Complice, un DVD erotico…

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Eravamo a casa nostra, mia moglie Marisa ed io, con la nostra amica Ornella, seduti sui divani del soggiorno a chiacchierare e ridere. Ci conosciamo da tanti anni, abbiamo fatto vacanze insieme, e quindi c’è una certa confidenza fra noi. Ad un certo punto il discorso finì sul fatto che lei era da tanti anni che non aveva un ragazzo e che “stava arretrata” in fatto di sesso. Allora scherzai sul fatto che tempo fa le avevo prestato un libro di contenuto porcellino, sulle fantasie erotiche femminili, e lei se l’era tenuto per mesi… Ridendo rispose che, vivendo con i genitori, aveva dovuto leggerlo di nascosto, un po’ alla volta quando poteva. E che per lo stesso motivo faceva fatica a tenere libri o DVD di contenuto un po’ spinto.
“Peccato” le dissi “avrei potuto prestarti qualche film di Tinto Brass!”
“Ancora co’ ‘sto Tinto Brass! Ma sei fissato… “ rise. “E comunque, no, a casa mia non potrei vederli.” Dopo una pausa aggiunse: “Ma scusa… ma quanti ne hai?”
Per tutta risposta, aprii un’anta della libreria del soggiorno, dove c’è la raccolta dei DVD, e le feci vedere la ricca serie del Maestro del cinema erotico. “Eccoli!”
“Caspita, quanti! Ahahaha! Marisa, tuo marito è proprio un porcello!”
“E che vuoi fare?” rispose lei “non lo cambio certo a quest’età…”
Si alzò e si avvicinò alla raccolta. Ne prese qualcuno, lesse i titoli e guardò le copertine, incuriosita. E anche un po’ eccitata, immagino…
“Ma dai, sono schifezze, figurati… E poi quel vecchio regista bavoso…”
“No, no, dai, ma scherzi?” le risposi. “Alcuni sono proprio ben fatti e molto erotici! Chiedi a Marisa!” aggiungo provocatoriamente nei confronti di mia moglie, rimasta fino a quel momento un po’ in disparte.
“Marisa!… Quindi tu hai apprezzato!” insinuò Ornella, provocatoria anche lei.
“Beh… Qualcuno è divertente, e non è troppo volgare…” ammise imbarazzata mia moglie.
“Per esempio, quale?” chiese Ornella.
“Beh… per esempio quello a episodi… come si chiama?” finse di non ricordarsi Marisa.
E io subito: “Ah, Fermo Posta. E’ anche il mio preferito.”
Lo tirai fuori dalla raccolta: “Eccolo, è questo.

E’ composto da tanti episodi brevi, con situazioni di volta in volta diverse. Tutto è legato in un’unica storia dal fatto che nel film queste sono storie raccontate a Tinto Brass in forma anonima da suoi fans. In effetti è divertente…”
Attimo di pausa imbarazzata. Ci voleva qualcuno che avesse il coraggio di fare la proposta. Mi buttai: “Visto che a casa tua non puoi vederlo, vuoi vederlo qua?”
“Eh… non so… è che sono un po’ curiosa… Marisa, cosa dici tu?”
Prima che Marisa rispondesse, anche per togliere tutti dall’imbarazzo, mi affrettai a precederla con tono disinvolto: “Ma sì dai, vediamo un episodio solo, tanto per darti un’idea…”
Inserii il disco, mentre Ornella faceva un risolino compiaciuto per la svolta presa dalla vicenda. Con il telecomando, scelsi l’episodio meno spinto, facendolo partire. E’ quello in cui una ragazza sugli spalti di un antico anfiteatro romano si accorge di essere guardata dall’unico altro turista presente, un giapponese che sta sugli spalti di fronte, e in attesa che il suo ragazzo torni si diverte maliziosamente a mostrarsi sempre di più allo sconosciuto.
“Ma daiiii… Ma insomma, co’ ‘ste cretinate…” protestò un po’ Marisa. E Ornella ridacchiò rivolta a lei con un’espressione come per dire “e che ci vuoi fare…?.
