro di quello splendido pene.
Era molto largo, come posso dire, tipo una lattina della “Sprite”, in quel momento pensai che un membro così, spinto con forza nel culo doveva fare un male tremendo. Ora anche il fidanzato era in piedi, notai il pisello molle che gli penzolava davanti, non ce l’aveva molto grande direi anzi di taglia medio piccola. Lui fece posizionare Katia piegata in avanti, con le braccia conserte appoggiate al bordo del letto, quindi gli si piazzò dietro e gli fece aprire le gambe, vidi la sua mano scomparire fra le cosce di mia sorella e dopo poco il cazzo di katia comparve da dietro. Pareva che dal culo gli uscisse un altro pene!!! Con la bocca, il giovane glielo succhiò per bene, poi lo lasciò andare e si alzò ancora in piedi, ora ce l’aveva duro, glielo piazzò fra le natiche o lo vidi spingere deciso. Mentre tutto questo succedeva
Il mio Luca si era spogliato e mi aveva sollevato il vestito fino alle spalle, sentii il suo cazzo strofinarsi a lungo fra le chiappe, poi la sua cappella puntare dritta contro il mio tenero buchetto e dilatarlo fino a penetrare all’interno delle mie viscere. Le sue mani si impossessarono delle mie tette e me le strizzarono con forza. Che goduria, lo spettacolo offerto da mia sorella e dal suo fidanzato Gigi, le sensazioni molto intense che mi dava Luca, con le sue mani e con il cazzo nel culo, mi stavano facendo completamente impazzire. Inclinata in avanti e appoggiata con le mani allo stipite della porta seguivo Katia che se lo stava facendo ficcare nel sedere e senza alcun ritegno godeva ad alta voce pregando di fotterla fino in fondo. Dal canto mio, non dovevo richiedere a Luca di penetrarmi a fondo perché lui già lo stava facendo ottimamente. In quel momento di grande estasi, persi il controllo e ad un affondo un po’ più violento del solito risposi con un acuto urletto di dolore. Katia e Gigi si voltarono verso la porta simultaneamente e ci videro, io libidinosamente con la bocca aperta e lui che mi sbatteva stringendomi le poppe. Accortisi che ci avevano scoperti, rimanemmo immobili, come se questo ci servisse per diventare invisibili ai loro occhi. Gli altri due amanti invece, non si scomposero affatto, vidi Katia sorridere e con una mano ci fece cenno di raggiungerli. Sentii la proboscide del mio uomo sfilarsi dal culo e senza nemmeno comprenderne il motivo, mi mossi all’interno della stanza. Dietro di me con il cazzo che lo precedeva, Luca mi seguì. Da quel preciso istante si materializzò tra noi quattro una specie di complicità che ci condusse a compiere atti e gesti che nulla avevano a che vedere con la serietà e la razionalità. Personalmente mi feci guidare dall’istinto, non mi fermai nemmeno un secondo a meditare, a riflettere su ciò che stavo facendo. Il mio corpo, era l’unica guida che orientava le mie azioni. Quando Katia mi fece inginocchiare davanti al suo monumentale cazzo e mi poi mi prese per i capelli spingendomelo in bocca io mi accorsi di provare piacere ad essere sottomessa ai suoi voleri. La troia, ero una troia, senza personalità alcuna, o semplicemente rappresentavo una serie di buchi, di umidi anfratti, di sinuosi promontori e morbide curve, a completa disposizione di tutti quelli che desideravano poterne usufruire. Succhiavo mio fratello e Luca intanto se lo faceva spompinare da Gigi.
