Era mattino presto, e mi chiamano alla finestra
Mi dicono "Francesco ti vogliono ammazzare".
Io domando "Chi?", loro fanno "Cosa?".
Insomma prendo tutto, e come San Giuseppe
Mi trovo a rotolare per le scale, cercando un altro Egitto.
Alla radio De Gregori canta questa canzone. Effettivamente è mattino presto, molto presto, ma devo organizzare un matrimonio. Domani un’altra coppia di ragazzi ha deciso di convolare a nozze, speriamo, non si stanchino subito di loro stessi. Ormai le coppie come si uniscono si dividono. Non lo sopporto, non esiste amor proprio per difendere la scelta fatta. Sarà che con i social possiamo raggiungere chi vogliamo, come vogliamo, raccontare e farci raccontare da persone che se le incrociassimo in giro per strada, in un negozio, in una piazza o via di una qualunque città, non ci degneremmo di uno sguardo se non per lustrarci gli occhi o per la stravaganza di come uno si veste oppure per come qualcuno si comporta urlando in mezzo alla gente. Ci crediamo di far parte del mondo, ma quando dobbiamo fare i conti con noi stessi e con chi abbiamo giurato fedeltà e condivisione, lì non siamo più social, preferiamo dividerci , o forse lo siamo, perché viene più facile bannarsi, si dice così vero? (niente di personale verso chi legge, anzi in questo sono molto fortunato, so già che ti stai preparando)
Comunque bando alle ciance, la radio passa De Andre, si vede che il messaggio subliminale dice che non devo fare il Deficiente, ma devo prendere delle decisioni importanti per l’evento di domani. Organizzo catering, la stagione dei matrimoni è iniziata da tempo siamo a maggio inoltrato. Direzione Trentino, non so ancora se una vecchia villa o un simil castello dell’azienda che fornisce il vino nella zona, ormai usa così e a me va bene, molto bene. Mi hanno chiamato per andare fin là. Il carrozzone l’ho messo in moto, vediamo se oggi arriva tutto e se non manca, come al solito, qualcosa. Per queste "missioni", quando sono lontane, mi muovo in camper. E’ comodo, resto in zona evento ho tutto a portata di mano. Sono ormai sul lago di Garda, tra poco arriviamo a destinazione. La radio adesso mi racconta della crisi greca, dell’Isis e di come i gobbi (la Juventus), si avvicinano alla finale di Champions. Ma chi sene frega, del Milan non parlano quindi, importanza relativa. Intanto la destinazione si presenta davanti a me, incontro il proprietario della villa, E’ una villa dell’ 800, ha subito molte ristrutturazioni, la leggenda racconta che nelle cantine dove adesso tengono anche del buon vino, nella seconda guerra mondiale salvarono degli ebrei grazie al signorotto proprietario della villa. “Vorrà dire che andrò a vederle ‘ste cantine”. Ma è ora di lavorare anche perché la cucina va allestita, preparare la zona aperitivi, del pranzo, dove mettere la musica, insomma lasciatemi lavorare. Ed è subito sera ormai, fortuna che il tempo tiene e gli invitati potranno stare tranquillamente all’aperto.
Arriva una macchina, dalla quale scende, la sposa insieme ad una sua amica. Una sventola di ragazza, ti dirò anche la sua amica, mi viene incontro la saluto e le dico, visto che i miei riferimenti erano lei e la mamma dello sposo che era quasi tutto a posto, mancava praticamente la torta, che sarebbe arrivata fresca il giorno dopo e i formaggi, ma a quelli ci avrei pensato io, visto che sono la mia passione. Avevo fatto arrivare formaggi di tutti i tipi e da tutti i posti Francia, Inghilterra, Spagna e immancabilmente l’Italia. Naturalmente bagnati dal Recioto. La sua amica pendeva dalle mie labbra, non mi toglieva lo sguardo di dosso, ero quasi imbarazzato, la sposa non si accorgeva della situazione da tanto era concentrata nelle ultime verifiche. Però ero anche gratificato e un po’ mi pavoneggiavo, anche perché più la guardavo e più mi acchiappava, gran bella fisicata e sorrideva, sorrideva, era felice. Non ti immagini cosa le avrei fatto lì su due piedi dietro ad un albero, anche perché ho qualche arretrato, sono sempre in giro con il camper. Saluto la futura sposa e la sua amica.
”Non è amica mia, è mia sorella. Non sta più nella pelle che io mi sposi, così si impossessa della mia camera”
“Non è vero, sono felice perché è il primo matrimonio che c’è in famiglia e domani mi voglio divertire, malgrado Alessio.”.
Mi riprendo e non posso fare a meno di notare il suo accompagnatore. “Alessio, mi sa che quel pirla è Alessio. Un bel ragazzo non c’è che dire 185 cm circa, capelli corti sui lati e leggera cresta di un colore tra il biondo e il giallo, palestrato almeno 6 ore a settimana.
Avrà una tartaruga, che sarà una testuggine. La tartaruga ce l’ho anch’io, poi se le donne la vogliono subito lì e non hanno voglia di cercarla io che ci posso fare. La mia è timida si nasconde. "Queste cose al signore non interessano, andiamo, ci aspettano a casa”
“Marco, sono Marco, datemi del tu, ho già la mia età, non fatemi sentire più vecchio” “No, no per carità, io sono Roberta, allora ci vediamo domani così mi fa assaggiare i formaggi con il Recioto”
“So io cosa ti farei assaggiare in mezzo alle gambe”. Così le signore se ne vanno e mi rimane la presenza di Roberta in testa, comincio a darti del tu anche nei miei pensieri.