Comunque partì il video e gli sguardi di tutti noi furono catturati dalla scena del film. La protagonista fa vedere la mutandina, poi se la toglie e fa vedere una gran figa pelosa: è proprio una bella porcella a voler giocare così, e il suo sguardo sfrontato mentre se la accarezza è davvero birichino… Mi accorsi che le due spettatrici erano sicuramente eccitate, in particolare Ornella guardava rapita il video (si capiva che non era abituata a vedere porno).
Finito l’episodio, Ornella rise imbarazzata. “Ma scusa, eh, ma che cavolo di storia…”
Abbiamo riso un po’ con commenti vari, ma si capiva che Ornella – una volta cominciato – non voleva finirla così. “Dai, vediamo un altro episodio?…” propose ridacchiando.
“OK” risposi subito io, prima che Marisa potesse rovinare la festa. “Ce n’è un altro non troppo volgare…” E passai a quello in cui una signora incazzata col marito che le ha appena detto che farà tardi dal lavoro, riceve una telefonata per errore da un cliente di telefoni erotici, e dopo la sorpresa iniziale, decide di lasciarsi andare e di masturbarsi al telefono con lo sconosciuto, assecondando la perversa conversazione dell’uomo. Anche per dispetto del marito. Il quale però, tornato a sorpresa prima del gran finale, la scopre al telefono, si eccita moltissimo, e senza dire una parola esegue ciò che l’altro a telefono racconta. Alla fine la sodomizza, facendola godere.
Ornella guardava rapita, ancora più di prima, e notai anche degli impercettibili movimenti del bacino mentre era seduta sul divano, appoggiata con i gomiti sulle gambe. La storia la prendeva sempre di più, e credendo di non essere vista da noi si agitava sempre più col bacino, soprattutto quando vide la signora che si sditalinava parlando con lo sconosciuto. Ma quando alla fine vide la protagonista con aria di sfida continuare a masturbarsi di fronte al marito, e l’uomo a telefono che diceva di metterglielo nel culo, e lei che si girò a pecorina perché il marito lo facesse davvero, Ornella sgranò sempre più gli occhi… La scena finale fu davvero troppo per lei: il marito della protagonista, senza ombra di gelosia per la telefonata in corso, ma eccitato dalla situazione, la penetra dietro, e lei poco dopo gode rumorosamente per effetto dell’inculata, mentre lo sconosciuto a telefono gode anche lui.
L’inculata con orgasmo anale Ornella non se l’aspettava. Sarà l’effetto sorpresa, sarà che continuava a muovere il bacino strisciando la sua figa sul divano, sarà che stava arretrata in fatto di sesso, fatto sta improvvisamente si irrigidì tutta, e si portò le mani sulla faccia: “Noo…” sussurrò.
Si piegò con la testa verso le ginocchia e dopo un attimo cominciò a tremare tutta. “Oooh!” le scappò, mentre una forte contrazione la fece s**ttare tutta… Partì un orgasmo potentissimo e lungo… Marisa ed io la guardammo tremare tutta senza dire una parola per tutto il tempo.
Finito di godere, Ornella restò con le mani sul viso, senza il coraggio di guardarci.
“Che figuraccia, ragazzi… Io… non ho parole, scusatemi!…”
“E di che, scusa? le dissi. “Non preoccuparti proprio.
Dopo una pausa aggiunsi, scherzoso: “Guarda che anche a noi il film fa lo stesso effetto…”
Marisa era in silenzio. La conosco bene, si era eccitata moltissimo, ma era anche dispiaciuta per l’imbarazzo dell’amica.