Poi Katia si fermò mi aiutò a salire sul letto, si mise sdraiato supino e mi fece piazzare a cavallo volgendogli la schiena. Scesi con le chiappe e sentii la gigantesca cappella appoggiarsi per un attimo al mio sfintere, tentai di risalire ma lui mi prese per i fianchi e mi spinse giù. Mi dilatò dolorosamente l’ano fin quando, accompagnato da un mio urlo bestiale, il suo cazzone scivolò lentamente dentro il mio intestino. Vidi Luca salire sul letto e piazzarsi fra le mie cosce, mi spinse a sdraiarmi sulle tette di Katia, e me lo sbattè in figa. Era la mia prima doppia penetrazione e sul soffitto mi parve di vedere il firmamento. Come una zoccola navigata godevo, inaspettatamente godevo con quel mostruoso missile piantato in culo. L’altro manganello mi stava trapanando la figa. Le mani di entrambi mi strapazzavano le tette, i capezzoli stretti fra le loro dita mi dolevano e al tempo stesso mi davano spasimi di piacere acuto e intenso Tutto il mio maialissimo corpo mi trasmetteva sensazioni goduriose e arrivai a non capire più nulla nel momento stesso in cui vidi Gigi piazzarsi dietro al culo di Luca e inchiappettarselo vigorosamente. Urlai forte il mio orgasmo stellare, mi mossi come se fossi disarticolata, danzai sul cazzone di mio fratello fino a sbattere con le natiche contro il suo pube mentre sentivo gli zampilli bollenti di Luca riempirmi profondamente la figa. Un a****lesco e lungo grugnito mi fece capire che Katia mi aveva allagato l’intestino e in quel momento sentii le sue mani stringere ancora più forte le mie povere tette martoriate. Gigi pompò ancora per qualche istante Luca e poi soffiando come un mantice gli sborrò nel culo. Ci liberammo da quel groviglio di mani e corpi sudati e seduti uno a fianco dell’altro sul bordo del letto ci guardammo per qualche secondo negli occhi, poi vidi comparire sul viso del mio fratello trans, un lieve sorriso che ben presto si trasformò in risata, una risata contagiosa che rapidamente si estese anche agli altri. Ridemmo parecchio, non riuscivamo più a fermarci, poi poco alla volta riuscimmo a recuperare una piccola parvenza di serietà e così ci salutammo e andammo ognuno nella propria camera a dormire.
Nei giorni seguenti ci fu però una tendenza ad usarmi come se fossi una schiava, mi fecero delle cose ignobili ed io…………………
Luca ed io dormimmo profondamente, recuperando le nostre forze, verso mezzogiorno, pensammo che era giunta l’ora di alzarci e faticosamente sollevammo le nostre stanche membra dal letto e ci rimettemmo in forze. In casa non c’era nessun altro e pensammo che fossero al mare. Così ci preparammo e dopo una piccola colazione ci dirigemmo verso la spiaggia. Trovammo già belli arrossati e unti di creme Katia e il suo Gigi, lei in bikini che mal celava il robusto pacco e lui con uno slip azzurro che a sua volta poco lasciava all’immaginazione. Entrambi sdraiati su di un lettino a prendere il sole. Luca ed io ci spogliammo e ci sistemammo sotto il vicino ombrellone. Luca indossava un boxer a quadroni multicolori e io un bikini con il reggiseno molto scollato che evidenziava le mie tettine. Parlammo per qualche minuto e poi, come se il giorno prima nulla fosse successo, ci dedicammo a prendere il sole. Verso le diciassette, notai Katia parlottare a lungo con Gigi, poi entrambi dissero che si facevano una passeggiata sulla battigia e si allontanarono. Li seguii con lo sguardo e vidi che dopo una cinquantina di metri deviarono verso il chiosco che fungeva da bar.
Si sedettero con delle lattine in mano e iniziarono a sorbirle con le cannucce. Ad un certo punto vidi Katia alzare un braccio e far cenno a un uomo di colore, probabilmente un “vu cumprà”, di avvicinarsi, quest’ultimo raggiunse la coppia e si sedette sull’unica sedia disponibile, ebbi l’impressione che mentre si parlavano l’uomo ogni tanto guardasse verso la nostra direzione. Dopo qualche minuto di questo fitto conciliabolo il nero si alzò e se ne andò. I nostri due piccioncini rimasero ancora lì seduti a sorbirsi le loro bibite. Guardai Luca che pacificamente dormiva al sole, mi sedetti sul lettino e mi misi ad osservare con attenzione Katia e Gigi, c’era sotto qualcosa di sospetto non capivo quale sotterfugio stessero architettando. Dopo una ventina di minuti il “vu cumprà” fece ritorno. Sfilò dalla grande borsa un pacchetto e lo posò sul tavolino quindi ne estrasse una collana o forse un braccialetto e lo mostrò a Katia. Lei lo esaminò e vidi che approvava. Mi ero preoccupata per niente, aveva solamente ordinato un gioiello di bigiotteria e lui glielo aveva portato. Mi rilassai e poi subito appresso mi addormentai anche io.
