Elvira viveva in una città del Nord Italia. Da poco avevo compiuto 40 anni. Viveva sola con suo figlio, di 10 anni. da quando il suo compagno, padre di suo figlio, l’aveva abbandonata, attratto da una giovane donna di 25 anni.
L’aveva lasciata da sola senza risorse per sé e per suo figlio.
Lavorava in una Ditta, una piccola ditta di pochi dipendenti, ma era quasi il suo unico svago ad una vita difficile e senza svaghi.
A volte le era capitato di essere invitata da uomini ma ormai provava una certa diffidenza negli uomini data la sua esperienza.
L’ambiente di lavoro le era di conforto, non guadagnava granché visto che doveva pagare l’affitto e provvedere al sostentamento di sé e di suo figlio. Ma riusciva a trarre anche da quella situazione difficile elementi di rassicurazione.
Anche il rapporto con il suo datore era ottimo. Un bell’uomo sui 50 anni, molto sicuro di sé, gioviale, cordiale, molto sensibile al fascino femminile…
Più di una volta avevo percepito i suoi occhi addosso, ma lei restava indifferente ai suoi sguardi.
Non voleva essere notata, vestiva sempre in modo poco appariscente, scarpe basse, quasi sempre pantaloni o gonne di poco sopra il ginocchio, maglie poco aderenti. Malgrado lei cercasse di nascondere la propria femminilità non passava inosservata agli sguardi famelici degli uomini, sia che fossero giovani o meno giovani.
Era un lunedì mattina, Elvira aveva accompagnato suo figlio a scuola e puntuale come tutte le mattine alle 8,30 era alla sua scrivania. Era serena malgrado la vita non fosse stata generosa con lei.
A mezza mattinata la chiama il suo datore di lavoro, Piero, nel suo ufficio. Il rapporto è cordiale ma si danno del lei ed ad Elvira va bene così. Spesso capita che per motivi di lavoro la convochi nel suo ufficio e ciò non le provoca nessuna ansia.
Entra e il sig. Piero le chiede di accomodarsi.
– Cara Elvira come va?
– Abbastanza bene sig. Piero. grazie
– Bisogna che le dica una cosa di gran importanza e sono costernato nel dirle ciò, Evira.
– Mi dica pure…
– Credo che dovremo ridurre il personale, sa la crisi. E mi spiace ma lei è tra le persone che verranno messe in cassa integrazione a zero ore…
Il volto di Elvira si rabbuio, di nuovo le vita si accaniva su di lei. Rimase senza parole ammutolita.
– Su Elvira non faccia così. A tutto c’è un rimedio. Ed il rimedio glielo voglio proporre senza mezzi termini.
– Mi dica sig. Piero sono disposta a tutto per il lavoro e per poter crescere mio figlio.
– Bene Elvira, mi ascolti bene. Lei è una bella donna e potrebbe trarre molti vantaggi dalle sue potenzialità fisiche.
Elvira ascoltava inebetita e senza parole.
– Le propongo di essere carina con me e disponibile anche fuori dall’orario di lavoro. Se vuole mantenere il suo posto di lavoro e magari un aumento di stipendio deve assecondare la mia volontà ed ubbidire senza tergiversare e rifiuti, in caso contrario conosce il suo destino… – pronuncio con un sorrisetto sardonico e beffardo.
Elvira rimase senza parole, arrossì e si sentì il mondo crollare addosso. Per qualche secondo pensò ai risvolti catastrofici sulla sua vita e di suo figlio.
– Allora Elvira cosa mi rispondi? – era passato al tu nel giro di pochi secondi.
Elvira sa che doveva decidere e pronunciò un flebile sì, abbassando lo sguardo dalla vergogna.