Improvvisamente Ornella si alzò di s**tto, ancora più preoccupata, e guardò il divano. Si sentì sollevata vedendo che non c’erano macchie dove era seduta, ma è pur vero che il suo pantalone era bagnato, si vedeva bene, anche da dietro… Un attimo dopo Ornella se ne accorse, e ricominciò a imbarazzarsi: “Dio, che figura…”
Marisa le offrì un cambio, ma lei rifiutò. “No, no, non ti preoccupare…” Si sedette su una sedia di legno, per nascondere la macchia del pantalone. Vista la nostra reazione scherzosa e superato il primo imbarazzo, Ornella ridacchiò guardandoci, con l’espressione che vuol dire “ma pensa un po’ che cavolo doveva succedere…”
“Ragazzi, non lo raccontate a nessuno, mi sento così in imbarazzo…”
“Ma no,” le risposi “tranquilla, e poi ti assicuro che anche noi godiamo ogni tanto!” e le feci un occhiolino.
“Sì, ma non così davanti ad altri!”
Marisa le si era avvicinata per solidarietà. Era sul bordo del divano, giusto vicino alla sedia di Ornella, e l’abbracciò: “Dai, dai tranquilla.”
Presi la palla al balzo, dovevo osare di più… Tanto più che Marisa è sicuramente eccitatissima, già con il colpo in canna.
“Sentite, facciamo così… Ecco, tu rimani così, abbracciata con Marisa, senza guardarla” proposi con voce suadente. Non ho spiegato il seguito, ma qualche sospetto è venuto ad entrambe. Mi sedetti vicino a Marisa, dall’altra parte, e cominciai a toccarla fra le cosce, arrivando alla mutandina. Sentendo la mia mano, Marisa ebbe conferma dei sospetti… “No dai…”
“Sì invece! Così sarete pari, e Ornella non si sentirà più in imbarazzo.”
Sarà per solidarietà verso l’amica, o molto di più perché era arrapatissima, ma si lasciò andare, aprendo un po’ le gambe.
Le mie dita frugarono sotto la mutandina, la figa era bagnatissima. Come immaginavo non ci volle molto… Dopo un veloce ditalino, Marisa ebbe un forte orgasmo, durante il quale cercò di contenersi, ma senza poter evitare improvvisi spasmi. Ornella aveva la guancia appoggiata sulla schiena di Marisa; non vedeva ma sentiva le contorsioni dell’amica, continuando a tenerla abbracciata.
“Bene, ora siete pari!” dissi alla fine, ridendo.
Un po’ imbarazzate, le due amiche si ricomposero un po’, ma prima che l’atmosfera magica si perdesse, aggiunsi suadente: “Però ora tocca a me!… Non posso mica restare così!” e indicai la protuberanza della patta.
Mia moglie rispose pronta: “Beh, vai in bagno e risolvi il problema!”
“E no, non vale, anch’io voglio farlo qui in compagnia!”
Ma in effetti non potevo masturbarmi così, davanti a loro, senza una loro partecipazione di qualche tipo, sarebbe stato troppo imbarazzante… e allora proposi:
“Facciamo così… Voi vi sbottonate la camicetta, e mi fate vedere il reggiseno… e poi anche sotto il reggiseno… e io intanto…”
“No, no, dai…” rispose risoluta Marisa.
“Sì, sì, invece! Se volete il mio silenzio su quanto successo…” insistetti ridacchiando, fra il serio e il faceto. Si capiva benissimo che Ornella era pronta a farlo, dovevo solo trovare il modo di vincere la resistenza di mia moglie, che non voleva fare la parte della cornuta. Allora, con un colpo di genio aggiunsi:
“Anzi, voglio anche che Marisa tocchi le tette a Ornella! Sì, sì, lo pretendo, per il mio silenzio”. Dai, dai!”
Le due si guardarono un po’ confuse… La mia ultima richiesta le aveva spiazzate. Io sapevo che fra le fantasie di Marisa c’era quella di toccare un’altra donna, era un giochino che aveva fatto con sua sorella in età preadolescenziale, e ora – improvvisamente – le capitava di poter metter in pratica questa stuzzicante fantasia, con la scusa del mio pressante comando…
Marisa cedette: “Va beh, però sbrigati a fare quello che devi fare… e anche tu come noi senza spogliarti!”