Verso le diciannove ci incamminammo tutti verso casa, tra docce varie e cambi d’abito vennero le ventuno e così ci mettemmo a tavola verso le ventidue. Mangiammo e bevemmo anche troppo e l’allegria si impossessò di tutti noi. Tra battute, risate e bicchieri di vino giunsero le ventiquattro, urmai un po’ brilla pensai di andare a dormire, invece sentii suonare alla porta e vidi Katia e Gigi che non sembravano essere affatto sorpresi dalla cosa. Lei andò ad aprire e fece entrare tre ragazzi tra i quali c’era pure il marocchino con il quale avevano a lungo parlato in spiaggia. Ce li presentarono, il primo di nome faceva Mario era biondo non molto alto, carino di viso, vestito con jeans bianchi e maglietta azzurro carta da zucchero, l’altro che si chiamava Loris, era bruno sul metro e novanta, muscoloso con indosso una maglietta a maniche corte bianca attillatissima e dei pantaloncini corti verde militare. Il marocchino il cui nome era Bandele fisico muscoloso alto sul metro e ottanta, capelli scuri e naturalmente viso e tutto ciò che si vedeva del corpo nero come la pece, lui era vestito con un camiciotto a quadretti neri e rossi, pantaloncini sfrangiati sul fondo e un po’ strappati qua e là, ricavati sicuramente da un paio di jeans azzurri consumati. Gli chiesi da dove provenisse e mi disse che il suo Paese d’origine era l’Angola. I tre si accomodarono con noi e Bandele tirò fuori da un borsello di tela color cachi una bustina che consegnò a Katia. Lei ridendo, la aprì e all’interno un pugno di polvere bianca. Non ne avevo mai fatto uso di sostanze stupefacenti ma riconobbi la “Cocaina” . Katia parecchio euforica ne prese un pizzico e la inalò in due o tre riprese. Prese il pacchetto e lo porse a me, io mi rifiutai, ma poi vidi il mio Luca che a sua volta si servì prendendone un pizzico, se lo portò al naso e aspirò facendo scomparire la polverina. Anche Gigi se ne servì e alla fine l’involucro con il suo contenuto ritornò a me. Lo presi e insultandoli tutti, con fare sprezzante lo buttai in aria. La “Coca” si sollevò e ricadde per terra in una nuvola, spargendosi sul pavimento. Loris mi guardò duramente e altrettanto fecero gli altri. Avevo dilapidato un capitale di “ Neve”in una frazione di secondo. Katia si incazzò moltissimo e mi coprì di epiteti durissimi, quindi mi disse che sarei stata punita per quello che avevo fatto. Così verso l’una di notte, attorno a me, non c’era più nessuno che fosse in normali condizioni. Luca mi toccava davanti a tutti e dappertutto, sghignazzava ad alta voce, diceva parolacce e gli altri lo seguivano a ruota. Alla mia destra vi era Mario, che approfittava anche lui per palparmi le cosce, vidi Bandele toccarsi l’inguine e poi sempre guardandomi estremamente allupato abbassò la cerniera e se lo tirò fuori.
Compresi il motivo per cui dicono che i maschi di colore sono superdotati, non sembrava duro completamente, ma era una mazza gigante, curvata verso il basso, circoncisa, con la cappella rosa che faceva contrasto con la pelle nerissima e lucida del fusto. Rimasi allibita e imbambolata anche quando si ficcò le mani dentro alle mutande ed estrasse anche le mostruose palle. Maria, che attrezzatura il giovane Bandele!!!! In pochi secondi, vidi che tutti si era piazzati attorno alla mia sedia e mille mani mi tastavano dappertutto. Il nero si era intanto spogliato nudo e il suo fisico era una armonia di forme e di muscoli guizzanti e tonici. Si mise fra me e il tavolo e vi si sedette sopra, si teneva con una mano il cazzo e nonostante che ne coprisse una decina di centimetri almeno altri venti ne rimanevano scoperti.
La sua cappella a pochi centimetri dalla mia bocca, non sapevo cosa fare, guardai Luca e lui portandosi la mano destra chiusa a pugno a pochi centimetri dalla bocca la mosse come a indicare di spompinarglielo. Glielo presi in mano, era pesante, non era proprio duro duro, avvicinai le labbra e lo baciai timidamente, lui mi mise una mano dietro il capo e mi attirò a se. Lo accolsi nella bocca e il mio palato mi trasmise un sapore diverso dal solito, non so se era solo una mia impressione, ma in quell’enorme cazzo, c’era un ché di forte e terribilmente selvaggio che mi invase la bocca. Respirando a fatica dal naso, provai ad ingoiarne il più possibile, ma al massimo riuscii a raggiungere la metà di quel cilindro scuro. Poi il cazzo si sfilò e lui volle spogliarmi, anche gli altri contribuivano e fui praticamente nuda. Katia mi prese e mi buttò in malo modo su una poltrona, poi fece tacere tutti e parlò.
Mi disse che visto che ero una gran puttana che avevo sprecato duemila euro di roba avevano deciso di “usarmi” per tutta la settimana di vacanze come si usa una serva. Avrei dovuto fare tutto ciò che mi ordinavano e che loro avrebbero provveduto a farmi divenire la loro lurida schiava. Protestai vigorosamente, feci per alzarmi, ma le mani di Bandele mi bloccarono inesorabilmente alla poltrona. Sperai che tutto fosse dovuto all’effetto della “Coca” e che il mattino seguente le cose si sarebbero normalizzate, ma la situazione peggiorò immediatamente.