Jeans attillato, tacco dodici e una camicia con sotto una canotta o qualcosa del genere, ma gambe, culo fianchi, tette erano tutto un programma.
“ Chissà domani come si presenta, me la voglio gustare da capo a piedi, come si mette in tiro. Domani vieni che ti do il formaggio, bella topolina, giochiamo al gatto e al topo”.
Ormai è sera, domani ci alza ancora molto presto.
Mangio e chiudo la cena con del formaggio inglese, anzi gallese, del miele e un cicchetto di Wisky. Questo sì che è un matrimonio, a tre, ma è un gran matrimonio. Vado a dormire e per quanto intontito non mi tolgo dalla testa la tua presenza e mi tocca fare come Lucio Dalla in una canzone.
“Prima di salir le scale mi son fermato a guardare una stella,
sono molto preoccupato,
il silenzio m’ingrossava la cappella.
Ho fatto le mie scale tre alla volta,
mi son steso sul divano,
ho chiuso un poco gli occhi,
e con dolcezza è partita la mia mano “
Suona la sveglia è ora di prepararsi. Esco dal camper e comincio ad impartire ordini a destra e a manca. Sembro Gerard Depardieu che interpreta Vatel il maestro di cerimonie del Conte di Condè, quando prepara i tre giorni di feste per il Re Sole. Ma io non mi suicido se non arriva il pesce, come ha fatto lui. Però se incontro Anne de Montausier e la sottraggo al Marchese di Lauzun. Solo per una notte, come Vatel, mi va benissimo. Basta smettila di fare lo smargiasso e torna alla realtà. La parte sana prende il sopravvento e mi metto a lavorare.
Tutto è pronto. Ormai è ora, cominciano ad arrivare i primi invitati, si avvicinano agli aperitivi. Cominciano a mangiare….
cominciano a stappare il prosecco e bevono, parlano di come era bella la sposa, elegantissima, una pettinatura bellissima. Ci fosse mai una volta che parlano di come era vestito lo sposo, di come era pettinato. Mai, ripeto, mai.
Comunque tutto procede, la gente sembra gradire. Io invece gradisco la tua presenza appena appari alla mia vista.
Ti avevo quasi messo da parte, mi ero quasi dimenticato di te, mi ero tuffato nel lavoro, adesso riemergevo ed ero lì a godermi la visione. Vestito nero, sbracciato, a tubo lungo fino al ginocchio, fascia bianca con fiocco ad altezza della vita e che vita. Ai piedi scarpe nere con tacco lungo, molto lungo, aperti dietro al tallone. Mi viene voglia di baciarti le scarpe, di vederti vestita solo con quei tacchi vertiginosi. Sto per morire, mi va di traverso la saliva, mi Siete una bella coppia, stai proprio bene insieme a Big Jim. Arrivano anche gli sposi, finalmente, adesso non si scherza più, tutto deve funzionare a meraviglia. Ma non posso fare a meno di guardare la sposa è veramente bella sembra una principessa. Allora penso ancora te e ti immagino vestita da sposa, solo del velo, lingerie bianca autoreggenti bianchi ai piedi tacchi bianchi. Aridaje, concentriamoci.
La festa ha inizio siamo agli antipasti e gli invitati in piedi si dirigono dove meglio aggradano, c’è l’angolo degli affettati della rosticceria, rigorosamente mignon, delle carni e delle verdure alla brace, tutti divorano gli arrosticini di agnello che arrivano dall’Abruzzo. Del pesce, sia crudo che cotto, dei frutti di mare. Il re è l’astice alla catalana. Poi ci sono i formaggi e con loro ci sono io e ci sei anche tu, con Alessio però, se non ne possiamo fare a meno, ce lo teniamo, fa parte dell’arredo.
”Allora Roberta, come va tutto procede bene, ti stai divertendo?”
“Certo! sembra tutto perfetto, la giornata, la location, il cibo, il vino e una giornata che sembra essere meravigliosa. Ora i formaggi è da ieri che ci penso. Cosa mi fai assaggiare Marco?”
E Alessio interviene.
“Ma davvero vuoi assaggiare ‘sta roba? Lo sai le calorie che ci sono? Quanto impieghi a smaltire i latticini nel corpo? No, no io passo. Vado da Francesco e Fede che almeno parliamo della prossima marathon”
“Ma dai amore, oggi siamo ad un matrimonio, oggi si festeggia, da domani, poi ci si rimette in carreggiata. Poi manco fossi un professionista”
Al che Alessio ti fulmina con lo sguardo e mentre se ne va
“Ma cosa ne vuoi capire tu, divertiti con i formaggini, divertiti”
“Lo scusi ma non so più prenderlo, ultimamente è una delusione continua. Vede solo il triathlon e le marathon in bici. Lo devo anche seguire quando va a gareggiare, mi di ce che siamo una coppia, solo quando lo decide lui, col cazzo che siamo una coppia, oggi non sta al mio divertimento e mi sta a fianco. No, sta con quei due rincoglioniti a parlare della prossima corsa che faranno. Poi facessero qualche risultato. L’ultima volta gliene passati davanti più di 750 davanti su 2000 partecipanti “
“Su Roberta non fare così, pensa a divertirti insieme a tua sorella e alla tua famiglia. Non sa cosa si perde il tuo ragazzo e adesso ti faccio ribaltare le papille gustative”.