Finse di pronunciare con severità la frase, ma si capiva che era eccitatissima dalla prospettiva di toccare le tette di Ornella.
“Va bene, OK, io mi tocco attraverso il pantalone” e cominciai già a strusciare la mano sulla patta “però dai, apritevi la camicetta!”
Un po’ incerta, Ornella guardò con aria interrogativa Marisa, che fece un’espressione come a dire: “e che vuoi fare?” e cominciò lei stessa a sbottonarsi, aggiungendo ancora con finta severità: “Beh, dai, cominciamo subito, così finisce ‘sta storia…”
Marisa si sbottonò i 3 o 4 bottoni della camicetta e la sfilò dalla gonna, mostrando il reggiseno nero, mentre io continuavo a strisciare la mano sul pantalone, sulla mia erezione.
Ornella piacevolmente intontita dalla situazione, si sbottonò anche lei, con l’aria di chi sta solo eseguendo un ordine, ma chiaramente eccitata. Aprì la camicetta, mostrando il reggiseno bianco, quindi ci guardò con aria interrogativa, quasi ci chiedesse se veramente doveva andare avanti…
E io allora: “Dai, forza, via il reggiseno!”
Ridendo imbarazzata, Ornella lo scostò verso l’alto, facendo uscire fuori due splendide tette, con i capezzoli gonfi e appuntiti, chiaro segnale di arrapamento… Poi girò il reggiseno, lo sganciò e lo tolse del tutto.
Marisa, che aveva chiaramente il cuore in gola, per la prospettiva di palpare il seno dell’amica, si sganciò a sua volta il reggiseno e lo appoggiò sul divano, restando anche lei con le tette in bella mostra. Ornella le guardò sorridendo imbarazzata ed eccitata.
Io continuavo a masturbarmi attraverso il pantalone, in piedi.
“Beh, allora che aspetti? Devi toccare le tette di Ornella!”
E Marisa, con l’aria di chi dice “ma guarda un po’ che ci tocca fare” allungò una mano verso le tette di Ornella e cominciò a palparne una. Ornella rise imbarazzata, ma lasciò fare.
Si capiva che entrambe gradivano, perché il gioco si prolungava senza che io dovessi ins****re. La mano che palpava, indugiava sempre più sul capezzolo, già irto fin dal principio, e Ornella non rideva più. Aveva iniziato a socchiudere gli occhi.
Allora io dissi: “Con tutte e due le mani, dai, con tutte e due le mani!”
Marisa si girò meglio verso l’amica e usò entrambe le mani per toccare tutte e due le tette. Nel movimento si soffermava spesso sui capezzoloni e Ornella a volte sussultava, senza dire una parola. Dopo un po’ istintivamente aprì un po’ le gambe, chiaro segno che avrebbe voluto qualcosa di più…
Allora ho ordinato: “Ora il cambio! Ornella, tocca tu!”
Senza obiettare, ormai prese dall’eccitazione del gioco, obbedirono alla mia richiesta, e Marisa si appoggiò con la schiena al divano, mentre Ornella si girò verso di lei, allungando le mani e toccandole le tette. L’imbarazzo ormai aveva lasciato il posto all’eccitazione, che veniva dissimulata sempre meno… Marisa cominciò a mugolare, ogni volta che l’amica passava le dita sui capezzoli, e le vedevo i tipici spasmi di quando provava piacere. Ormai andavo sul sicuro, potevo rischiare di più…
“Ora toccatevele in contemporanea!”
Ornella si avvicinò di più a Marisa, e cominciarono a toccarsi le tette a vicenda, senza più ritegno… Ormai ad entrambe sfuggivano sospiri soffocati. Era il momento di fare il gran passo.
Mentre erano impegnate fra loro, mi aprii il pantalone e tirai fuori il mio cazzo durissimo, e continuai la masturbazione direttamente con la mano sul cazzo.