– Bene Elvira, da questo momento farai sempre e soltanto quello che ti ordino, Sarò il tuo Padrone e tu la mia schiava sessuale. Ti sottometterai alla mia volontà. Prima regola dovrai sempre chiamarmi "Padrone" ed abbassare lo sguardo quando ti rivolgi a me. Parlare solo se invitata a farlo ed essere estremamente ubbidiente. Non avrai alcuna volontà che quella si servire e gratificare il tuo Padrone! Ci siamo capiti, schiava?
– Sì Padrone, farò sempre e solo ciò che mi verrà ordinato, farò sempre ciò che lei vorrà…- trattenne le lacrime a stento ma ormai era condannata e alla mercé del suo aguzzino.
– Giusto per verificare la tua ubbidienza, alzati e mettiti in ginocchio con le mani dietro la nuca, lurida troia!
Elvira ubbidì, si inginocchio e fece come le era stato imposto. Il suo Padrone le si parò davanti, tiro fuori il suo membro già in erezione
– Apri la bocca lurida schiava e succhialo bene fino in fondo!
Il cazzo era grosso e le occupava tutta la bocca, le arrivava fino alla gola e dovette trattenere a stento conati di vomito. Iniziò a sbavare dalla bocca a causa della introduzione così enorme e violenta. Saliva che le colava addosso e sul pavimento.
Il suo Padrone uscì dalla sua bocca con suo gran sollievo.
– Guarda troia cosa hai combinato! Pulisci per terra con la lingua, lurida latrina!
Elvira leccò la sua stessa saliva dal pavimento, si sentiva umiliata e degradata ma non aveva scelta.
– Hai pulito bene cagna? Direi di sì, o quasi…ma imparerai a farle meglio certe cose! Capito troia!
– Sì signor Padrone.
– Ora mettiti a quattro zampe e solleva quello schifo di gonna che indossi!
Elvira appoggio le mani al pavimento e sollevo la gonna, sotto indossava i soliti collant e le sue mutandine.
– Tirati giù i collant e le mutandine e mostra il tuo culo da vacca al tuo Padrone!
Elvira eseguì, come le era stato ordinato. Ora il suo culo era in bella vista del suo Padrone.
– Allargati le gambe e con le mani apriti le chiappe, voglio vedere il tuo buco del culo aperto!
Elvira era rossa in viso dalla vergogna. Umiliata, sottomessa e ricattata. Si aprì il culo tenendo le gambe ben aperte.
– Sei solo una cagna senza alcuna dignità. Non ti muovere, resta immobile così, zoccola!
Il cuore le batteva all’impazzata, ma dentro di sé sentiva l’eccitazione che le proveniva dalle stomaco e si pervadeva a tutto il corpo.
Si stava eccitando, sentiva la sua fica che si bagnava e gli umori che colavano copiosamente.
Sentì il piede del suo Padrone che spingeva contro il suo viso obbligandola a tenere il viso sul pavimento e il culo ben alto, esposto alla sua vista.
Lo sentì allontanarsi, aprire un cassetto e prendere alcuni oggetti.
– Ora troia verifichiamo come hai il culo, se ha bisogno di essere sfondato o lo è già.
Elvira senti che un oggetto premeva contro il suo buchetto, iniziò a gemere dal dolore, iniziò a supplicare il suo aguzzino dal des****re.
Nessuno aveva mai violato quella fessura.
– Stai zitta lurida troia! soffri e godi senza ribellarti!
– Sì Padrone….
L’oggetto misterioso stava entrando nel suo culo inesplorato, si sentiva lacerare i tessuti, sentiva che si faceva strada con forza nel suo culo. Inizio a piangere dal dolore e dalla vergogna ma non aveva scelta.
dopo alcuni minuti il supplizio fini anche se sentiva il culo pieno dall’intruso.
– Giusto per curiosità sappi, puttana, che ti ho appena infilato un vibratore di 20 centimetri nel culo! Ti ci dovrai abituare lurida puttana! Noto che è entrato con molto difficoltà evidentemente nessuno ti ha mai scopato il culo, vero schiava?
– No Padrone, mai.