Comincio così a farti assaggiare tutta la mia scorta partendo dai formaggi più teneri per arrivare agli erborinati. Ti ha impressionato un formaggio francese a pasta morbida che si produce in Normandia, ma mezz’ora prima di mangiarlo bisogna forarlo con degli stecchini e poi versarci sopra del buon cognac, poi un formaggio gallese, da bere con del wisky biologico come il formaggio e infine il formaggio di Fossa con il miele e finalmente ti fai il tuo bicchiere di Recioto. Sei inebriata, sembra che tu stia godendo, continui a muovere la lingua la passi sulle labbra e mi sorridi, mentre mi si gonfiano i pantaloni, forse te ne sei anche accorta. Mi saluti, cerchi Alessio, lo trovi. Tempo tre minuti di orologio sei tu che lo mandi a cagare. E io ci godo, come ci godo. Tutti quei muscoli per cosa? Per non capire che una donna ha bisogno di attenzione di condividere i momenti insieme, perché devi farla sentire inferiore? Solo perché sei capace di stare su una cazzo di bicicletta, nuotare e correre per ore? Bello ci sono le automobili e sono più veloci. Sai cosa sei? Un manico di scopa, ecco cosa sei, sei un manico di scopa con la tartaruga.
Non ti vedo più, chissà dove sei andata? Gli antipasti sono finiti si comincia a preparare il pranzo ai tavoli, ma c’è la pausa gli sposi vanno a fare le foto. Io ne approfitto per andare un attimo al camper. E’ li che ti vedo, sei di spalle tra un gelsomino in fiore e una voliera “Roberta! Roberta!” ti giri e mi sorridi con le mani sui fianchi. Sembra una sfida ”Dove stai andando Roberta? Da quella parte si va alle cantine” Mentre mi avvicino mi dici “Vado a prendere un po’ d’aria e poi lo so che ci sono le cantine ci venivo da piccola, quando mio papà ci lavorava” Un merlo indiano, dentro la voliera, si mette a fischiare al tuo passaggio.
“Agli uccelli, piaccio agli uccelli, vorrei essere una passerottina, almeno un uccello lo trovo”
Non ti rendi conto in che modo stai parlando, secondo me sei brilla, ma di quelle che vuole divertirsi.
“E’ si lui ha capito a chi fischiare è tutta la mattina che passo e con me non ci ha mai pensato di fare un fischio, credevo fosse muto” Intanto un altro uccello si mette a fischiare.
“Lo senti, questo è un cuculo, guardalo è lassù in alto sulla punta di quel pino. Sai qual è la sua prerogativa?” “
No!”
“Quando arriva dai flussi migratori e viene dalle nostre parti, si mette a fischiare per ore e ore e va alla ricerca dei nidi degli altri uccelli dove deposita le sue uova e le fa covare ad uccelli di altre razze che non se ne accorgono. Da qui il termine cuccare che in origine voleva dire uomo che insidia le donne degli altri”
“Però te ne intendi di uccelli?”
“Si diciamo di sì”
“Vieni le hai mai viste le cantine?”
“No, non posso, lo vorrei tanto, ma devo farmi trovare pronto quando tornano gli sposi”
“Sai quanto ci metteranno? Poi sono in debito, anch’io ho da raccontarti qualcosa non solo tu”
Mi convinci, ci vuole poco, anche perché mi fa paura il pensiero che sei da sola e brilla. Scendiamo nella cantine, sono veramente, belle, ristrutturate mi racconti che cosa ci portavano i contadini dell’epoca dove tenevano le provviste, mi fai vedere dove tengono il vino, Ne valeva la pena. Arriviamo nell’ultima delle cantine e mi racconti di come avevano nascosto e salvato gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, mi porti vicino alla piastra di marmo che racconta ciò che è era successo. Ci avviciniamo tutte e due, inciampi ed io non so come, ti afferro, evito di farti cadere, Sei salva, il tuo vestito è salvo, ma la mia mano è sulle tue tette, ci guardiamo, io mi scanso, un po’ ti allontano.
“Non ti piaccio, non piaccio neanche a te?”
“No! Cioè sì! Mi piaci è che insomma non è il momento, io sto lavorando”
Mentre ti avvicini mi sussurri
“Quando sarebbe il momento? Quando Alessio va a correre? Domani che non ci sei più?Il momento, è quando è il momento.”
Sei davanti a me, mi baci sul collo, mentre una mano abbassa la cerniera dei mie pantaloni. Adesso ci stiamo baciando, mi slacci i pantaloni metti le mani sul mio cazzo, cominci a segarlo con tutte e due le mani, anche se ne basterebbe tranquillamente una. Ti tocco le tette, passo le mie mani sul culo, è tutto sodo. Solo che non so cosa farti bel vestito ma non adatto perché un uomo te lo tolga. Ti abbassi, lo prendi in bocca, giochi con la lingua, mi mordi le palle tele metti in bocca, continui a segarmi il cazzo. Ma le mie mani non sanno dove andare. Prendo un telo di juta, lo metto per terra, mi sdraio. Sei sopra di me all’altezza del mio petto. Faccio per tirarmi su, ma tu mi punti il piede sul petto.
“Giù! Stai giù!”
Passi la mano dietro la schiena fai scendere la cerniera del tu vestito. In un attimo fai scendere l’abito su di me, sposti una gamba, poi l’altra. Sei rimasta solo con mutandine e reggiseno a sbalzo. Da sdraiato e tu sopra sei, giunonica, vedo tuoi capezzoli, ti abbassi a spostare l’abito. Ora siamo solo io e te. Ti infili le mani nelle mutandine e cominci a toccarti e a godere. Ti prendo una caviglia e comincio a baciarti e leccarti il piede. Stai per cascare,ama stavolta resti in piedi ti sposto lo slip allargando le gambe mi fai vedere la tua figa bella, rasata e bagnata.