Gigi, andò in camera loro, prese il pc portatile e dopo aver smanettato un paio di minuti, mi fece vedere l’immagine di una schiava. Una ragazza più o meno della mia età, nuda, con i capelli rasati a zero, le mollette sui capezzoli, inginocchiata sul pavimento con le mani e le caviglie legate da una spessa corda bianca. Attorno a lei una miriade di attrezzi metallici e di vari materiali. Vidi delle pinze, dei cavi elettrici, imbuti strani, delle enormi provette e dildo giganteschi. Sempre Bandele mi fece inginocchiare a terra e mi legò i polsi dietro la schiena, poi fece altrettanto con le caviglie. Mi passò poi una corda attorno al collo e la fece passare fra le mie cosce tirandola fino a farla penetrare fra le labbra della mia vagina. Gridai per il dolore e ricevetti in cambio un sonoro ceffone sul viso. Li pregai di smettere dissi loro che il gioco era bello se durava poco, ma non ci fu nulla da fare. Luca era nudo anch’esso e se ne stava seduto di fronte a me in poltrona e mi guardava divertito. Vidi avvicinarsi Katia, teneva in mano un paio di forbici, mi prese i capelli e iniziò a sforbiciarli, le ciocche cadevano a terra fin quando lei smise, subito sostituita da Mario, il biondino, che azionò un rasoio da uomo, di quelli a pile e cominciò a passarmelo sul capo, finì da lì a poco e poi prese il piccolo specchio che stava appeso al muro nell’ingresso, me lo piazzò davanti e mi chiese se ero soddisfatta dal lavoro che avevano fatto. Mi prese un colpo, io che curavo ed amavo terribilmente i miei capelli, ero totalmente pelata. Mi dissero che avrei passato la notte sul pavimento legata e che al mattino seguente mi avrebbero liberata per iniziare a farsi servire. Dissi che dovevo andare in bagno e Gigi prese un foglio di nylon e lo mise a terra poi mi presero in due, lui e il mio Luca e mi depositarono sopra. Risero dicendomi che la potevo fare sul posto, protestai che non potevo mica dormire sul mio piscio e loro per risposta risero ancora a crepapelle. Mi accorsi che ero l’unica vera femmina della casa e difatti prima di andare a letto si misero tutti e sei in piedi attorno a me, Katia si incaricò di prendere un grosso imbuto in cucina e me lo ficcò in bocca, quindi il mio fratello bastardo mi tenne il capo rovesciato all’indietro e gli altri uno per volta si avvicinarono quasi appoggiando il cazzo sul bordo dell’imbuto ci sborrarono dentro. Mentre venivano mi insultavano incitandomi a bere la loro sborra, mi dissero che ero il loro gabinetto e che mi avrebbero usata come una loro personale latrina. Ingoiai naturalmente tutto il succo dei loro coglioni fin quando anche Katia appoggiando l’enorme pene sul capo rasato ci sborrò sopra.
Dormii quasi niente quella notte, nuda, distesa sulla mia pipì, con i polsi e le caviglie insensibili, pregai che il giorno seguente si fossero tutti rinsaviti e che mi liberassero da questa ignominiosa situazione.
Al mattino, verso le otto, un po’ per volta uscirono dalle camere da letto e si radunarono in fondo al corridoio. Dopo pochi minuti Katia venne e liberarmi, appena ebbi le corde tagliate cercai di alzarmi ma le gambe erano insensibili e parevano completamente atrofizzate. Mi lasciarono libera di andare in bagno e di darmi una lavata, poi uscii e velocemente mi infilai in camera mia chiudendomi dentro.
Katia mi ordinò di uscire immediatamente e che per questo mio comportamento sarei stata punita.
Non lo feci, mi buttai sul letto e mi massaggiai a lungo i polsi e le caviglie, poi mi guardai allo specchio e vidi il mio capo liscio come una palla da biliardo. Bastardi! Figli di puttana!!!! Schifosi vermi di merda!!!! Mentre recitavo le litanie bussarono fortemente alla porta, era Bandele che mi intimava di uscire, se non lo avessi fatto mi avrebbero lasciata senza mangiare ne bere per tutta la settimana. Lo mandai a cagare e lui aggiunse che allora lui sfondava la porta e poi mi avrebbe inculata con il suo gigantesco cazzo. Gli risposi che non me ne fregava niente, che me l’ero preso da mio fratello che aveva una mazza come la sua. Mi disse che mi dava un minuto poi avrebbe aperto l’uscio e che mi sarei presa in culo assieme al suo anche quello di Katia. Gli gridai che erano dei bastardi fottuti e poi, per evitare dolorosi guai aprii la porta. Mi portarono in cucina e mi ordinarono di lavare a mano tutte le loro mutande, ma mi dissero che prima di metterle sotto l’acqua avrei dovuto leccarle per bene con la lingua.