“Ohhh!! E dai! Avevamo detto senza spogliarti!” Protestò Marisa dopo un po’, quando se ne accorse.
Ornella allora si girò, e vide anche lei il cazzo in bella mostra e il pantalone calato, sgranando gli occhi.
“Oh, e che ci posso fare?! Io non resisto più…”
E poi aggiunsi subito: “Dai, che ce ne importa, facciamo così, masturbatevi anche voi, adesso, qui! Facciamolo tutti insieme!”
“Di nuovo? Ma noi già…”
“Sì, sì, di nuovo! Dai!”
Le due si guardarono incerte sul da farsi, ma ormai la situazione aveva preso una piega ben decisa. Io avevo il cazzo di fuori, eretto, loro erano chiaramente eccitate e avevano già rotto il ghiaccio, quindi…
“Va beh dai, mettiamo… una mano nella mutandina…” propose Ornella.
Marisa, che aveva la gonna, non rispose niente, ma allargò le gambe, facendoci vedere chiaramente la mutandina nera, e infilò la mano dentro, come proposto dall’amica.
Ornella allora fece lo stesso. Lei aveva il pantalone, e infilò una mano dentro la cintura arrivando all’obiettivo.
Io ero ancora più eccitato. In piedi davanti a loro le vedevo toccarsi con gli occhi socchiusi, e mi segavo con foga.
Dopo un po’ Ornella, chiaramente scomoda per la cintura stretta, pensò di mettersi più in libertà, per facilitare il compito della sua mano destra… Si sbottonò il pantalone, tirandolo leggermente in giù, e ricominciò il ditalino. Ora vedevo il suo slip bianco.
“Perché non vi mettete comode come me?” suggerii.
“Oh…” sospirò Ornella, che non aspettava altro. “Marisa, non ti dispiace…?”
Ma Marisa continuò a toccarsi senza rispondere.
Ornella col cuore in gola si alzò, si calò i pantaloni fino alle caviglie, li sfilò via, e rimase solo con gli slip. Eccitata com’era, aggiunse: “Vi piace?” e si girò anche di spalle, mostrandoci il retro della mutandina, che cingeva le sue bella chiappe.
Poi si sedette di nuovo, con le gambe aperte, e infilò le dita nella mutandina di lato, scostandola in modo che io potessi vedere i suoi folti peli.
“Marisa, spogliati anche tu!” ordinai.
Senza dire una parola, lei si alzò e sfilò via la gonna, restando con la mutandina nera. Poi sfilò via anche quella, e nel posarla a lato del divano, si girò col culo vicinissimo alla faccia di Ornella, che lo fissò a bocca aperta. Poi Marisa sedette di nuovo, ricominciando a toccarsi a gambe aperte.
“Bello il culo di Marisa, eh?!? Dai, facci vedere anche il tuo!”
Rossa in viso, Ornella si alzò, si girò di spalle e abbassò gli slip, lasciandoli cadere fino alle caviglie. Rimasta col culo in bella vista, pensò di rincarare la dose chinandosi un po’ e aprendo leggermente le natiche, lasciandoci vedere anche il buchetto… Anche la fica era comparsa in quella posizione, con un bel boschetto di peli neri. Poi Ornella tornò a sedersi e a toccarsi. Sedevano vicine, entrambe a gambe aperte, e con le cosce che si sfioravano.
Ornella allora mi disse con aria di sfida: “Beh, allora anche tu devi farci vedere il culo!”
Ben felice di questa richiesta, mi sfilai completamente jeans e boxer e mi avvicinai a loro girandomi di spalle. Avevano il mio culo proprio davanti agli occhi. Istintivamente Ornella allungò la sua mano libera, e mi palpò. Ormai erano partite completamente. Sospiravano e mugolavano senza più ritegno.
Io volevo ancora qualcosa in più. Ma dovevo stare attento a non suscitare la gelosia di Marisa. Allora proposi: “Ora facciamo così: prima Marisa tocca un po’ Ornella, e poi viceversa!”
“Come, tocca?!”