“Me la sono depioata, ieri sera e poi in bagno mi sono toccata pensando a te”
Rimanendo in quella posizione ti sfili la mutandina e me la butti sulla faccia, è umida sa di te. Ti abbassi sulle tue gambe e telo infili dentro. Il mio cazzo entra dentro come se fosse a casa sua. Cominci ad andare su giù, lo stantuffi senza fermarti, non hai un cedimento. Anche tu fai palestra, ma ne metti a frutto i risultati. Ti stringo i capezzoli, sono dei chiodi. Adesso ti sei girata, mi dai le spalle, è più forte di me ti devo sculacciare, mi impressiona l’eco che fa la cantina a ogni colpo che ti do. Prendo io l’iniziativa ti prendo da dietro, ma ti monto quasi dalla schiena, sei tutta piegata con il volto sul pavimento. Ti giro, voglio vedere il tuo volto che gode e mi guarda negli occhi. Tiri indietro le gambe e mi metti la suola delle scarpe sopra il mio petto. Sembra quasi che tu faccia resistenza con le gambe invece, si crea come una molla, quando affondo mandi indietro le gambe quando indietreggio, mi spingi con le gambe. In questo modo il mio cazzo spinge all’interno della figa. E’ lì tranquillo che lavora sul tuo punto G, come sapesse dov’è sin dalla notte dei tempi. Cominci a godere, mi chiedi di non smettere, Stringi i telo di juta e cominci a venire, ma io non smetto di scoparti, troppo bello, quello che vedo e provo. Ti faccio venire due volte nel giro di pochissimo a quel punto vengo anch’io, vorrei venirti dentro per farti sentire la mia sborra calda dentro di te. Ma non se hai preso le giuste contromisure, lo tiro fuori, ti sborro sulle tette e anche un po’ sul viso. Passi la tua mano a cercare la sborra, la lecchi e la ingoi.
“Con questo latte chi sa che formaggio viene?” Ti metti subito a ridere. Ti bacio sulla bocca, ti succhio la lingua, sei fresca, come la tua età.
“Mio Dio il pranzo!” Sono io che impreco. Ci rivestiamo.
“Le mie mutandine dove sono?”
“Scordatele, quelle sono mie, tranquilla che tele pago. In un modo o nell’altro tele pago”.
Usciamo dalle cantine, mentre torna la macchina degli sposi. Mi saluti
“Ciao Cuccatore”
Io mi fermo per non farmi vedere, tu fermi la macchina e ti rivolgi a tua sorella “Mi fai salire per favore? “ “Va bene Sali, cosa è successo?” “E’ successo che Alessio è il solito stronzo, me ne sono stata da sola nelle cantine perché non ne potevo più, adesso se mi vede comincia a farmi il terzo grado, però se gli dite che io sono venuta con voi, non mi rompe le palle”
“Va bene, non preoccuparti, ma cosa aspetti a mollarlo quel manico da scopa con la tartaruga?” (O, l’ha detto anche tua sorella, cosa aspetti?).
Intanto io mi avvicino alla sala da pranzo, sto fischiettando, sono un cuccatore, come il cuculo che continua imperterrito a fischiare. Anche il merlo indiano quando passo mi fischietta. Sembra che senta l’odore del tuo sesso su di me. Del resto ho le tue mutandine in tasca. Il resto del pranzo e della festa scorre via veloce, tra il divertimento generale, tu ti metti a ballare con tutti, tranne Alessio. Secondo me era tanto che aspettavi una giornata così dove andare a briglia sciolta. E’ arrivato il momento del conto, ci sono io con tutto il parentato degli sposi, intendo, quelli che devono pagare. Contiamo i coperti che c’erano, scrivo la cifra, ma al momento di mettere nero su bianco sulla fattura.
“Vi faccio il 5% in meno, va bene?”
“Come mai, vuol fare un regalo agli sposi?” dice tua sorella.
“Diciamo di sì più o meno, come se avessi saldato un debito, con il posto e questa villa che è stata generosa con me”
“ Contento lei”.
Mi staccano l’assegno li saluto, mi dirigo nelle retrovie si comincia a sbaraccare, fortuna che parto domani.
Tua sorella si avvicina a te e ti dice
” Ma lo sai che Marco ci ha fatto il 5% di sconto perché secondo lui doveva saldare un debito con la villa, con il posto secondo ha bisogno di riposo o beve di nascosto.”
Sorridi, quasi ti metti a ridere
“Perché ridi? Ho detto qualcosa che ti ha fatto ridere?”
“No, no, pensavo a quanto è idiota Alessio, solo che adesso questa cosa mi fa ridere”.
Ve ne siete andati ormai da qualche ora, la servitù l’ho licenziata e pagata. Mi ritiro nel camper, faccio la doccia. Sotto il getto dell’acqua penso che oggi è andata come a Vatel e tu sei la mia Anne de Montausier , mentre Alessio è il Marchese di Lauzun, tutto preciso. Del resto la mia pancia, non è come quella di Depardieu, però.
Accendo la radio. Mentre mi asciugo alla radio il Liga canta….. "Certe Notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei.
Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai.
Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.
Certe notti somigliano a un vizio che tu non vuoi smettere, smettere mai."
Bussano alla porta.
“ Chi cazzo è a quest’ora?”
Apro la porta, sei tu con un blister di birre, ghiacciate.
“Secondo me quelle mutandine le hai pagate un po’ troppo se vuoi, stanotte andiamo pari?”.
Ti faccio entrare, chiudo la porta mentre il Liga canta…. "Certe notti c’hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà.
