Una ragazza dalle movenze un po dure si sposto da dietro e si mise affianco a me.
Era una donna di pelle molto bianca, quasi cadaverica. Aveva polsini neri, dove partivano delle catenelle fino alle spalle, dove si attaccavano ad una camicetta nera smanicata aperta a metà. Aveva una gonna a taglio triangolare nera con uno spacco laterale dove faceva uscire una gamba. Decolte nere ai piedi. Non aveva ne calze ne colant. In testa una parrucca nera, una frangia al livello degli occhi, giusto per dare un tocco gotico. A
Lei era svetlana. Dalla bielorussia. Non era una trav.
Ma gli piaceva. Eccome! Lui era un omosessuale, ma nel suo villaggio non c’era posto per quelli come lui. Cosi si trasferi a kiev dove inizio svariate relazioni con altri uomini. Ma l’uomo russo è duro da gestire.
Pensa due. Cosi un bel giorno si mise in contatto con me. Mi scriveva di quanto fossi bella. Io gli dissi che venisse. Che lasciassi la bielorussia e venisse a fare una prova. Un mesetto nel club. Giusto per vedere se la cosa potesse funzionare.
All’arrivare, trovai un uomo alto quasi due metri, magro con gli zigomi forti ed ampi, occhi duri ed azzurri. Un omosessuale un po diverso dalle checche milanesi, che anche con noi non hanno niente da vedere.
Gli spiegai chi ero, cosa facevo, la mia passione la mia vita, il club
Mi spiego che gli piaceva la mia vita, che amava il passivo.
Lo guardai. Chiamai un altra trav. Gli dissi che se voleva potevamo fare una piccola sessione, un po di anale. Se gli interessava si faceva scopare dalla trav, se voleva mi offrivo anch’io.
Fece un largo sorriso.
In poche parole espresse si alzo, si fece accompagnare dalla trav in una delle stanze, e si mise comodo.
Rimasi seduta un momento. In quei cinque minuti rimasi ad ascoltare quello che si dicevano, le loro risate, per sciogliere la tensione.
La trav mi mandò a chiamare.
Al aprire la porta, un senso di eccitazione mi pervase il corpo, come un brivido dentro lo stomaco. Lui si era messo sopra il letto, rannichiato su se stesso, con il culo all’aria, mentre la trav lo penetrava dolcemente.
La sua testa era in mezzo le braccia, emettendo dei piccoli gemiti di piacere. Gli piaceva proprio, pensai.
Dalla sotto la gonna sfilai le mutandine e chiusi la porta dietra di me.
Il mio pene stava dritto davanti a lui, pronto. Glielo avvicinai alla bocca, per vedere come si comportava.
Lo mise in bocca. Tutto! Ed inizio a succhiare violentemente.
Senti dolore, mi stringeva troppo la cappella, senza nessuna delicatesse.
PIANO! Gli gridai. Niente, mi continuava a divorare quel pene. Parti una spinta. Poi uno schiaffetto. Poi presi coraggio. Sei un orso e cosi ti trattero…
Uno schiaffone sulla guancia e il tipo stacco la bocca dal mio pene, moscio ormai. Presi una catena col collare, lo legai al collo e poi tirai, in modo che mi guardasse e rispondesse ai miei comandi.
Lecca! Fuori la lingua. La estrasse, con molta arroganza. Io tirai! Inizia dalle palle e vieni su! Lo devi drizzare.
Il solo sentire la trav che godeva nel suo culo mi eccitava, ma la cavalla doveva essere domata. Se no era tempo perso. Muoveva la punta della lingua sulle mie palle in modo delicato, producendo un poco di solletico.
Mi piaceva.
Adesso alza… La lingua si spostava sul pene che iniziava a tornare in posizione… Lui ritiro la lingua e voleva tornare a succhiare.
Piano, o tiro! E ti tiro un altro ceffone!