Ma sì, intendo… tocca… lì!”
Marisa si girò leggermente verso l’amica e allungò una mano sulla coscia, facendola scivolare fino alla fica. La sua vecchia fantasia di toccare un’altra donna si realizzava…
“Mamma mia, come sei bagnata!” disse.
“Eh…” rispose imbarazzata Ornella, lasciandosi fare.
Poi fu la volta di Ornella. Toccò con un dito la fica di Marisa roteandolo sul clitoride e passandolo ogni tanto lungo lo spacco. Marisa ansimava, ormai non le mancava molto…
Ricominciarono a sditalinarsi ognuna per conto suo, col ritmo sostenuto di chi vuole arrivare all’orgasmo. Ornella però aveva l’aria di chi sente che gli manca qualcosa… Si fece coraggio e chiese a Marisa, a bassa voce:
“Hai… qualcosa… per… ? Non so, per esempio una spazzola con il manico che si può usare per…?”
Marisa capì che l’amica aveva bisogno di penetrarsi per godere, e allora mi ordinò:
“Vai a prendere i vibratori!”
Corsi in camera da letto e tornai velocemente con il bustone dove Marisa teneva tutti i suoi giocattoli. Quando li vide, Ornella esclamò:
“Mamma mia, quanti ne hai!”
Sempre più eccitata, ne prese uno, scegliendo uno fra quelli più “facili”: liscio, cilindrico di piccolo diametro e punta arrotondata, e con la mano tremante per l’eccitazione se lo portò in mezzo alle gambe aperte. Appena se lo infilò nella fica, emise un urlo soffocato e con gli occhi sgranati cominciò a muoverlo su e giù.
“Se vuoi provare anche queste…” e tirai fuori una bacchetta di plastica rossa flessibile con tanti rigonfiamenti sferici uno dopo l’altro.
“Oooh…” La guardò a bocca aperta. “Questa va bene anche per il di dietro…”
La prese e se la passò sulla fica, bagnando bene le prime due o tre sfere, poi si alzò in piedi, si insalivò velocemente il buco del culo con le dita, e puntò l’estremità della bacchetta sull’ano, spingendo la prima pallina nel culo. Un piacevole rumore ci segnalò che la prima pallina era entrata, ma Ornella non si fermò. Continuando a spingere, infilò anche la seconda e poi la terza, e poi anche la quarta!
“Ooooh, sì…!”
Ornella tornò a sedersi, con la bacchetta flessibile parzialmente nel culo e ricominciò a masturbarsi. Ormai erano vicine all’orgasmo entrambe.
Con un urlo Ornella raggiunse l’apice, e uno schizzo di umori saltò dalle sue gambe. Poi continuò a godere tremando tutta, e continuando a emettere gridolini di piacere.
A quella vista, Marisa non potè più res****re, e cominciò a godere a sua volta, con il suo tipico verso che ben conosco: “Ooooh sììììì! Ooooh”.
Dopo un po’ si fermarono sul divano, appagate, rosse in viso e col fiatone.
Io stavo scoppiando. Prima che passasse troppo la loro eccitazione, mi avvicinai e con un tocco finale cominciai a godere a mia volta. Forti getti di sperma partirono in direzione delle loro ginocchia e gambe, ma non ebbero il coraggio di protestare… In quel momento si rendevano conto che avevo diritto di godere anch’io come avevano appena fatto anche loro, e non volevano rovinarmi la festa. Si beccarono così gli spruzzi caldi addosso, e quando ebbi finito protestarono debolmente: “Ma vedi che hai combinato!”
Mi sentivo un po’ in colpa per averle sporcate così. Marisa mi disse severa: “Beh almeno vai a prendere dei fazzolettini, no?”
Ma mentre mi giravo, notai una cosa che mi liberò da ogni senso di colpa: Ornella, pensando che non la vedessi, aveva preso col dito una goccia di sperma e l’aveva portato alle labbra per assaggiarlo… Hai capito! Eheheh…

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