Certe notti coi bar che son chiusi al primo autogrill c’è chi festeggerà ….. …e v Era mattino presto, e mi chiamano alla finestra
Mi dicono "Francesco ti vogliono ammazzare".
Io domando "Chi?", loro fanno "Cosa?".
Insomma prendo tutto, e come San Giuseppe
Mi trovo a rotolare per le scale, cercando un altro Egitto.
Alla radio De Gregori canta questa canzone. Effettivamente è mattino presto, molto presto, ma devo organizzare un matrimonio. Domani un’altra coppia di ragazzi ha deciso di convolare a nozze, speriamo, non si stanchino subito di loro stessi. Ormai le coppie come si uniscono si dividono. Non lo sopporto, non esiste amor proprio per difendere la scelta fatta. Sarà che con i social possiamo raggiungere chi vogliamo, come vogliamo, raccontare e farci raccontare da persone che se le incrociassimo in giro per strada, in un negozio, in una piazza o via di una qualunque città, non ci degneremmo di uno sguardo se non per lustrarci gli occhi o per la stravaganza di come uno si veste oppure per come qualcuno si comporta urlando in mezzo alla gente. Ci crediamo di far parte del mondo, ma quando dobbiamo fare i conti con noi stessi e con chi abbiamo giurato fedeltà e condivisione, lì non siamo più social, preferiamo dividerci , o forse lo siamo, perché viene più facile bannarsi, si dice così vero? (niente di personale verso chi legge, anzi in questo sono molto fortunato, so già che ti stai preparando)
Comunque bando alle ciance, la radio passa De Andre, si vede che il messaggio subliminale dice che non devo fare il Deficiente, ma devo prendere delle decisioni importanti per l’evento di domani. Organizzo catering, la stagione dei matrimoni è iniziata da tempo siamo a maggio inoltrato. Direzione Trentino, non so ancora se una vecchia villa o un simil castello dell’azienda che fornisce il vino nella zona, ormai usa così e a me va bene, molto bene. Mi hanno chiamato per andare fin là. Il carrozzone l’ho messo in moto, vediamo se oggi arriva tutto e se non manca, come al solito, qualcosa. Per queste missioni mi muovo in camper. E’ comodo, resto in zona evento ho tutto a portata di mano. Sono ormai sul lago di Garda, tra poco arriviamo a destinazione. La radio adesso mi racconta della crisi greca, dell’Isis e di come i gobbi (la Juventus), si avvicinano alla finale di Champions. Ma chi sene frega, del Milan non parlano quindi, importanza relativa. Intanto la destinazione si presenta davanti a me, incontro il proprietario della villa, E’ una villa dell’ 800, ha subito molte ristrutturazioni, la leggenda racconta che nelle cantine dove adesso tengono anche del buon vino, nella seconda guerra mondiale salvarono degli ebrei grazie al signorotto proprietario della villa. “Vorrà dire che andrò a vederle ‘ste cantine”. Ma è ora di lavorare anche perché la cucina va allestita, preparare la zona aperitivi, del pranzo, dove mettere la musica, insomma lasciatemi lavorare. Ed è subito sera ormai, fortuna che il tempo tiene e gli invitati potranno stare tranquillamente all’aperto. Arriva una macchina, dalla quale scende, la sposa insieme ad una sua amica. Una sventola di ragazza, ti dirò anche la sua amica, mi viene incontro la saluto e le dico, visto che i miei riferimenti erano lei e la mamma dello sposo che era quasi tutto a posto, mancava praticamente la torta, che sarebbe arrivata fresca il giorno dopo e i formaggi, ma a quelli ci avrei pensato io, visto che sono la mia passione. Avevo fatto arrivare formaggi di tutti i tipi e da tutti i posti Francia, Inghilterra, Spagna e immancabilmente l’Italia. Naturalmente bagnati dal Recioto. La sua amica pendeva dalle mie labbra, non mi toglieva lo sguardo di dosso, ero quasi imbarazzato, la sposa non si accorgeva della situazione da tanto era concentrata nelle ultime verifiche. Però ero anche gratificato e un po’ mi pavoneggiavo, anche perché più la guardavo e più mi acchiappava, gran bella fisicata e sorrideva, sorrideva, era felice. Non ti immagini cosa le avrei fatto lì su due piedi dietro ad un albero, anche perché ho qualche arretrato, sono sempre in giro con il camper. Saluto la futura sposa e la sua amica. ”Non è amica mia, è mia sorella. Non sta più nella pelle che io mi sposi, così si impossessa della mia camera” “Non è vero, sono felice perché è il primo matrimonio che c’è in famiglia e domani mi voglio divertire, malgrado Alessio.”, mi riprendo e non posso fare a meno di notare il tuo accompagnatore. “Alessio, mi sa che quel pirla è Alessio. Un bel ragazzo non c’è che dire 185 cm circa, capelli corti sui lati e leggera cresta di un colore tra il biondo e il giallo, palestrato almeno 6 ore a settimana. “Avrà una tartaruga, che sarà una testuggine. La tartaruga ce l’ho anch’io, poi se le donne la vogliono subito lì e non hanno voglia di cercarla io che ci posso fare. La mia è timida si nasconde. Queste cose al signore non interessano, andiamo, ci aspettano a casa” “Marco, sono Marco, datemi del tu, ho già la mia età, non fatemi sentire più vecchio” “No, no per carità, io sono Roberta, allora ci vediamo domani così mi fa assaggiare i formaggi con il Recioto” “So io cosa ti farei assaggiare in mezzo alle gambe”. Così ve ne andate e mi lasci la tua presenza nella mia testa. Jeans attillato, tacco dodici e una camicia anzi una canotta o qualcosa del genere, ma gambe, culo fianchi, tette erano tutto un programma. “ Chissà domani come si presenta, me la voglio gustare da capo a piedi, come si mette in tiro. Domani vieni che ti do il formaggio, bella topolina, giochiamo al gatto e al topo”. Ormai è sera, domani ci alza ancora molto presto. Mangio e chiudo la cena con del formaggio inglese, anzi gallese, del miele e un cicchetto di Wisky. “Questo sì che è un matrimonio, a tre ma è un gran matrimonio”. Vado a dormire e per quanto intontito non mi tolgo dalla testa la tua presenza e mi tocca fare come Lucio Dalla in una canzone “Prima di salir le scale mi son fermato a guardare una stella
sono molto preoccupato, il silenzio m’ingrossava la cappella.