Non sapevo più cosa fare, poi per non provocarli troppo combattendo contro il vomito leccai le loro mutande. Chiesi se potevo almeno vestirmi e in coro mi dissero che non era possibile, sarei dovuta rimanere nuda. Mi fecero pulire la casa togliendo la polvere dappertutto e poi pasasrono a controllare il mio lavoro. Trovarono sopra ai mobili della polvere che mi ero dimenticata di togliere e fui punita duramente. Mi presero e mi buttarono in terra, poi mi fecero alzare in ginocchio e mi legarono le caviglie alle gambe del tavolo, Loris e Mario presero della crema idratante dal mobiletto del bagno e me la spalmarono sul buco del culo, poi iniziarono e per me fu il buio più totale. Mi risvegliarono e ricominciarono, Mario infilò due dita nel culo poi tre poi quattro e quindi l’intera mano, svenni ancora per il dolore fortissimo che il mio culo squarciato mi trasmetteva. Sentii altre dita infilarsi e compresi che anche Loris stava ficcando le dita nel mio culo. Altre tre volte svenni per il male terrificante che si irradiava in me e che mi annientava fisicamente e psicologicamente. Mi scopavano in culo con due mani dentro, non provai mai piacere, nemmeno quando per svuotarsi i coglioni i due maschi me lo infilarono in figa sborrandomi dentro. Mi fecero alzare e mi portarono in bagno, chiamandomi sgualdrina mi dissero di lavarmi per essere pronta ad esaudire i desideri di tutta la compagnia. Quando mi sedetti dolorante sul bidet e aprii l’acqua fresca mi accorsi che il mio culo sanguinava copiosamente. Mi toccai, il mio ano era una voragine dalla quale avrei ipoteticamente partorire un bambino di cinque chili. Cercai un pannolino e lo trovai, lo indossai e tenendomelo fra le gambe con le mani cercai di entrare in camera, nessuno mi ostacolò, quando fui dentro feci per chiudere ma la chiave non c’era più. Presi un paio di mutandine e le indossai, piazzai bene il pannolino e ormai, rassegnata e sottomessa, uscii dalla camera. Quel giorno preparai il pranzo e lucidai inginocchiata in terra il pavimento, mi fecero leccare con la lingua gli angoli e poi la sera dovetti leccare loro i piedi e fare a tutti il bidet con la lingua sotto lo scroto, sotto il glande e anche il loro buco del culo puzzolente.
Mi toccò naturalmente preparare la cena e dopo cena mi parlarono di una festa in maschera. Subito non compresi di cosa si trattasse, ma poi capii fin troppo bene. Già, maschera, si trattava di una abbondante maschera di sborra. Mi scoparono più di una volta, tutti e per tutta la sera e sempre mi riempirono il viso con il loro sperma. Mi misero sotto il mento un contenitore che serviva a raccogliere il loro seme e quando tutti ebbero esaurito le scorte me lo fecero bere.
Il giorno dopo, ormai insperatamente, mi comunicarono che la punizione era terminata e che potevo rientrare nel gruppo. Decisi che me ne sarei andata, ma poi Luca mi convinse a restare e così i ragazzi mi dedicarono i rimanenti giorni scopandomi finalmente con dolcezza e passione, ficcandomelo tutti nel culo e riempiendomi ancora di tanta buona sborra. Durante quei giorni riuscii ad ammirare uno scontro fra titani, ovvero Katia che si inculava Bandele e poi anche viceversa. Anche Luca se lo prese dal nero e comprese il forte dolore che avevo provato io. Katia poi mi dedicò una serata completa scopando solo me in tutti i miei buchi. Fu meraviglioso essere scopata poi da Bandele che a sua volta veniva inculato da Katia. Fu infine fantastico il trenino dei sei maschi che si inchiappettarono a vicenda. Fui onorata di metterli tutti in fila contro il muro, completamente nudi e di spompinarli ad uno ad uno facendomi riempire il viso di sborra………… Le vacanze, devo dire purtroppo, terminarono e ritornammo a casa. Katia e io comunque ogni tanto ci divertimmo ancora assieme a Gigi e al mio Luca.