– Verrai sempre scopata nel culo, oltre che negli altri buchi!
– Si Padrone, come desidera lei – rispose Elvira.
– Ora dovrai essere punita –
Elvira era in presa all’ansia. Cosa doveva subire ora dal suo torturatore?
Non finì di formulare questo pensiero che avvertì un colpo tremendo sul culo. Immaginò fosse una bacchetta sottile che le sferzava le carni e la pelle.
– Conta i colpi troia!
Elvira iniziò a contare, i colpi si susseguivano e lei sentiva un dolore inimmaginabile sulle sue natiche. Le bruciavano.
Quando arrivò a 50 il suo Padrone si fermò.
– Ringrazia il tuo Padrone cagna!
– Grazie mio Padrone –
Il culo le bruciava, il vibratore le squarciava l’ano. Malgrado ciò la sua fica era sempre più bagnata. Si sentiva eccitata e grata al suo stupratore.
– Sollevati puttana e togliti la maglia e il reggiseno – ordino il suo Padrone.
Elvira obbedì. Dal reggiseno fuoriuscì un seno sodo e abbondante. Portava una 4^ di reggiseno e quando se ne liberò il seno ebbe un movimento di liberazione.
– Belle tette, schiava! Oltre ad un bel culo e hai delle belle tette. Vedrai che cosa le riserverò in futuro alle tue tette da vacca!
Dopo aver detto questo il Padrone le mise il cazzo in bocca e come prima iniziò a penetrarla con forza nella bocca.
– Metti le mani dietro la schiena e apri bene la bocca. Ti scopo in bocca come una baldracca da marciapiede!
Il suo cazzo entrava ed usciva, ero grosso e nodoso. Sbavava sulle tette per la forza dei colpi. Avrebbe voluto toccarsi anche lei ma non poteva, doveva tenere le mani dietro la schiena, ma sentiva la sua fica fradicia come non mai le era successo.
L’andirivieni dell’enorme membro nella sua bocca durò un tempo infinito, all’improvviso lo sentì vibrare e getti copiosi di sborra le invasero la bocca, soffocava dal cazzo e dalla sborra in gola.
Il suo Padrone tenendola fermamente per i capelli le davo gli ultimi colpi in bocca. Dopodiché usci.
– Apri la bocca, sborratoio! Fammi vedere quanta sborra hai in bocca!
Elvira aprì prontamente la bocca mostrando al suo Padrone il prodotto del suo membro.
– Sei una lurida svuotacoglioni, schiava!
– Ingoia tutto e goditi la sborra del tuo Padrone.
– L’avevi mai bevuta troia!.
– No Padrone mai…
– Sarà il tuo alimento quotidiano, d’ora in poi puttana!
– Ti puoi rivestire per andare a lavorare, non sarai messa in cassa integrazione ma sai quale è il tuo compito d’ora in poi.
– Si Padrone, farò tutto ciò che lei mi ordina.
Le tolse il vibratore dal culo. Si senti riavere Elvira quando l’oggetto usci dal suo culo.
– Leccalo troia e puliscilo con la lingua. Sarà il tuo compagno per molto tempo….ahhhhhh.
Pulì il vibratore, ora vedeva ciò che le era stato infilato nel culo. Era grosso e meravigliata di come fosse potuto entrare anche se con molta sofferenza.
– Un ultima cosa. Ti vestirai sempre come ti imporrò io. Scarpe con tacco, calze autoreggenti, sempre senza mutandine e reggiseno. Provvederò io a comprarti il necessario per farti vestire da troia.
– Sì mio Padrone.
– Ringrazia sempre il tuo Padrone dopo che sei stata usata!
– Grazie Padrone – pronuncio Elvira con un filo di voce.
– Ora vai puttana e renditi disponibile in qualunque momento 24 ore su 24.
– Sì mio Padrone, sarò la sua schiava sottomessa come e quando lei vorrà.
Elvira
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