Ho fatto le mie scale tre alla volta, mi son steso sul divano,
ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano “ Suona la sveglia è ora di prepararsi. Esco dal camper e comincio ad impartire ordini a destra e a manca. Sembro Gerard Depardieu che interpreta Vatel il maestro di cerimonie del Conte di Condè, quando prepara i tre giorni di feste per il Re Sole. “Ma io non mi suicido se non arriva il pesce, come ha fatto lui. Però se incontro Anne de Montausier e la sottraggo al Marchese di Lauzun. Solo per una notte, come Vatel, mi va benissimo.” “ Basta smettila di fare lo smargiasso e torna alla realtà” La parte sana prende il sopravvento e mi metto a lavorare. Tutto è pronto. Ormai è ora, cominciano ad arrivare i primi invitati, si avvicinano agli aperitivi. Cominciano a mangiare. Tartine, salatini, pizzette, voulevant … cominciano a stappare il prosecco e bevono, parlano di come era bella la sposa, elegantissima, una pettinatura bellissima. Ci fosse mai una volta che parlano di come era vestito lo sposo, di come era pettinato. Mai, ripeto, mai. Comunque tutto procede, la gente sembra gradire. Io invece gradisco la tua presenza appena appari alla mia vista. Ti avevo quasi messo da parte, mi ero quasi dimenticato di te, mi ero tuffato nel lavoro, adesso riemergevo ed ero lì a godermi la visione.. Vestito nero, sbracciato, a tubo lungo fino al ginocchio, fascia bianca con fiocco ad altezza della vita e che vita. Ai piedi scarpe nere con tacco lungo, molto lungo, aperti dietro al tallone. Mi viene voglia di baciarti le scarpe, di vederti vestita solo con quei tacchi vertiginosi. Sto per morire, mi va di traverso la saliva, mi Siete una bella coppia, stai proprio bene insieme a Big Jim. Arrivano anche gli sposi, finalmente, adesso non si scherza più, tutto deve funzionare a meraviglia. Ma non posso fare a meno di guardare la sposa è veramente bella sembra una principessa. Allora penso ancora te e ti immagino vestita da sposa, solo del velo, lingerie bianca autoreggenti bianchi ai piedi tacchi bianchi. Aridaje, concentriamoci. La festa ha inizio siamo agli antipasti e gli invitati in piedi si dirigono dove meglio aggradano, c’è l’angolo degli affettati della rosticceria, rigorosamente mignon, delle carni e delle verdure alla brace, tutti divorano gli arrosticini di agnello che arrivano dall’Abruzzo. Del pesce, sia crudo che cotto, dei frutti di mare. Il re è l’astice alla catalana. Poi ci sono i formaggi e con loro ci sono io e ci sei anche tu, con Alessio però, se non ne possiamo fare a meno, ce lo teniamo, fa parte dell’arredo. ”Allora Roberta, come va tutto procede bene, ti stai divertendo?” “Certo! sembra tutto perfetto, la giornata, la location, il cibo, il vino e una giornata che sembra essere meravigliosa. Ora i formaggi è da ieri che ci penso. Cosa mi fai assaggiare Marco?” “Ma davvero vuoi assaggiare ‘sta roba? Lo sai le calorie che ci sono? Quanto impieghi a smaltire i latticini nel corpo? No, no io passo. Vado da Francesco e Fede che almeno parliamo della prossima marathon” “Ma dai amore, oggi siamo ad un matrimonio, oggi si festeggia, da domani, poi ci si rimette in carreggiata. Poi manco fossi un professionista” Al che Alessio ti fulmina con lo sguardo e mentre se ne va “Ma cosa ne vuoi capire tu, divertiti con i formaggini, divertiti” “Lo scusi ma non so più prenderlo, ultimamente è una delusione continua. Vede solo il triathlon e le marathon in bici. Lo devo anche seguire quando va a gareggiare, mi di ce che siamo una coppia, solo quando lo decide lui, col cazzo che siamo una coppia, oggi non sta al mio divertimento e mi sta a fianco. No, sta con quei due rincoglioniti a parlare della prossima corsa che faranno. Poi facessero qualche risultato. L’ultima volta gliene passati davanti più di 750 davanti su 2000 partecipanti “ “Su Roberta non fare così, pensa a divertirti insieme a tua sorella e alla tua famiglia. Non sa cosa si perde il tuo ragazzo e adesso ti faccio ri baltare le papille gustative”. Comincio così a farti assaggiare tutta la mia scorta partendo dai formaggi più teneri per arrivare agli erborinati. Ti ha impressionato un formaggio francese a pasta morbida che si produce in Normandia, ma mezz’ora prima di mangiarlo bisogna forarlo con degli stecchini e poi versarci sopra del buon cognac, poi un formaggio gallese, da bere con del wisky biologico come il formaggio e infine il formaggio di Fossa con il miele e finalmente ti fai il tuo bicchiere di Recioto. Sei inebriata, sembra che tu stia godendo, continui a muovere la lingua la passi sulle labbra e mi sorridi, mentre mi si gonfiano i pantaloni, forse te ne sei anche accorta. Mi saluti, cerchi Alessio, lo trovi. Tempo tre minuti di orologio sei tu che lo mandi a cagare. E io ci godo, come ci godo. “Tutti quei muscoli per