Lo capi al volo. Inizio a succhiare la cappella con delicatezza, mentre io lo tenevo buono tirando la catena… Era uno spettacolo incredibile…
Una puttanella dietro dandogli come una matta e davanti lo spettacolo di una lingua che incontra un bel cazzo…
La trav grido! Sto per venire… Che faccio? Dentro?! Lui si giro gridando.. No…. Vidi la trav estrarlo, prenderlo in mano e schizzarci a tutti e due.
Con la catena in mano sposto la sua faccia in direzione del pene della trav, che continuava piano piano a grondare sperma.
Lui fece cenno di no, poi volevo capire se gli piace, una cosa da aggiungere nell’eventuale curriculum…
Estrasse la solita lingua a punta, e con delicatezza, inizio a leccare, poi sputò subito. Non amava ingoiare lo sperma. Amava solo il massaggio reto anale…
Quindi diedi la catena alla trav che lo tenesse buono, scesi dal letto ed apri un cassetto. Dal li incontrai uno strap on… Era lungo un 25 cm, il russo mi guardava con curiosità, ed un pizzico di malizia.
Lo unsi bene e lo legai alla trav. Lui si rimise in posizione, aspettando di prenderlo ancora. La trav lo infilo piano, e poi prese ritmo.
Vedevo la faccia di quel masochista godere per avere un pezzo di plastica sul culo. Bene, gli dissi, afferrandolo per i capelli biondi. Vado a prendere altri cazzi.
Il suo sguardo lo diceva tutto. Mi inizio a gridare qualcosa ma ormai ero scesa già dalle scale.
Entrai nel privè dei camerieri. Li c’erano anche Julius e Marcus, due cugini brasiliani, con dei cazzi enormi. Aveva anche un fisico bestiale. Erano i due buttafuori.
Marcus… Di sopra, stanza 41. Spogliati e penetralo.
E senza dire niente correva di corsa al piano superiore.
Julius… Prendi un paio di camerieri che non si sono fatti la sega quotidiana e portali di sopra… Quando marcus ha finito, fate voi…
E cosi usci dalla stanza e tornai al tavolo dove stavamo parlando con il russo. Presi un bicchiere e mi versai da bere. Sentivo la voce di marcus, parlare tranquillamente, la trav rispondeva, e poi una risatina del brasiliano… Ah! Si il grido del russo…
Aspettai di finire il bicchiere, e quando lo riempi di tequila, specialmente se è silver, ci metti dai 15 ai 20 minuti, poi se non hai fretta…
Ma volevo vedere la faccia del russo con il pitone di Marcus a battere a martello. Marcus era un bravo ragazzo. Dolce, sensibile, obbiediente…
Ma quando usava il cazzo, non capiva più nulla.
Mi ricordo che una volta lo fece con me. Mai più. Volevo solo una schizzata in faccia e lui mi regalo un buco del culo piu ampio. E una indisposizione di tre giorni.
Apri la porta poco sorpresa di vedere marcus col cazzo dentro al culo che lo martellava come un matto, altri 3 maschietti gridando come matti, eccittati come cavalli e la nostra svetlana, passiva.. Con gli occhi spalancati e la mandibola in tensione dal dolore.
Mi avvicinai al russo, e gli sussurai una cosa.
Poi dissi: tabula rasa! A voi ragazzi…
E cosi, con le grida dei ragazzi lasciavo li un uomo in balia di uomini vogliosi e preparati, mentre io chiudevo porta.
Usci dal club. Presi il telefono e chiamai arieles. Era la vicino, e gli offri un aperitivo. Avevo da raccontare di un tal russo…
Da quel giorno svetlana faceva parte del nostro team. Lei amava gangbang, anal wanking e cuckold. Infatti anche stasera se la portano in stanza un gruppo di architetti. È l’unica che li soddisfa tutti e quattro.
E poi a me pagano in quattro. Anche perché Svetlana lo sa che niente è gratis. Almeno, quel pomeriggio Marcus lo ha avuto a gratis.
E alla stronza è piaciuto. Anche se gli ha dato un po di indisposizione.
Ma alla fine cosa conta di piu? Un culo rotto o un russo felice?