cosa? Per non capire che una donna ha bisogno di attenzione di condividere i momenti insieme, perché devi farla sentire inferiore? Solo perché sei capace di stare su una cazzo di bicicletta, nuotare e correre per ore? Bello ci sono le automobili e sono più veloci. Sai cosa sei? Un manico di scopa, ecco cosa sei, sei un manico di scopa con la tartaruga”. Non ti vedo più, chissà dove sei andata? Gli antipasti sono finiti si comincia a preparare il pranzo ai tavoli, ma c’è la pausa gli sposi vanno a fare le foto. Io ne approfitto per andare un attimo al camper. E’ li che ti vedo, sei di spalle tra un gelsomino in fiore e una voliera “Roberta! Roberta!” ti giri e mi sorridi con le mani sui fianchi. Sembra una sfida ”Dove stai andando Roberta? Da quella parte si va alle cantine” Mentre mi avvicino mi dici “Vado a prendere un po’ d’aria epoi lo so che ci sono le cantine ci venivo da piccola, quando mio papà ci lavorava” Un merlo indiano, dentro la voliera, si mette a fischiare al tuo passaggio. “Agli uccelli, piaccio agli uccelli, vorrei essere una passerottina, almeno un uccello lo trovo” Non ti rendi conto in che modo stai parlando, secondo me sei brilla, ma di quelle che vuole divertirsi. “E’ si lui ha capito a chi fischiare è tutta la mattina che passo e con me non ci ha mai pensato di fare un fischio, credevo fosse muto” Intanto un altro uccello si mette a fischiare, E’ un cuculo. “Lo senti, questo è un cuculo, guardalo è lassù in alto sulla punta di quel pino. Sai qual è la sua prerogativa?” “No!” “Quando arriva dai flussi migratori e viene dalle nostre parti, si mette a fischiare per ore e ore e va alla ricerca dei nidi degli altri uccelli dove deposita le sue uova e le fa covare ad uccelli di altre razze che non se ne accorgono. Da qui il termine cuccare che in origine voleva dire uomo che insidia le donne degli altri” “Però te ne intendi di uccelli?” “Si diciamo di sì” “Vieni le hai mai viste le cantine?” “No, non posso, lo vorrei tanto, ma devo farmi trovare pronto quando tornano gli sposi” “Sai quanto ci metteranno? Poi sono in debito, anch’io ho da raccontarti qualcosa non solo tu” Mi convinci, ci vuole poco, anche perché mi fa paura il pensiero che sei da sola e brilla. Scendiamo nella cantine, sono veramente, belle, ristrutturate mi racconti che cosa ci portavano i contadini dell’epoca dove tenevano le provviste, mi fai vedere dove tengono il vino, Ne valeva la pena. Arriviamo nell’ultima delle cantine e mi racconti di come avevano nascosto e salvato gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, mi porti vicino alla piastra di marmo che racconta ciò che è era successo. Ci avviciniamo tutte e due, inciampi ed io non so come, ti afferro, evito di farti cadere, Sei salva, il tuo vestito è salvo, ma la mia mano è sulle tue tette, ci guardiamo, io mi scanso, un po’ ti allontano. “Non ti piaccio, non piaccio neanche a te?” “No! Cioè sì! Mi piaci è che insomma non è il momento, io sto lavorando” Mentre ti avvicini mi sussurri “Quando sarebbe il momento? Quando Alessio va a correre? Domani che non ci sei più?Il momento, è quando è il momento.” Sei davanti a me, mi baci sul collo, mentre una mano abbassa la cerniera dei mie pantaloni. Adesso ci stiamo baciando, mi slacci i pantaloni metti le mani sul mio cazzo, cominci a segarlo con tutte e due le mani, anche se ne basterebbe tranquillamente una. Ti tocco le tette, passo le mie mani sul culo, è tutto sodo. Solo che non so cosa farti bel vestito ma non adatto perché un uomo te lo tolga. Ti abbassi, lo prendi in bocca, giochi con la lingua, mi mordi le palle tele metti in bocca, continui a segarmi il cazzo. Ma le mie mani non sanno dove andare. Prendo un telo di juta, lo metto per terra, mi sdraio. Sei sopra di me all’altezza del mio petto. Faccio per tirarmi su, ma tu mi punti il piede sul petto. “Giù! Stai giù!” Passi la mano dietro la schiena fai scendere la cerniera del tu vestito. In un attimo fai scendere l’abito su di me, sposti una gamba, poi l’atra. Sei rimasta solo con mutandine e reggiseno a sbalzo. Da sdraiato e tu sopra sei, giunonica, vedo tuoi capezzoli, ti abbassi a spostare l’abito. Ora siamo solo io e te. Ti infili le mani nelle mutandine e cominci a toccarti e a godere. Ti prendo una caviglia e comincio a baciarti e leccarti il piede. Stai per cascare, ama stavolta resti in piedi ti sposto lo slip allargando le gambe mi fai vedere la tua figa bella, rasata e bagnata. “Me la sono rasata, ieri sera e poi in bagno mi sono toccata pensando a te” Rimanendo in quella posizione ti sfili la mutandina e me la butti sulla faccia, è umida sa di te. Ti abbassi sulle tue gambe e telo infili dentro. Il mio cazzo entra dentro come se fosse a casa sua. Cominci ad andare su giù, lo stantuffi senza fermarti, non hai un cedimento. Anche tu fai palestra, ma ne metti a frutto i risultati. Ti stringo i capezzoli, sono dei chiodi. Adesso ti sei girata, mi dai le spalle, è più forte di me ti devo sculacciare, mi impressiona l’eco che fa la cantina a ogni colpo che ti do. Prendo io l’iniziativa ti prendo da dietro, ma ti monto quasi dalla schiena, sei tutta piegata con il volto sul pavimento. Ti giro, voglio vedere il tuo volto che gode e mi guarda negli occhi. Tiri indietro le gambe e mi metti la suola delle scarpe sopra il mio petto. Sembra quasi che tu faccia resistenza con le gambe invece, si crea come una molla, quando affondo mandi indietro le gambe quando indietreggio, mi spingi con le gambe. In questo modo il mio cazzo spinge all’interno della figa. E’ lì tranquillo che lavora sul tuo punto G, come sapesse dov’è sin dalla notte dei tempi. Cominci a godere, mi chiedi di non smettere, Stringi i telo di juta e cominci a venire, ma io non smetto di scoparti, troppo bello, quello che vedo e provo. Ti faccio venire due volte nel giro di pochissimo a quel punto vengo anch’io, vorrei venirti dentro per farti sentire la mia sborra calda dentro di te. Ma non se hai preso le giuste contromisure, lo tiro fuori, ti sborro sulle tette e anche un po’ sul viso. Passi la tua mano a cercare la sborra, la lecchi e la ingoi. “Con questo latte chi sa che formaggio viene?” Ti metti subito a ridere. Ti bacio sulla bocca, ti succhio la lingua, sei fresca, come la tua età. “Mio Dio il pranzo!” Sono io che impreco. Ci rivestiamo. “Le mie mutandine dove sono?” “Scordatele, quelle sono mie, tranquilla che tele pago. In un modo o nell’altro tele pago”. Usciamo dalle cantine, mentre torna la macchina degli sposi. Mi saluti “Ciao Cuccatore” Io mi fermo per non farmi vedere, tu fermi la macchina e ti rivolgi a tua sorella “Mi fai salire per favore? “ “Va bene Sali, cosa è successo?” “E’ successo che Alessio è il solito stronzo, me ne sono stata da sola nelle cantine perché non ne potevo più, adesso se mi vede comincia a farmi il terzo grado, però se gli dite che io sono venuta con voi, non mi rompe le palle” “Va bene, non preoccuparti, ma cosa aspetti a mollarlo quel manico da scopa con la tartaruga?” (O, l’ha detto anche tua sorella, cosa aspetti?). Intanto io mi avvicino alla sala da pranzo, sto fischiettando, sono un cuccatore, come il cuculo che continua imperterrito a fischiare. Anche il merlo indiano quando passo mi fischietta. Sembra che senta l’odore del tuo sesso su di me. Del resto ho le tue mutandine in tasca. Il resto del pranzo e della festa scorre via veloce, tra il divertimento generale, tu ti metti a ballare con tutti, tranne Alessio. Secondo me era tanto che aspettavi una giornata così dove andare a briglia sciolta. E’ arrivato il momento del conto, ci sono io con tutto il parentato degli sposi, intendo, quelli che devono pagare. Contiamo i coperti che c’erano, scrivo la cifra, ma al momento di mettere nero su bianco sulla fattura “Vi faccio il 5% in meno, va bene?” “Come mai, vuol fare un regalo agli sposi?” dice tua sorella. “Diciamo di sì più o meno, come se avessi saldato un debito, con il posto e questa villa che è stata generosa con me” “ Contento lei”. Mi staccano l’assegno li saluto, mi dirigo nelle retrovie si comincia a sbaraccare, fortuna che parto domani. Tua sorella si avvicina a te e ti dice” Ma lo sai che Marco ci ha fatto il 5% di sconto perché secondo lui doveva saldare un debito con la villa, con il posto secondo ha bisogno di riposo o beve di nascosto.” Sorridi, qua si ti metti a ridere “Perché ridi? Ho detto qualcosa che ti ha fatto ridere?” “No, no, pensavo a quanto è idiota Alessio, solo che adesso questa cosa mi fa ridere”. Ve ne siete andati ormai da qualche ora, la servitù l’ho licenziata e pagata. Mi ritiro nel camper, faccio la doccia. Sotto il getto dell’acqua penso che oggi è andata come a Vatel e tu sei la mia Anne de Montausier , mentre Alessio è il Marchese di Lauzun . Tutto preciso del resto la mia pancia, non è come quella di Depardieu, però. Accendo la radio. Mentre mi asciugo alla radio il Liga canta Certe Notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei.
Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai.
Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.
Certe notti somigliano a un vizio che tu non vuoi smettere, smettere mai.
Bussano alla porta. “ Chi cazzo è a quest’ora?” Apro la porta, sei tu con un blister di birre, ghiacciate. “Secondo me quelle mutandine le hai pagate un po’ troppo se vuoi, stanotte andiamo pari?”. Ti faccio entrare, chiudo la porta mentre il Liga canta Certe notti c’hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà.
Certe notti coi bar che son chiusi al primo autogrill c’è chi festeggerà ….. …e vissero una notte felici e contenti…..
CONTINUA …..
By ULULIULULA